Search
Close this search box.

José Beyaert. L’uomo che rubò la maglia gialla

Un ciclista. Un campione con il suo oro alle Olimpiadi di Londra del 1948. Anche ex pugile, però. E anche avventuriero in America Latina, sempre con un piede al di là e uno al di qua della legge. José Beyaert è uno di quegli uomini per i quali ogni definizione non può che calzare stretta. Era simpatico, però. Gli piaceva scherzare e fare burle, proprio come quel giorno al Tour de France.
José Beyaert

Anno domini 1950. Al Tour de France hanno rubato la maglia gialla. Al raduno di partenza della tappa lo svizzero Ferdi Kubler, il leader della classifica che poi vincerà il Tour di quell’anno, quando è stato il momento di indossare la maglia gialla non l’ha più trovata. Per qualche minuto si sparge il panico tra gli organizzatori. Allora non era come oggi con decine di maglie già confezionate pronte ogni giorno per i corridori. Poi per fortuna tutto si risolve in pochi minuti.
Il ladro viene individuato, ha ancora la fiammante maglia gialla addosso e non fa niente per nascondersi. È un tipo buffo, con due occhialoni con la montatura nera che lo fanno assomigliare ad Harold Lloyd, il famoso comico americano del cinema muto. Lo riconoscono subito tutti, un po’ per quegli inconfondibili occhiali, un po’ perché non poteva essere stato che lui ha mettere in piedi una burla del genere.

Ma lui chi? Come lui chi! Lui José Beyaert.

Una foto dispersa

Tutto quello raccontato fino adesso è assolutamente vero, ma l’unica testimonianza rimasta è una vecchia fotografia in bianco e nero, dove si vede Ferdi Kubler che prende per la maglia José Beyaert. In mezzo ai due c’è Jean Maréchal, il direttore sportivo di Beyaert, e dietro il giornalista Jean Coussy. Nell’immagine tutti stanno ridendo: gli spettatori intorno che osservano divertiti la scena, Maréchal, Coussy, Kubler con il suo nasone e Beyaert con la sua faccia da gran figlio di buona donna. Definizione quest’ultima quanto mai appropriata per definire un personaggio che ha una storia incredibile.

Beyaert

Una vita incredibile

Nato a Lens nel 1925, José Beyaert cresce nella banlieu parigina tra una scazzottata e l’altra. Negli anni della Seconda guerra mondiale si divide tra gli incontri da pugile e le corse in bicicletta, sempre da dilettante. Poi opta per il ciclismo e arrivano le prime vittorie. Nonostante sia insofferente alla disciplina e al gioco di squadra, viene selezionato nella squadra francese che parteciperà alle Olimpiadi del 1948 a Londra e lì Beyaert fa il botto. Nella prova su strada scatta a due chilometri dall’arrivo, resiste al ritorno degli inseguitori e conquista la medaglia d’oro. L’anno dopo passa professionista e vince subito un paio di corse. È un corridore allergico alle strategie di corsa e alle tattiche, uno che corre in modo dissennato, quando gli salta il ticchio scatta senza guardare in faccia nessuno.

José Beyaert
Nel 1950 partecipa sia al Giro d’Italia, che conclude penultimo in classifica, sia al Tour de France, dove si classifica 47°.
Poi alla fine del 1951 riceve una lettera da un ex corridore francese trasferitosi in Colombia che lo invita a partecipare all’inaugurazione del nuovo velodromo di Bogotà. Beyaert non ci pensa due volte e parte. Dovrebbe restare in Colombia solo qualche settimana, invece ci rimane per 50 anni. Comincia facendo il corridore, poi diventa allenatore. Cessata l’attività sportiva si mette negli affari, apre un ristorante, commercia in biciclette, in legname, in diamanti, entra nel traffico della coca, forca, disfa e a tempo perso fa il contrabbandiere di qualsiasi cosa. Intanto lascia la moglie francese che ha fatto venire in Colombia e mette su una nuova famiglia con una ragazza molto più giovane di lui. Insomma, una seconda vita, una terza o chissà quante altre.

José Beyaert

Ma che giorno era quello in cui José Beyaert rubò la maglia gialla?

Interrogato al proposito, lui ha sempre detto che era la tappa di Montpellier, ma si dà il caso che il Tour del 1950 non sia mai passato da Montpellier. La maggior parte dei testimoni non ci sono più o sono troppo anziani per ricordare, per cui anche su questo episodio della sua vita si stende l’ala del mistero. È il destino inevitabile dei “blagueur”, che a forza di raccontare storie mirabolanti finiscono per non essere più creduti.
Pensate che ancora oggi secondo gli annali del ciclismo José Beyaert non avrebbe mai indossato la maglia gialla al Tour, e invece quella vecchia fotografia in bianco e nero dimostra che non è vero.

 

Silvano Calzini è nato e vive a Milano dove lavora nel mondo editoriale. Ama la letteratura, quella vera, Londra e lo sport in generale. Ha il vezzo di definirsi un nostalgico sportivo.

ARTICOLI CORRELATI

Roma Club Corte dei Conti Damiano Tommasi

Il Roma Club Corte dei Conti festeggia il suo primo anno

Il primo anno di vita non è mai una ricorrenza come le altre. Per questo il Roma Club Corte dei Conti ha voluto festeggiare il primo compleanno con un serata che ha visto insieme i soci fondatori del Club, ospiti illustri come Ubaldo Righetti e Damiano Tommasi, e una nutrita rappresentanza dei Cavalieri della Roma

Leggi tutto »
Roma Volley femminile

Roma Volley. L’urlo del Palazzetto

Domenica 15 ottobre. Dopo una chiusura di sette anni, Roma saluta la restituzione alla città del Palazzetto dello Sport. Un’assenza colpevole, stretta tra lungaggini burocratiche e Istituzioni qualche volta distratte. Il Palazzetto torna alla città nel modo migliore, con l’urlo delle ragazze della Roma Volley. Le prossime partite andranno meglio, ma sono le wolves le prime a firmare il patto per il futuro tra il Palazzetto e lo sport capitolino. È un buon segno, per Roma, per lo sport e per la cultura.

Leggi tutto »
SEAGULLS

Il volo dei Seagulls

Oggi il Brighton and Hove Albion (B.H.A) è una delle squadre più cool del momento, è nelle zone alte della Premier League e pratica un calcio piacevole, secondo le idee di uno dei nostri migliori allenatori giovani da esportazione, Roberto De Zerbi.

Leggi tutto »
Gigi Riva

Gigi Riva, Zagor e Tex Willer

Giocavamo con le Superga in tela blu, i mocassini e persino gli improbabili sandali estivi, ma chi di noi non ha urlato mentre smarcava e spintonava per arrivare a rete “…Rivaaa, Rivaaa, ecco Riva…tiro…goaaaallll!!!” e poi via, braccia al cielo proprio come fossimo lui. Proprio lui che nessuno di noi era, ma che tutti noi sognavamo di essere.

Leggi tutto »
GERTRUDE EDERLE

Gertrude Ederle. La Regina delle onde

Tre medaglie olimpiche di Parigi 1924 e prima donna ad attraversare a nuoto il Canale della Manica: quella di Gertrude Ederle è una vita sportiva straordinaria dimenticata troppo presto. C’è anche altro, però. C’è il nuoto del silenzio. La sua seconda vita, straordinaria e da ricordare anche questa.

Leggi tutto »