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Durante. Il portiere pittore

Durante

L’arte della manutenzione della porta. Guardiani di una fede fatta di pali quadrati. Zamora, Yashin, Albertosi, Preud’Homme, el Dibu Martinez. Artisti. A mani nude poi con i guanti, pomate e spray. Ed infine ci sono una manciata di artisti veri, portieri pittori. Domenico Maria, qualcuno dice Luigi, Durante: la sua storia di calcioni e pennello (Murazzano, 17 dicembre 1879 – Canale, 21 ottobre 1944)

Nerone. L’olimpionico immortale

Nerone

Forziamo un po’ il racconto, ma su Nerone cè tanto e di più da dire. Su Nerone c’è da trovare altre storie per recuperare il tempo perduto a crederlo il piromane di Roma. Proprio come la sua storia olimpica, forzata un po’ forse, ma forse neanche troppo.

Oscar “Ringo” Bonavena. El campeón eterno

Oscar Bonavena

Da Buenos Aires a Reno, una parentesi che si apre e si chiude, in mezzo un destino che significa ring, sudore e una vita da irregolare. Peso massimo con i pugni e nell’anima, Oscar Bonavena si scontra con i più grandi, si fa beffa del buon senso e si fa fermare solo da una pallottola.

Georgi Asparuhov. Gundi per tutti e per sempre

Georgi Asparuhov

All’inizio del terzo millennio, addetti ai lavori e tifosi si trovarono concordi. In Bulgaria il più grande giocatore di tutti i tempi è Georgi Asparuhov. Con il fuoriclasse Hristo Stoichvov, carisma e trofei a non finire, solo al secondo posto. Chi ricorda Asparuhov ed il suo grande amico, Nikola Kotkov, sa perché questo verdetto non ha niente, ma proprio niente, di sorprendente.

Perù. Una storia da mondiale

Perù Cubillas

Brasile 5, Argentina 3, Uruguay 2. Dieci mondiali di calcio. È dura in Sudamerica per tutte le altre selezioni. Il Perù non è mai andato oltre il quarto di finale. Eppure vanta un record tutto suo.

Walter Chiari. I pugni di un eterno ragazzo

Walter Chiari

Cento anni compiuti da poco, ma a guardare anche adesso quel viso da eterno ragazzo cento anni sembrano solo un morso alla vita. Oppure un pugno, uno dei suoi, quelli del suo sport preferito, lo sport dell’anima che si è sempre portato dentro: la boxe. Pugni e amori, commedia e spettacolo, la sua vita e anche un po’ la nostra.

Il Gioco del Pozzo in un giorno di rugby

Gioco del Pozzo

Una scoperta e me ne dispiace. Mi spiace per il ritardo perché adesso ho capito quanto mi sono perso. Un caso, un giorno all’Olimpico per il rugby di Italia e Scozia. Il Gioco del Pozzo l’ho scoperto così.

Coppa Rimet. Novanta anni dopo

Coppa Rimet 1934

La prima volta in Europa per la Coppa del Mondo tenacemente voluta da Jules Rimet. Una prima volta nostra, che la organizziamo e la vinciamo anche. Merito di tutti, merito di tanti, merito suo, di Vittorio Pozzo, l’alpino allenatore, l’unico che la vincerà per due volte. La grande storia del nostro calcio nazionale, inizia così.

Ribot l’invincibile

Ribot

Ribelle quando passeggia, saggio, esemplare quando galoppa con il muso proteso in avanti e la falcata lunga e leggera, adora le carezze ed il suono della voce. È un cavallo sereno, solo la noia di trotterellare lo indispone perché lui è nato per galoppare. Lui è Ribot, l’invincibile.

Varenne il Magnifico

Varenne

“Magnifique! Volo irresistibile, festa italiana. Storico trionfo di Varenne a Parigi”. Era il 28 gennaio 2001. Non si può correre dietro al ricordo, non si può raccontare Varenne, non ci sono le parole. Bello, eterno, invincibile? No, ancora troppo poco

Ivan Francescato. Sembra ieri

Ivan Francescato

Catch me if you can. Ora prenderti è davvero impossibile. Hai combattuto il destino, pensavamo bastasse una finta delle tue, il cambio di passo, di direzione, puntare e sgusciare. Hai poggiato l’ovale a terra, senza avvisare, venticinque anni fa e sembra ieri. Ivan Francescato. Indiano, zingaro, selvaggio. Unico. 

Italia – Ungheria. Dalla disfatta del ’24 al riscatto del ’38

Azzurri Budapest 1924

Quattordici anni. Una storia che inizia nel 1924 quando i danubiani sono maestri veri e noi ci stiamo inventando. Una storia che inizia male: il 6 aprile del ’24 a Budapest perdiamo 7 a 1. Non accadrà mai più. Una storia che finisce bene: a Parigi, il 19 giugno del ’38, quando battiamo l’Ungheria e ci portiamo a casa il secondo Mondiale. È l’Italia di Vittorio Pozzo, l’allenatore più vincente e più dimenticato della nostra Nazionale



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