Search
Close this search box.

Jean-Baptiste Charcot. L’Antartide non è davvero così lontana

Dagli studi medici alla fine del mondo. La vita di studio, scoperta e avventura di Jean-Baptiste Charcot. L'uomo dell'Antartide che fece della curiosità la bussola della sua esistenza.
Jean-Baptiste Charcot

Di comune nella famiglia Charcot non c’è nulla.
A partire da Jean-Martin Charcot di professione medico, ma non uno qualunque, un luminare, uno dei padri della neurologia moderna. Ma la famiglia Charcot è la dimostrazione quanto la curiosità e la sete di conoscenza siano in qualche modo anche doti ereditarie.
Nel 1867 nella lussuosa villa di Neully viene al mondo Jean-Baptiste Charcot, bambino vivace che da sempre reclama una forte passione per il mare, tanto crescendo esprimerà più volte il desiderio di entrare nell’Accademia navale.
Alle richieste del figlio, il dottor Charcot risponde sempre di no, convinto che la strada che dovesse perseguire fosse quella della professione e degli studi di famiglia; medico anche lui, quindi.
Ogni volta Jean-Baptiste risponde nello stesso modo.
Pourquoi pas?” si sentiva risuonare costantemente tra le mura della villa.
Jean-Baptiste ancora non sa che quello diventerà il motto della sua vita.
A 18 anni, sotto pressione del padre, Jean-Baptiste entra nella facoltà di medicina.  Nel quadro di Pierre-André Brouillet, “Clinical Lesson at the Salpêtrière” troviamo proprio il neurologo impegnato a dimostrare gli effetti della pressione sui “punti isterogeni” di una paziente, Blanche, mentre alla finestra il figlio con aria annoiata e braccia conserte, osserva la lezione. Ha la mente occupata da altro.

Studi ufficiali

Le inclinazioni di Jean-Baptiste rimanevano sempre le stesse, sebbene la sua strada sembrasse essere stata ormai tracciata. 
Nell’Agosto 1893 il Professor Jean-Martin Charcot esalò l’ultimo respiro, in maniera improvvisa. Jean-Baptiste, ancora studente, discusse la tesi di dottorato nel 1895, coronando il sogno del padre.
Successivamente alla conclusione degli studi, però,la sua vita cambia rotta.

Studi personali

Coltivando passioni e interessi personali, Jean-Baptiste si era imbattuto in una questione non ancora risolta: l’esistenza di una massa continentale nelle estreme regioni meridionali di cui si sapeva ancora troppo poco per poter dare una definizione esatta. I viaggi esplorativi organizzati alla volta di quella terra, avevano avuto esiti inconcludenti e le condizioni avverse di quella zona di globo, così come la mancanza di mappe, spingevano la maggior parte degli esploratori a fermarsi, temporaggiare e poi tornare indietro.

Jean-Baptiste Charcot

Il turno di Jean-Baptiste Charcot

Nel 1902 però è la volta di Jean-Baptiste di inseguire le sue visioni.
Vuole andare a vedere con i suoi occhi quella terra di cui si parla, vuole coronare il suo sogno arrivando però dove gli altri avevano potuto soltanto sognare.
Benestante al punto da poter finanziare la sua spedizione personale, Jean-Baptiste acquista “le Francais”, una goletta con la quale organizza una prima spedizione in Antartide. Parte nel 1903 e veleggerà per oltre 620 miglia sino a raggiungere l’estremità meridionale dello stretto di Gerlache, detto anche della Belgica per via della nazionalità di Adrien de Gerlache, il primo che lo navigò nel 1899. Qui fece base per compiere numerose altre incursioni e, nel 1895, farà ritorno in Francia.

 

Perché no?

La sua seconda spedizione in Antartide è del 1908 quando riprende il largo con la sua tre alberi. Questa volta il nome è quello che ha tatuato sul cuore, quello che ripeteva da bambino quando parlava dei suoi sogni. 
Pourquoi-pas? Non è solo un nome, è un auspicio, un destino.
Costruita nei cantieri di Saint Malo, tre alberi, 449 tonnellate, un motore da 500 cv la Pourquoi-pas? ospita 34 membri di equipaggio oltre l’equipe scientifica, è attrezzata con laboratori e biblioteca e per Jean-Baptiste sarà la nave della vita. In tutti i sensi.
Anche questa nuova esplorazione lo impegna due anni, lo porta fino alla Terra di Graham, l’estremità settentrionale della Penisola Antartica, il punto più a Nord del continente e gli consente di stilare un’accurata cartografia di oltre 2300 chilometri di costa e dell’isola Adelaide.
Nel gennaio 1910 la Pourquoi-pas? è nei pressi della Terra di Alessandro, quando avvista un nuovo atollo. Jean-Baptiste non ci pensa su molto, segna l’atollo sulla carta e, in onore del padre, lo battezza Terra di Charcot.

Equipaggio del Pourquoi pas?

Dove soffia il vento

Pochi anni più tardi l’Europa sarebbe stata scossa dalla prima guerra mondiale, non era più tempo per viaggi lontani.
Jean-Baptiste Charcot, in un primo momento chiamato come medico militare, è poi imbarcato come ufficiale su una nave antisom della marina francese.  La Pourquoi-pas?, invece, è impiegata dalla marina come nave scuola.
Una volta concluso il conflitto Jean-Baptiste può riprendere i suoi studi organizzando viaggi scientifici nel Mediterraneo, in Artico e nell’Atlantico del Nord. Nel 1928 la Pourquoi-pas?, parteciperà anche alle ricerche senza fortuna dell’idrovolante di Roald Amundsen, disperso nel Mar Glaciale Artico mentre era a sua volta impegnato nelle ricerche del dirigibile Italia di Umberto Nobile.

Naufragio Puorquoi pas

Jean-Baptiste Charcot. Oltre la tempesta

Il 15 Settembre 1936 la Pourquoi-pas? è in Oceano Atlantico al largo delle coste islandesi.
Jean-Baptiste punta lo sguardo verso un profilo nero che oscura l’orizzonte e che avanza veloce. La tempesta li prende in pieno ed è implacabile.
Jean-Baptiste e i suoi uomini combattono, ma non possono nulla contro la furia dell’uragano. La Pourquoi-pas? è sbalzata e sbattuta sulle scogliere della costa islandese.

Jean-Baptiste Charcot

Tra tutti si salva solo un capotimoniere, Eugène Gonidec.
Della Pourquoi-pas?, goletta che aveva come bussola la ricerca di risposte, rimane oggi solo una placca di metallo con un punto interrogativo inciso sopra.
Il sogno di Jean-Baptiste Charcot è ora imprendibile.

 

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

ARTICOLI CORRELATI

Respiro profondo

Alessia Zecchini. Respiro profondo

Alessia Zecchini, pluricampionessa mondiale dell’immersione in apnea in sei diverse discipline, nel 2017 scende fino a -104 metri, conquista il titolo mondiale AIDA nel Vertical Blu e diventa la donna più profonda del mondo. La sua storia sportiva e umana la racconta il bel documentario Respiro Profondo disponibile su Netflix.

Leggi tutto »
GERTRUDE EDERLE

Gertrude Ederle. La Regina delle onde

Tre medaglie olimpiche di Parigi 1924 e prima donna ad attraversare a nuoto il Canale della Manica: quella di Gertrude Ederle è una vita sportiva straordinaria dimenticata troppo presto. C’è anche altro, però. C’è il nuoto del silenzio. La sua seconda vita, straordinaria e da ricordare anche questa.

Leggi tutto »
NBA

NBA. Quando i nomi sono un destino – 1

Il campionato NBA raccontato attraverso i nomi delle squadre, nomi che sono identità, sfide e destino, spesso suggeriti con una partecipazione corale dei tifosi chiamati poi a sceglierli. Ancora una volta l’NBA non può che stupire.

Leggi tutto »
Italo Zilioli

Italo Zilioli. L’Amleto del ciclismo

Un campione nonostante tutto. Più che altro un campione nonostante i suoi dubbi e le sue insicurezze. Una persona perbene Italo Zilioli, fisico e tecnica, gambe e polmoni che potevano fare tutto se solo la testa gli avesse dato spago. Tanti piazzamenti importanti, 58 vittorie ma nessuna di queste il grande successo che avrebbe meritato. È andata così e forse proprio per questo di Italo Zilioli ci piace raccontare ancora.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi