Il mio abbraccio con il mondo dello sport è iniziato intorno ai cinquant’anni, quando ho deciso di aver avuto soddisfazioni sufficienti dal lavoro e ho iniziato a occuparmi del mio sano invecchiamento.
Su consiglio di un amico mi sono iscritto a un Circolo di canottaggio romano e ho iniziato la mia strada in questo sport come Master. La prima gara a cui ho partecipato è stata un trionfo: con un otto jole siamo arrivati primi sulla Senna! Ci siamo sentiti dei leoni, anche se tutti un po’ oltre l’età dell’agonismo.
Questo risultato mi ha confermato di aver intrapreso la via giusta dello sport.
Ho iniziato ad allenarmi con un coach bravo ad appassionarti al canottaggio e nel creare affiatamento negli equipaggi, per proseguire poi con un mitico allenatore del mio Circolo, che ci strapazzava perché convinto che avremmo potuto divenire bravi e competitivi.
Ci allenavamo la mattina presto per poter lavorare senza portar via molto tempo all’attività produttiva e si usciva prevalentemente con un 4+ perché consentiva di remare con l’allenatore in funzione di timoniere. I duri richiami del coach, noti a tutti i vogatori del Tevere, erano utilissimi perché la reazione era sempre quella sperata, oltre al fatto che tutto quello che poteva accadere durante l’attività lavorativa appariva come quisquiglie rispetto alle critiche dell’allenatore durante le uscite in barca.
Purtroppo il mondo Master è molto fluido, tenere unito un equipaggio è complicato per svariati motivi: lavoro, famiglia, salute, impegni vari… Ciò comporta discontinuità quindi tempi più lunghi per trovare l’Assieme fondamentale nel canottaggio. Direi che trovare l’Assieme è il più bel risultato che si spera di ottenere nell’equipaggio, si sente come una musica che accompagna la barca che va e la fatica si trasforma in gioia!
L’attività sportiva ti consente anche di fare un po’ di turismo, così ho potuto visitare o tornare a visitare molti luoghi interessanti.
Ho partecipato a diverse regate e competizioni regionali, nazionali e internazionali anche con qualche successo. Sul Tevere ci si può allenare quasi sempre durante l’anno, e il fiume mette seriamente alla prova i vogatori, soprattutto quando c’è corrente forte e vento contrario…. In fondo il marinaio si forma nella tempesta!
Sono oramai un sostenitore del canottaggio e dello sport in generale per accompagnare l’invecchiamento, è provato da più ricerche che chi si dedica all’attività sportiva sopra i cinquant’anni è più sano e più longevo.
Oltre a vogare, lo sport mi ha coinvolto anche nella dirigenza e ho coperto ruoli di Direttore Sportivo e di Consigliere alle attività sportive.
Ora ho superato i settant’anni e continuo (pandemia permettendo) ad allenarmi con il mio equipaggio e partecipiamo ancora a qualche gara certo con risultati a volte non esaltanti, ma ci piace partecipare sia perché ci stimola a continuare ad allenarci sia per essere di esempio ai giovani atleti ai quali siamo vicini e siamo i loro primi tifosi!
Questi giovani, che sono la linfa vitale del mondo sportivo e, alcuni di loro, destinati a rappresentare il proprio paese nelle competizioni più prestigiose, sono spesso trascurati sia negli ambienti didattici, non esistono facilitazioni nel mondo della scuola, sia in quelli sportivi.
Chi vive nel mondo dello sport è, quanto meno, disponibile ad affrontare le sfide su ogni piano e chi lo ha praticato è in grado di viverle sia in prima persona sia in gruppo.
Sono convinto che sfide molto importanti siano quelle sulla salute e sulla riabilitazione perché l’attività sportiva è un sostegno sia fisico sia morale per l’individuo e la pratica continua, mirata al raggiungimento di un traguardo possibile, è un premio ambitissimo che innanzitutto corrobora lo spirito.
Su questo tema ho collaborato con il Policlinico di Tor Vergata e l’IFO – Istituto Nazionale Tumori e la Federazione Canoa e Kajak per l’organizzazione di un’importante manifestazione tenutasi in uno scenario incantevole a Maratea per la pratica dello sport della canoa delle donne operate di tumore al seno.
Nel mio Circolo già da qualche anno abbiamo avviato gli Special Olympics alla pratica del canottaggio e abbiamo anche iniziato a valutare l’inserimento di ipovedenti nello stesso sport.
L’attività sportiva è passione e amplifica la capacità della persona umana di occuparsi di sé stessi e degli altri.