Giovanni Raboni. Quando il calcio diventa poesia
Tifo, passione, vita di campo, di spalti e gradinate, paradigna universale, il calcio può essere anche poesia. Di più, anche l’immaginifica zona Cesarini può diventare poesia. Giovanni Raboni, poeta, innamorato del calcio e dell’Inter, lo sapeva bene
Luciano Bianciardi. Il fuorigioco mi sta antipatico
Luciano Bianciardi, con il suo sguardo profondo sulla società e sul costume, non poteva fare a meno di guardare anche al calcio. Naturalmente non poteva fare neanche a meno di guardarlo come metafora assoluta. Nel 1970 la sua rubrica su Il Guerin Sportivo buca con uno squarcio il conformismo e, parlando di calcio, parla del mondo. Faceva bene leggerla al tempo, fa bene leggerne anche adesso.
Orazione funebre per il gol fantasma
Shakespeare, Cesare, Marco Antonio. L’Orazione funebre è poesia altissima, vetta da cui guardare oltre il mondo conosciuto, ma anche verso un campo dove 22 uomini si affannano dietro un pallone. Dicono sia un gioco e può anche darsi che sia solo questo. Di certo è un gioco che noi romanticamente amiamo proprio per quegli errori che lo fanno essere come noi. Umano.
Félicien Vervaecke. Il Tour del ’38 come romanzo
Una famiglia di ciclisti i Vervaecke, figli di un Belgio che al ciclismo ha dato campioni infiniti. Félicien Vervaecke ha avuto qualcosa in più però; buon ciclista, ottimo scalatore , ma l’unico a diventare idolo ed esempio di un ragazzino nel bel romanzo di Hugo Claus “La sofferenza del Belgio”
La Cavalcata dei Monti Pallidi. Una favola del Giro
Una favola delle Dolomiti, il genio di patron Torriani, gambe e scorza di gente come Taccone, Meco, Baldini e Balmamion. Altri Giri, altro mondo. La Belluno-Moena non è una tappa, è una leggenda o, forse, una favola dimenticata.
Masini, il “dutur” e il miracolo dell’acqua. Atto unico.
Angelo Cattaneo, massaggiatore storico dell’Olimpia, era Simmenthal, aveva un borsone dei miracoli. Dentro c’era il rimedio per tutto. Ne sa qualcosa Massimo Masini detto “Maso”, al tempo uno dei migliori lunghi in circolazione. Forte il Masini, ma anche lui con qualche fragilità che ogni tanto veniva a galla. Come quel giorno, quando ci pensò il “dutur” a fargliele passare. Facile come bere un bicchier d’acqua.
Jacques Anquetil. Vita scandalosa di un campione
Un campione, ma non uno qualunque. In 15 anni di professionismo, Anquetil si aggiudica 205 vittorie, cinque volte vince il Tour, due il Giro e una la Vuelta. Non uno qualunque, anche perché una vita scandalosa come la sua non è proprio da tutti.
Carlo Clerici. Il gregario con un Giro da campione
Tre Tour de France, cinque Milano-Sanremo, un campionato del Mondo e tante corse in Svizzera. Per cinque volte Carlo Clerici è anche al Giro, sempre da gregario ovviamente. Il fatto è che, da gregario, un Giro d’Italia lo lui vince. Siamo nel 1954 e questa è una delle più incredibili storie del Giro.
Merlene Ottey. La regina della velocità
Sette Olimpiadi, nessun oro olimpico, ma un Palmares ineguagliabile di successi e di longevità atletica per la “giamaicana di Roma”, regina della velocità tra le più grandi di ogni tempo.
Gastone Nencini e il treno galeotto
Una piccola storia, un aneddoto che fotografa il tempo. È il 1960 quando Gastone Nencini vince il Tour de France, un trionfo per il ciclista intrepido delle discese. Il rientro in Italia è in treno ed un trionfo è quello che lo attende alla stazione di Firenze. A Bologna qualcuno sale sul treno e lo raggiunge. Qualcuno che, in un’Italia ancora ferma su sé stessa, a Firenze si dovrà nascondere
Non si ammazzano così i campionati!
Premier League, ultima giornata 2012. In testa e in coda può accadere di tutto, poi accade quello che tutti si aspettavano che accadesse. Forse. Vediamola da vicino però quella giornata. Manchester City vs Queen Park Ranger da una parte, Bolton Wanderers vs Stoke City dall’altra. “Tutto molto bello” per dirla alla Bruno Pizzul. Forse.
Luciano Bianciardi. Il ritiro
Le vie insondabili della letteratura che, in un mondo senza pregiudizio, ha trovato spesso la via della pubblicazione sulle riviste “per soli uomini”, genere fiorente tra gli anni sessanta e settanta. Accade così anche per “Il ritiro”, racconto di Luciano Bianciardi che nel 1969, su “Kent”, pone l’irrisolta questione. In ritiro, si può o non si può fare?