Claudio Moroni, il Professore, voce e volto di uno stile.
Provare a fare sintesi di Claudio è arduo. Uomo di cultura amante dei classici, professore, giornalista, protagonista assoluto dell’epica delle tv e delle radio libere – così si chiamavano nei primi anni settanta, mica private come le avremmo chiamate dopo – inventore di linguaggi televisivi e radiofonici, Claudio ci accompagna dal 1974 e, nel frattempo, è diventato in pratica uno di famiglia, uno che se anche non conosci personalmente, fa parte del tuo panorama umano.
Arduo quindi farne sintesi se non prendendolo come esempio di stile con il suo modo di raccontare, informare e intrattenere orientato al garbo, all’ironia, all’intelligenza.
Basta così?
No, non proprio, perché la miscela esplosiva di tutto questo è una passione.
O meglio, non una passione, ma “la” passione, quella che gli appartiene come una seconda pelle, quella che è battito e respiro: ovviamente la passione di Claudio Moroni si chiama Roma.
Passione incondizionata con la quale il giornalista Moroni ha dovuto fare i conti, cercando di contenere il Moroni tifoso.
Non sempre facile e nell’ incontro che ha inaugurato la serie di appuntamenti promossi da I Cavalieri della Roma proprio per raccontare fuori dalle righe e dagli abiti professionali la passione che li accomuna tutti, Claudio si espone a ruota libera e, tra gli altri, ricorda due episodi in particolare.
Episodi che sono monumenti, legati come sono all’indimenticabile epopea della Coppa dei Campioni 83/84.
Roma – Goteborg
Il primo riguarda il ritorno con il Goteborg, dopo il 2-1 dell’andata. ” Tutti ci ricordiamo come la Roma di Liedholm quel giorno giocò una partita meravigliosa ” dice Claudio “ma il mio momento di giallorossa follia accadde in occasione del terzo gol. Il pallone passò per i piedi di Conti, Cerezo, Falcao, ancora Cerezo…tuttavia, se vi ricordate, quell’azione è quasi impossibile da raccontare; perché avvenne a grande velocità e con due veli brasiliani che sconcertarono l’intera difesa svedese e tutti noi che la stavamo seguendo. Mi ricordo bene solo che Toninho chiuse l’azione con un gran gol e che si fece una scampagnata sotto la Sud in delirio. Ecco, a quel punto, mi raccontano i tecnici della troupe televisiva che lavoravano con me, che io cominciai a prendere per la giacca o la maglietta i colleghi giornalisti dell’ultima fila vicino all’uscita, urlando “Andiamo via, andiamo via tutti! Non è possibile vedere di più!”. Praticamente ero uno squilibrato che invece di pensare a realizzare le interviste di fine partita, volevo andarmene in quanto, a mio avviso, il calcio, quella sera, mi aveva già mostrato il massimo possibile. Ed era solo il 70°; mancavano ancora 20′.”
Roma – Liverpool
Sull’onda dell’emozione che ancora gli fa accapponare la pelle, Claudio da immancabile Professore sfoglia il registro dei ricordi ed entra a gamba tesa nella serata della finale contro il Liverpool, andata come tutti sappiamo. “Dopo l’ultimo calcio di rigore che assegnava la Coppa agli Inglesi” continua Claudio “io, che dovevo passare negli studi di T.R.E. alla Balduina per offrire il mio commento, ho saltato l’impegno professionale e me ne sono tornato a casa. Arrivato a pochi metri dal mio portone, in via Bernardino Telesio all’angolo con la Via Olimpica, vidi sulla mia sinistra un manifesto di una nota pasta che era anche lo sponsor della Roma. Un altro tifoso era passato poco prima di me e ci aveva scritto a pennarello nero Roma, 30 maggio 1984. Domani è un altro giorno. C.U.C.S. Quando ho preso l’ascensore e mi sono specchiato, avevo gli occhi lucidi”.
1983 e 2001
E poi gli scudetti, 1983 e 2001, praticamente tutte le partite viste e anche qui episodi, ricordi ed emozioni che potrebbero riempire un libro. Vittorie, sconfitte, patemi d’animo, gioie immense. “Roma di Capello, ottava giornata dell’andata, Batistuta che segna di testa contro la Fiorentina, lui da ex che giustamente non esulta, indimenticabile però lo stadio intero che gli esplode intorno“. E poi ancora, questa volta un passo indietro, la Roma del Barone “la Juve dietro di 3 punti, noi primi e obbligati a vincere. Ci pensarono Falcao di testa e Agostino con una punizione delle sue. Partite forse non bellissime queste due, ma di cuore immenso”.
Ma, in fondo, la Roma non è forse proprio cuore immenso?