È accaduto ieri.
Ieri era il primo gennaio 1933.
Mi piace quando il tempo, nonostante il logorio della vita moderna, fatica a scalfire la tradizione. Il primo dell’anno tiene botta. Le lenticchie a casa mia, nonostante distanze e fusi orari, ancora se la comandano fra buona fine e buon principio.
An nóv, vet nóv dicono a Bellaria. Anno novo, ogni gallina fa ‘l su’ ovo a Foligno. Il calendario di quella domenica 1 gennaio 1933 ricordava non solo che a Roma l’alba sarebbe arrivata alle 7.38 ed il tramonto alle 16.49 ma che, bada bene, Gennaio empie o vuota il granaio.
In edicola il numero uno dell’anno XXXV-XI de La Domenica del Corriere.
La copertina per un ragazzo che, nelle acque australiane di Newcastle la scampa non si sa come in un duello impari con un pescecane. La controcopertina per una casa della periferia di Parigi in fiamme dopo lo schianto di un aereo militare francese. Solo nelle pagine interne c’è spazio al miracolo, si chiama così e ci sta tutto, dell’Agro Pontino ed al ricordo del primo anniversario della scomparsa di Arnaldo, fratello del capo del governo, stroncato giovane da un infarto.
Amici italiani in ascolto qui è Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta.
Sono settanta anni dall’unità d’Italia e la radio avvicina come mai prima l’Italia agli italiani.
Il 1933 è l’anno del progetto Radiorurale che raggiunge le scuole e permette un’accelerazione dell’alfabetizzazione finalmente possibile per larghi strati della popolazione. L’Italia cresce, suda sette camice e con la terra trova tempo e modo di coltivare anche nuove, travolgenti passioni.
Fra queste, il calcio dove ci sappiamo fare e, questione di mesi, non saremo più soli a sostenerlo.
I mesi fra l’altro dove, dopo aver assistito a Padova vs Alessandria, Umberto Saba produce le cinque poesie per il gioco più bello del mondo.
Siamo nei mesi che Nicolò, giovane impiegato Shell, torna da un viaggio in Inghilterra con un’idea meravigliosamente innovativa: raccontare alla radio una partita, azione per azione, in corso di svolgimento.
La sempre avanti BBC già raccontava calcio, ma a fine partita.
Maestri ed ex allievi che superano ex maestri. È nei libri di storia e nei tabellini delle partite anche recenti.
Minuto per minuto
L’idea si materializza in una registrazione di un derby della Mole mai giocato, con l’impeccabile radiocronaca del giovane palermitano che piomba sulla scrivania del dirigente EIAR ignaro, ma presente a sé stesso, di avere la storia tra le mani.
E così, domenica primo gennaio 1933 alle ore 14:30, al Littoriale di Bologna, il microfono di Carosio racconta minuto per minuto la sfida fra gli azzurri di Vittorio Pozzo e la Germania, amichevole di lusso.
Andiamo sotto dopo due minuti, ma la raddrizzano Meazza, Costantino e Schiavo, eroe locale. Scorri la formazione e vengono i brividi: Gianni, Monzeglio, Gasperi, Pizziolo, Monti (poi Colombari), Bertolini, Costantino, Meazza, Schiavio, Ferrari, Orsi.
3-1 per noi che, solo a pensarci, altri brividi lunghi dal Littoriale fino al Bernabeu.
Nasce qualcosa che non ci lascia più.
Le emozioni per prime, ma anche le parole: rete, calcio d’angolo, traversone, ma sì, anche il quasi goal.
Carosio crea. L’Italia ascolta. A casa dei vicini, al bar, dagli altoparlanti buoni per la politica ma viva il calcio.
Viva soprattutto lo strabordante calcio italiano.
Sempre quel giorno, a Torino credo al campo di corso Marsiglia, la rappresentativa del Piemonte sbrindella i transalpini del Sud-Est. 8 pappine a due. Era andata di lusso ai tedeschi insomma, non solo per aver limitato i danni ma soprattutto per aver evitato una nazionale azzurra ancora più schiacciasassi.
La formazione piemontese per spiegare senza aggettivi che non serve: Valinasso, Rosetta, Caligaris, Varglien I, Janni, Avalle, Sernagiotto (1 goal), Munerati, Borel II (3 goal), Piola (3 goal), Bo (1 goal).
Con Nicolò Carosio l’Italia vince Roma 34, Berlino 36 e Parigi 38.
Con Nicolò Carosio vince la radio ed il calcio che ci puoi star male, e qualche volta bene, ad occhi aperti e chiusi. Per Carosio oggi primo gennaio, accendo la radio, sì purtroppo una app, ma riscaldo le lenticchie di ieri sera e ci appoggio un whiskaccio rigorosamente senza ghiaccio.
[Piaceva / essere così pochi intirizziti/ uniti/ come ultimi uomini su un monte/ a guardare di là l’ultima gara], Tredicesima partita, Umberto Saba, 1933-1935
[A Dio piacendo, adesso andremo a berci un bel whiskaccio], Celtic v AC Milan 0-1, Coppa dei Campioni 1969, Niccolò Carosio