Il Gol di Turone era Bono, un romanzo scritto da Gianluca Montebelli, una storia fantastica, un racconto avvincente e divertente sullo sfondo di un periodo storico unico ed irripetibile vissuto con passione e grande coinvolgimento da un manipolo di tifosi ‘Quelli del Muretto’ che popolavano gli spalti della curva sud dello stadio Olimpico. Quella partita, quello Juventus-Roma che cambiò i destini della Roma e dei suoi tifosi, fa da cornice ad un’avventura mozzafiato in cui l’autore, oltre a far rivivere momenti ed aneddoti realmente accaduti, costruisce una vicenda piena di pathos e di grande coinvolgimento ipotizzando, come in un sogno, come siano andate realmente le cose. Un libro da leggere tutto di un fiato ridendo, palpitando e immedesimandosi nelle vicissitudini dei protagonisti che, da semplici tifosi, si trovano a gestire una situazione più grande di loro, con i colori giallorossi nel cuore
Un teatro. Un teatro dei sogni di tante generazioni. Tre colori e un fondale, tessuto da tifosi entusiasti. Tre colori, sempre gli stessi e mai uguali.
Il proscenio, color vinaccio, quello consuetudinario della pista di atletica. Il palcoscenico, verde. Un prato lungo più di cento metri e poco meno di settanta. Platea e loggioni bianchi, dei colori di quel marmo e travertino voluti dai progettisti. E proprio su quei marmi, nella curva a sud dello Stadio Olimpico, lì dove escono dal tunnel i giocatori, si consuma una storia fatta di passione, di cori, di goliardia, di gioie e di sofferenze.
In quel teatro dei sogni i protagonisti sono i tifosi oltre ai campioni che vi hanno gareggiato. Capaci di cambiare ogni volta fondali, quinte e scenografie. E di far nascere amicizie destinate a durare nel tempo. E proprio un gruppo di amici, oltre gli anni e le cose della vita, ha deciso che era il momento di rimettersi in pista.
No, niente bandiere, torce, sciarpe e fumogeni, attrezzi del mestiere di tante domeniche alle 14:30. Stavolta sono i ricordi a fare da protagonisti. Un gruppo di ‘ragazzacci’ che hanno vissuto quei muretti a cavallo di tre decenni ‘ascoltati’ da un giornalista di lungo corso, Luca Montebelli che, in slalom tra i ricordi e gli aneddoti, ha dato vita a un romanzo giallo sui generis e costruito un’intricata e divertente storia da leggere tutta d’un fiato.
Il giallo in questione riguarda quel gol di Turone e a poco servirebbe spiegare oltre, tanto è famosa quella rete annullata.
E i motivi di quella decisione li scopriremo proprio in questo libro. Quei muretti in travertino sono testimoni muti di una moltitudine di storie, degli aneddoti dei gruppi che si sono alternati e di migliaia di tifosi; adolescenti, tanti e adulti, qualcuno.
Tutto dall’archivio della memoria.
Cinquanta persone a sigla, uno striscione, quasi sempre di quartiere, che richiama nomi tratti dalla storia e dall’attualità spesso rivoluzionaria di quel periodo.
Gente in piedi e il resto dello stadio seduto.
Sui muri dello stadio le scritte, con lo spray o con il pennarello a punta grande, sono firmate con gli acronimi di quei gruppi e richiamano alla supremazia nella capitale.
I muretti si popolano tre ore prima della partita. Il tempo per legare i tamburi, montare le bandiere, attendere l’inizio delle pubblicità tra liquori da stadio e ottici consigliati ad arbitri che ci vedono male, quasi a voler anticipare ciò che avverrà con Turone.
Gli Ultrà vestono alla moda dell’epoca mentre, intorno, ci sono i cappelli fatti alla buona con le pagine di un quotidiano, alla ‘muratora’, si diceva. Se la battono con i cappellini di tela bicolore regalati fuori lo stadio dagli sponsor. Vecchia Romagna, quella con l’etichetta nera, anche se le pagliette sono giallo e rosse. Per quando piove si vendono a mille lire gli impermeabili trasparenti o quelli appena velati di rosso. La copertura è di là da venire. L’inno riscalda la folla ma è al momento delle formazioni, mezz’ora prima della partita, che comincia tutto.
Il tempo di guardare alla madonnina del Don Orione e i tamburi cominciano a rullare.
Canteremo fino alla morte, sembrano promettersi quei ragazzi guardando al futuro. Il campo è ancora vuoto perché i giocatori si riscaldano in un campetto poco più grande del calcetto, dietro la Monte Mario. Ma i tifosi cantano già. 90’ sono troppo pochi per sfogare la passione.
Il Calcio, lo sport, a pensarci bene, stavolta è in lontananza quasi verniciato sullo sfondo come una scenografia di un teatro. Come quelle foto vendute a mille lire dove giganteggiano i bandieroni e, sotto, si vedono scaldare i piccoli giocatori. Avanti e indietro per il campo mentre aspettano il fischio d’inizio.
Non sono i protagonisti, in quel momento sono solo comparse passeggere.
(Il gol di Turone era bono! di Gianluca Montebelli, Prefazione di Claudio Barbaro… uno di quei ragazzacci, PAV Edizioni, 366 pagine, 22 euro)