Agostino Straulino, la Vespucci e la sfida del Baltico

Crociera estiva 1965. La Vespucci è nel Baltico quando incrocia la nave scuola tedesca Gorch Fock che la sfida. Al comando c'è Agostino Straulino che, ancora una volta, guida i suoi allievi in un'avventura di mare che non dimenticheranno mai più.
Agostino Straulino

Varata il 22 febbraio 1931 nel Cantiere di Castellamare di Stabia, la nave scuola a vela Amerigo Vespucci ha ormai 50 anni suonati (NdR: l’articolo è del 1981, oggi gli anni sono 92). È stato un mezzo secolo di viaggi e campagne, di lunghe navigazioni anche oceaniche, di avventure a volte strane. Per onorare questa straordinaria Vespucci ricordiamo un episodio emozionante della sua campagna del 1965 quando, al comando dell’altrettanto straordinario Agostino Straulino, si imbatté con la nave scuola tedesca Gorgh Fock ed ebbe inizio un duello a vele spiegate.
Ecco l’episodio dalla lettera di un allievo:

Caro babbo,che giornata!

Ti racconto subito cosa è successo. Si stava navigando verso la Danimarca da due giorni, dopo la sosta a Stoccolma; mare e vento forti quasi a mezza nave e si filava sui sette nodi. Guarda che sette miglia marine all’ora son tanti, specie per questa vecchia Vespucci che non fu costruita certo per le regate, ma per portare a spasso gente come noi e insegnargli il mestiere. Le vele alte erano serrate per il troppo vento, lo sono assegnato al controvelaccio e quando si tratta di andare a riva (che poi vuol dire sull’albero) io tocco quasi le nuvole. Bisogna stare attenti perché a quell’altezza le oscillazioni della nave sono poderose, ti senti strappar via ad ogni momento.

Vele a prora!

Ero sul ponte occupato in lavori di riassetto insieme ad altri colleghi quando la vedetta a tutti polmoni grida nel megafono: “Una vela di prora!’’. Non è facile trovare in mare un veliero di questi tempi, quindi ci fu un gran movimento a bordo, fra noi altri; corsi alla controplancia di poppa per osservare la scena con il potentissimo binocolo che vi è installato. Mentre correvo sentii ancora la vedetta che gridava: “Altre due vele a prua!’’. Accidenti, una intera flotta di velieri. Prendo il super-binocolo e guardo. Quello che viene avanti, più grande è un brigantino a palo e sembra filare molto veloce, dietro sono due golette, spettacolo meraviglioso.

Vespucci 1965

Il Gorch Fock

Queste navi diventano sempre più grandi e sul brigantino riesco a leggere il nome, è il Gorch Fock, la nave scuola tedesca che sale verso il Baltico del Nord mentre noi lo discendiamo. Le due golette inseguitrici sono navi scuola della Accademia svedese. Vedo gli uomini al lavoro sui ponti, impegnati alle vele. Corriamo a murata per rendere gli onori, i tedeschi ci sfilano di controbordo, salutiamo con le bandiere, il momento è particolarmente toccante, loro fanno lo stesso. Ci si sente molto vicini spiritualmente, tutti marinai, perché il mare grande e il vento che fischia nel nostro sartiame, come nel loro, ci affratellano.

Ma cosa sta succedendo?

Il brigantino appena scaduto di poppa alla Vespucci, vira e ci ingaggia.
Vuol dire che si mette a seguire la nostra stessa rotta con l’intenzione evidente di darci una umiliazione sportiva superandoci alla vela. Ma lo sapevano i tedeschi che il comandante era Agostino Straulino?
Dal ponte dove mi trovavo con altri colleghi non si era fatto in tempo ad accorgerci che il brigantino stava cambiando mura che è suonato il posto di manovra generale alle vele.

Straulino ha raccolto la sfida

Non ero mai salito sul “mio” albero così rapidamente. Ti ho detto che le vele più alte per il troppo vento erano serrate. Ebbene, adesso bisognava scioglierle perché era tempo di correre e di far vedere qualcosa di buono ai tedeschi. Mentre noi su stavamo facendo il nostro lavoro tesi in uno sforzo indicibile e badando a guadagnare secondi nella manovra, dal ponte stavano già alando le drizze e le scotte. Quando siamo ridiscesi – roba di tre minuti o poco più – le vele erano già bordate quasi completamente, la Vespucci stringeva il vento come un Dragone, tutta inclinata a sinistra e la velocità era passata da sette a dieci nodi. Pensa però che razza di gentiluomo è il nostro comandante: ha lasciato l’albero di mezzana imbrogliato per avere lo stesso numero di vele della nave che ci aveva ingaggiato!
Si stringeva il vento. La fila di oblò di – copertino – era sott’acqua.

Vespucci

 I tedeschi non ce l’hanno fatta

Il Comandante Agostino Straulino viveva una delle sue tante, meravigliose regate.
Soltanto che la Vespucci è una barca di ottantatré metri di lunghezza e di oltre quattromila tonnellate di stazza. Ma in mano sua sembrava guizzare come una “deriva”. Lo sai? I tedeschi non ce l’hanno fatta!
La regata è principiata con cento metri di distacco fra noi e loro, e questi cento metri son durati per più di un ‘ora.
La cosa ci è sembrata molto importante perché devi sapere che la Gorch Fock ce l’ha un po’ di vizio: ogni volta che incontra la Vespucci la ingaggia e sempre era riuscita a batterla con facilità.
Questa volta hanno trovato pane per i loro denti.
Per noi tutti è stata una grande giornata, babbo.
Adesso ti saluto e ti abbraccio, tuo Roberto.

P.S.

Questa lettera è rimasta a bordo per parecchi giorni. Cosi faccio in tempo ad aggiungere l’ultima impresa. Abbiamo fatto il “Sund” alla vela e di notte. Si tratta del canale fra la Svezia e la Danimarca. Si passa proprio davanti a Copenaghen. Il canale è largo 240 metri ed ha un fondale, nella parte mediana, di circa otto metri. Ora, noi peschiamo sette metri e venti. Ciò vuol dire che uno scarroccio minimo non calcolato ci avrebbe portati in secca. Il posto di manovra alla vela è durato dalle 21,00 alle 01,00. Sono andato a letto per essere svegliato un ’ora dopo: ero di guardia!”

……………

(NdE)

Pubblicato su Vela e Motore nell’ottobre 1981, questo racconto minuto e straordinario di vita marinara è stato ripreso dalla preziosa opera editoriale del Centro Studi Tradizioni Nautiche che lo ha pubblicato nuovamente nel Notiziario di settembre 2018.
Se vai a vela devi capire il vento, seguirlo, inseguirlo, parlargli. Uomini straordinari come Agostino Straulino sono stati maestri in questo, altri lo sono oggi e altri ancora lo saranno domani.
La stessa cosa vale per la memoria. Devi capirla, seguirla, inseguirla e parlargli per portarla al futuro.
Per questo, oggi, Sportmemory ospita nuovamente questa storia grande e minuta e omaggia Mauro Mancini che per primo ha pensato di lasciarla al futuro.  Uomo di cultura, di mare e di avventura, il 19 gennaio 1978 Mauro Mancini è con Ambrogio Fogar quando, al largo delle Falkland, Surprise affonda per i colpi di orche e balene.  Mancini e Fogar sopravviveranno per 74 giorni in condizioni estreme sulla zattera di salvataggio. Il 2 aprile un mercantile greco li incrocia e li recupera.
Mauro Mancini non ce la fa. Due giorni dopo si ricongiunge al Mare.
In questo mese di gennaio 2023, a lui il nostro ricordo.

 

Mauro Mancini giornalista, scrittore, marinaio. Ricongiunto al Mare il 4 aprile 1978.

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