In Italia sono 102 i club professionisti. L’Inghilterra ne conta dieci di meno, molto più giù Germania (56), Spagna (42) e Francia (40). Noi andiamo in tripla cifra anche come società dichiarate fallite dal 2000 ad oggi, ma con i numeri fermiamoci qui per ora. Il dato che ci interessa, orgogliosamente unico, è che in Italia un solo club porta il nome di una persona, per di più sconosciuta al colto (ho verificato, ce ne sono nel calcio) ed all’inclita. È la A.S. Giana Erminio 1909 di Gorgonzola, iscritta al girone A di Lega Pro per la stagione 2023-’24. Obiettivo dichiarato: salvezza. La concorrenza spaventa. Ci sono nomi che hanno scritto pagine indelebili nel gran libro del calcio italiano: Pro Vercelli con i suoi sette titoli, Pro Patria, Triestina, Mantova, Padova, Lanerossi Vicenza, Alessandria, Novara. Ci sono realtà attrezzate: Virtus Verona, Trento, Albinoleffe, Legnago, Fiorenzuola, Arzignano, Pergolettese, Renate, Lumezzane, Pro Sesto. C’è la curiosità dell’Atalanta U23.
Proprio tra Trento e Vicenza, sul Monte Zugna, Erminio Giana cade in combattimento il 26 giugno 1916
Siamo a sud di Rovereto, maledetta guerra che si prende i ricordi, quando dovrebbe essere un terreno da conoscere per le straordinarie impronte fossili di dinosauro, il più grande giacimento giurassico mai rinvenuto in Italia.
Lo Zugna ricopre una grande importanza strategica nella conduzione della nostra difesa. Da qui riusciamo a respingere il tentativo austriaco di sfondamento sia sulla dorsale della Vallarsa che sulla valle dell’Adige. Montagna di operazione e simbolica: dal suo “trincerone” lo sguardo va sull’Adamello e la catena del Brenta, ma soprattutto raggiunge Trento che rappresenta tanto, se non tutto per gli italiani. Vero, gli austriaci dalla prima linea vedono uno spicchio del lago di Garda e la pianura, ma il canto d’aiuto di Trento lo sentiamo solo noi ed è un richiamo irresistibile.
Trincee, camminamenti, avamposti e postazioni per mitragliatrici e lanciabombe. Si chiama Kopfstellung, è l’azione delle truppe imperiali del mese di maggio, la risposta italiana è il “trincerone”, estremo baluardo che tiene per un mese, per quanto serve a rintuzzare l’offensiva. La trappola si prende Erminio Giana nel momento decisivo, diciannovenne, sottotenente del 4′ reggimento del battaglione alpino Aosta, nativo di Gorgonzola, l’antica Argentia, cittadina posta sull’antica strada romana per Aquileia, divenuta poi la postale veneta. Medaglia d’argento al valor militare. Il riconoscimento sentenzia: “In piedi sulle trincee conquistate, sprezzante di ogni pericolo, splendido esempio di ardimento e di slancio, incitava i propri soldati a resistere e respingere i reiterati furiosi contrattacchi nemici, finché cadde mortalmente colpito in fronte”.

Bianco, blu e nero
Il cuore di Erminio Giana torna a battere negli anni ’30 sotto le maglie bianco e blu cielo della squadra di casa sua. Erminio adorava il calcio e ci piace pensare che un pallone sarà rimbalzato, pregno d’acqua e fango, anche fuori da una trincea in quei giorni di buio. La mamma di Erminio non ci pensa due volte, dona un terreno ai ragazzi dell’U.S. Argentia, che tirano calci da ben prima della guerra, per ricordare la passione del figlio. La maglia diventa nera, il colore del lutto e della memoria.
Nasce una storia bellissima di calcio e di radici, decenni di onorata militanza nei campionati dilettanti e l’apoteosi sportiva della stagione 2014-’15 con l’approdo in Lega Pro. Sembra troppa grazia, ma l’etichetta di terza squadra di Milano spinge ancora più su, i playoff del 2017 sono la nuvola nove, ora di nuovo in terza fascia per resistere. Una bella vittoria a Busto Arsizio nella prima uscita di campionato è buon inizio, ma si sa – si vede da prima di subito – che sarà lunga e complessa la stagione.
Un tifoso d’eccezione
La Giana, proprietà italiana e 22 (su 23) italiani in rosa, ci prova. Mister Andrea Chiappella ed il suo staff si sono meritati conferma e fiducia con la promozione dalla D. Due classe ’86 sono le colonne, Daniele Pinto capitano e centrocampista, Fabio Perna, bomber e vice capitano. Tra i due, quasi 800 presenze e 150 reti. Marotta, Messaggi, Ballabio, il senegalese Fall, Fumagalli… la squadra c’è.
Il nome soprattutto c’è, il leone rampante li rappresenta, la storia soffia alle spalle, lassù qualcuno li tifa.
È un privilegio raro.
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