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Fausto Coppi. Napoli come destino

1945. Di ritorno dalla prigionia in Africa, Fausto Coppi sbarca a Napoli. Un falegname di Somma Vesuviana gli regala una Legnano verde per riprendere gli allenamenti. Lui ci farà 800 chilometri per tornare a casa. A Napoli ritorna nel '47 quando vincerà l'ottava tappa del Giro d'Italia che, alla fine, sarà suo per la seconda volta. Sul filo del traguardo di Napoli lo attende il fotografo Riccardo Carbone che ne fisserà il tempo e lo farà arrivare sino a noi.
Fausto Coppi

Difficile trovare parole nuove per dire di Fausto Coppi. Grande come pochi e forse più di tutti, Coppi ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Ciclismo, certo, ma anche storia e costume italiani. Campione, certo, anzi campionissimo che di più non si poteva chiamarlo. E poi airone perché elegante dentro e fuori, in bicicletta e a piedi.
Le fotografie di Riccardo Carbone ci offrono però lo spunto di raccontare un particolare della vita di Coppi. Un particolare che non è un dettaglio, ma un destino. Un destino che, in questa storia, si chiama Napoli.

Una storia comune

Fausto Coppi ha una storia comune alla sua generazione.
Sono gli anni in cui la bicicletta animava passioni ben più ampie di quelle che poi avrebbe smosso il calcio. È in questi anni che Coppi inizia a pedalare, a farsi notare e a vincere.
Dilettante nel 1938, indipendente nel 1939, con la Legnano nel 1940.
Nel 1940 ha solo venti anni. Giovane come mai nessuno, il 9 giugno vince il Giro d’Italia. Il mondo cambia. Purtroppo non solo per lui. Il 10 giugno l’Italia entra in guerra e quello che è accaduto dopo lo sappiamo.
Coppi corre ancora e ottiene dei piazzamenti in alcuni giri regionali. Il colpo di teatro è però al Vigorelli. È il 7 novembre 1942, sono già due anni che Milano è sotto le bombe. In un Velodromo semi vuoto, Coppi si prende il record mondiale dell’ora.
L’ora, quella della storia e delle sorti fatali, però, si prende anche lui.

Al fronte

In Nord Africa le cose non vanno bene, vengono fatti partire gli ultimi complementi. Il prima marzo ’43 il caporale Fausto Coppi va al fronte con la divisione Ravenna, destinazione Tunisi, poi sul Mareth, linea del fuoco. Dura poco; il 13 aprile è fatto prigioniero degli inglesi. Lo attendono i campi, in Tunisia prima, in Algeria poi. Ultima tappa, a novembre del ’44, una nave che rimarrà a lungo alla fonda.
Integrato nei ranghi delle truppe alleate, a febbraio del ‘45 Coppi torna in Italia come aiutante di un tenente della RAF.

Coppi
(1947. Fausto Coppi taglia il traguardo della tappa Milano-Roma. Photo credit: archicio fotografica Carbone)

Napoli, un destino

Fausto Coppi non sbarca in un posto qualunque; sbarca a Napoli. Sarà la sua fortuna.
Provate a immaginare Napoli del ’45 e provate a immaginare Coppi che una volta sbarcato inizia a capire che la vita può ricominciare.
Per ricominciare davvero, però, lui ha bisogno di una bicicletta.
“…un giorno ero in redazione quando un fattorino mi bussò alla porta ed entrò. Fuori c’è un militare, mi dice. Dice di chiamarsi Coppi e vorrebbe parlare con lei” ricorda così Gino Palumbo, allora direttore de La Voce “lo faccio entrare e entriamo subito nel discorso. Dice, guardi io sono appena rientrato dalla prigionia e vorrei riprendere ad allenarmi, ma non ho una bicicletta. Ho solo una bicicletta militare con le gomme piene e sono pieno di dolori.”

L’appello

È Napoli ’45, sono giorni complicati, si vive più o meno alla giornata, ma Gino Palumbo da bravo giornalista capisce subito cosa può fare: lancia un appello. Non c’è possibilità di equivoco: date una bicicletta a Fausto Coppi, così dice. Si presentano in tre, ognuno con una bicicletta scampata chissà come, conservata chissà dove. Coppi sceglie quella di un falegname di Somma Vesuviana, Giuseppe D’Avino. È una Legnano verde oliva.
A Napoli ’45 una Legnano da corsa è un tesoro, per D’Avino che se ne priva e per Coppi che la riceve. Nessuno dei due dimenticherà mai.
È così che a Napoli il destino riprende per mano Fausto Coppi.

(1947.Fausto Coppi vince la tappa Napoli-Roma del Giro d’Italia. Photo credit: Archivio Fotografico Carbone)

Pedalare!

Coppi ora ha la bicicletta, è ancora un militare aggregato, ma ha un’idea che gli gira per la testa e che tiene da parte per il momento buono.
L’occasione è una gara prevista a Roma; per partecipare chiede una licenza che gli viene concessa. Parte, ovviamente in bicicletta. In tasca 28.000 AMlire, poco più che carta.
Parte, dorme in rifugi di fortuna, chiede ospitalità dove capita, mangia quel poco che può comprare o quel poco che gli possono offrire. Arriva a Roma, ma non si ferma. Lo farà solo qualche giorno dopo, a Castellania, colline di Alessandria, Piemonte, 800 chilometri da Napoli.
Coppi si ferma quando bussa alla porta di casa.

La vita ricomincia

Riprende ad allenarsi, corre le prime corse e a novembre sposa Bruna Ciampolini.
Nel 1946 vince la Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia, il Giro di Romagna e il Gran Prix des Nations.
A noi, però, interessa il 1947. O meglio, un giorno particolare del 1947.
A noi interessa il primo giugno del 1947.

(1947. Fausto Coppi al giro d’onore per la vittoria della tappa Napoli-Roma. Photo credit: Archivio Fotografico Carbone)

Napoli ‘47

Il destino che lo aveva preso per mano nel ’45, due anni dopo gli sorride ancora.
Ottava tappa del Giro d’Italia, Roma-Napoli, 231 chilometri: Fausto Coppi su Bianchi è primo in 6 ore, 50 minuti e 7 secondi. Bartali è terzo. Il duello tra i due è già iniziato e appassionerà l’Italia per altri dieci anni
Il traguardo è al Vomero, al tempo stadio della Liberazione poi diventato stadio Collana, ma già stadio XXVIII Ottobre e stadio del Littorio. Più che uno stadio, uno specchio dei tempi.
Pronto a fermare il tempo, al traguardo quel primo giugno c’è Riccardo Carbone con la sua Leica.
Non posso vederlo, me lo immagino però vestito di tutto punto, giacca e cravatta come allora si usava anche se allo stadio andavi solo per tifare, figuriamoci se ci andavi a lavorare.

Iconografia di un campione

Ora guardate bene le fotografie, soffermatevi sui dettagli, scovate i particolari. Il viaggio nel tempo è lì, anzi qui che vi aspetta.
Guardate Fausto Coppi. Da Roma è sceso per la via Appia, ha pedalato attraverso macerie, paesi distrutti, uomini e donne ancora a pezzi, il dolore del fronte che è salito e che ha travolto tutto, storie di marocchinate sussurrate e nascoste per dimenticare. Se possibile, ma non lo è stato quasi mai.
Guardate Fausto Coppi. Tutto questo se lo porta stampato con il sudore sulla maglia sporca, sul viso stanco, sul sorriso del vincitore appena abbozzato, nelle mani che stringono il trofeo.
Intorno a lui gente sugli spalti, assiepata a bordo pista, stretta sui balconi dei palazzi trasformati per l’occasione in palchetti d’onore.
Qualcuno gli corre accanto, lo scorta nel giro che gli spetta per prendere gli applausi. In pista con lui c’è di tutto: soldati, marinai, ragazzini in braghe corte, ragazzotti in giacca e cravatta, qualcuno in tuta e mocassini. Corrono tutti, il giro d’onore è anche un po’ il loro.

La voce della radio

La radio. Ah, i tempi della radio! La fantasia al potere è iniziata con la radio e forse finita con la televisione.
Spalle a una recinzione, la postazione radio. Eroica. Nessun confort. Un tavolaccio, qualche sgabello, telefono, microfoni, cappelli fatti ripiegando il giornale con maestria da muratori. Polvere e sudore anche lì, ma i due in cravatta sono impeccabili. Uno non ha la giacca, ma ha le cuffie in testa. Lui è un Maestro della voce. Lui è Nicolò Carosio.

Nicolò Carosio allo stadio
(1957. Giro d’Itaia, Nicolò Carosio in postazione radiocronaca a Napoli. Photo Credit: Archivio Fotografico Carbone)

Giro ‘47

Ritrovato il suo destino a Napoli ‘45 con la Legnano offerta dal falegname di Somma Vesuviana, Fausto Coppi quel primo giugno del ’47 rientra a Napoli vincendo l’ottava tappa del Giro d’Italia. Ne vincerà tre di tappe, ma soprattutto quell’anno vincerà il Giro. Ancora una volta Napoli, per Coppi, è stata un destino
Per cinque volte il Giro sarà suo, ma solo quella volta entra a Napoli da vincitore di tappa.

Coppi
(1947. Fausto Coppi taglia il traguardo della tappa Napoli-Roma. Photo credit: Archivio Fotografico Carbone)

Tutto il resto

Il resto sono dodici anni ancora di pedali. Polvere, sudore, sole, gelo e magari pure bestemmie. Il ciclismo è così; basico, essenziale, senza fronzoli che con fiato e gambe mica puoi fingere.
Dodici anni di Coppi, di Coppiebartali, di Coppicontrobartali e l’anima che i due hanno sputato e il cuore che i due si sono messo in mano.
E poi il matrimonio finito, la Dama Bianca, il tradimento, la passione, la dissoluzione, il processo, la malaria che se lo porta via così, le prime pagine e viva l’Italia che cambia, pedala e non si ferma, che quando sembra non avere più fiato, spinge e via, si ricomincia.
50.000 a dirgli ciao il 4 gennaio 1960 sul colle di San Biagio
Campionissimo, sì.
Fausto Coppi campionissimo lo è stato davvero altrimenti le foto di Riccardo Carbone non ci parlerebbero ancora così forte, non ce lo farebbero sentire così vicino. Non ce lo farebbero sentire come siamo noi o come vorremmo essere.

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Archivio Fotografico Carbone si occupa della conservazione, digitalizzazione e catalogazione degli oltre 700mila scatti realizzati da Riccardo Carbone (Napoli 1897-1973), primo fotoreporter del quotidiano napoletano Il Mattino, che documentano i principali avvenimenti accaduti a Napoli ed in Campania attraverso le varie fasi politiche che hanno caratterizzato la storia del Novecento. www.archiviofotograficocarbone.it

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