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Il Nuoto, il Mare, la Provincia

Storia di un campione di nuoto plurimedagliato che ha iniziato a sbracciare nell’acqua di mare da bambino per poi vincere la sua prima medaglia dopo i 55 anni.
Nuotatore in piscina

Facile parlare di un campione in qualsiasi disciplina sportiva anche se non lo hai mai incontrato, conosciuto o intervistato. Basta cliccare il suo nome e saprai tutto di lui e delle sue “eroiche gesta” come si esprimerebbe un cultore dei poemi omerici. E la più efficace e approfondita navigazione in internet darebbe un impulso tale a chi scrive così da rendere reale, vera e affascinante la stessa intervista.
Invece, coerente con la politica di Sportmemory, dare spazio a chiunque – noto, meno noto, o del tutto sconosciuto – abbia svolto un’attività sportiva, qui ho deciso di parlare di Arcangelo Marcianò. Che poi il pezzo lo leggano cinquecento persone sul territorio o una ristrettissima fascia di amici e parenti della sua città, credetemi, sarò ugualmente felice di aver raccontato in poche righe le eroiche gesta di un campione e della sua storia di nuoto, mare e provincia

Arci ed io

Eravamo poco più che adolescenti, avevamo diciotto, forse diciannove anni – siamo nel 1971 – non eravamo amici, buoni conoscenti, quello sì. A Taranto forse eravamo anche vicini di casa, spesso ci si vedeva in strada, un saluto, un sorriso, qualche parola, nulla di più. Eravamo due ragazzi, molto rispettosi l’uno dell’altro; incredibile, ci comportavamo quasi fossimo due adulti. Però lui sapeva che ero un assiduo frequentatore della piscina dove la Rari Nantes Taranto, guidata da Armando Spataro, si allenava e dove giocavano anche altri amici e conoscenti. Ci si conosceva un po’ tutti, Maurizio Masoni, altro punto di riferimento di quella squadra era stato anche mio compagno di classe in passato. Nella mia città erano tre le squadre che seguivamo con una certa passione, il Taranto calcio, il basket femminile, da sempre nella massima serie e, appunto, la pallanuoto. Ma Arci, così per gli amici, Arcangelo Marcianò per chi non lo ha conosciuto, non era il solo ad avere uno stile molto garbato, a dispetto di una “forza maschia” quando era in acqua, altrettanto potrei dire del fratello Gaetano, Tanino per gli amici, altro punto di forza della squadra. E anche dei fratelli Bechis, Cesare e Roberto, quest’ultimo mitico portiere di quegli anni, di Armando Pica e mi scuso per non nominarli tutti.

 Perché ho deciso di parlare di Arci

La vita, si sa, ci porta a fare percorsi diversi, chi va a studiare lontano dalla propria città e vi rimane, chi prende una strada professionale, chi un’altra. Insomma, direi che per quelli della mia generazione che come me hanno lasciato Taranto abbastanza presto è stato più facile perdersi di vista che rimanere in contatto. Forse per i diciottenni, ventenni di oggi continuare a frequentarsi negli anni è più agevole grazie ai social che non ti fanno mai perdere di vista.

Eppure, grazie a Sportmemory, e alla mia naturale attitudine nel ricercare vecchie glorie, più o meno note, qualcuno mi ha chiesto se conoscessi o mi ricordassi di Arcangelo Marcianò. Chi, Arci?
Sì, proprio lui, lo sai che ha vinto negli ultimi anni un sacco di medaglie nel nuoto?” È stata la risposta.
Me lo ricordavo pallanuotista, e così, curioso come sono, dopo una ricerca, neppure tanto lunga, recuperato il suo telefono l’ho chiamato e, con enorme piacere, anche lui si ricordava di me. Erano passati oltre cinquant’anni. Gli ho detto che sarei andato a Taranto per qualche giorno, giusto per tornare sulle tracce del passato e lì, in una moderna piscina dove si allena anche la neo campionessa Benedetta Pilato, dopo un abbraccio affettuoso, e come se non ci fossimo mai persi di vista, l’ho inchiodato con una domanda, parafrasando De Niro in un noto film di Sergio Leone: “Arci, cosa hai fatto tutto questo tempo”.

 

Arcangelo Marcianò con Benedetta Pilato
(Arcangelo Marcianò con Benedetta Pilato)

Ho desiderato che mi raccontasse la sua storia di nuotatore, che neppure io potevo conoscere, sin dagli inizi.

Siamo agli inizi

“Avevo solo quattro anni, andavo al mare in un lido in città gestito da un mio zio, La Sirena, era lì che si allenava la Libertas, un’importante Società di nuoto della città. Mi lasciai prendere dall’entusiasmo, come può capitare in simili circostanze a un bambino, anche piuttosto piccolo, e affascinato da quei ragazzi che nuotavano, andando su è giù nelle corsie appositamente create per loro, nel mare”.

Esordisce così Arci, e mi racconta che la sua passione verso il nuoto iniziò proprio col voler imitare quei ragazzi più grandi, manifestando da subito una certa dimestichezza e padronanza dell’acqua. Per lui si trattava di un gioco.

Arrivarono gli anni in cui si dette inizio ai lavori della piscina di Villa Martiri Partigiani, l’altra vasca; la prima, quella immersa nel verde della più grande e bella Villa Peripato, nel tempo era invece diventato uno stagno dove le ranocchie avevano fatto la propria casa.

“A cinque, sei anni, con l’inaugurazione della nuova piscina, fui trascinato anch’io nell’avventura della Libertas e così cominciai a fare nuoto nell’acqua dolce; ricordo che provai un’incredibile sensazione, il passaggio dall’acqua salata a quella di una piscina, ebbe un impatto fortissimo su di me, immagino anche sugli altri nuotatori”.

Dopo le prime gare, come purtroppo spesso accade – mi ricorda Arci – la piscina si svuotò a causa di una crepa, la struttura venne chiusa, e tutti i ragazzi, lui compreso, dovettero tornare ad allenarsi fin quando possibile in mare o, in alternativa e nei mesi più freddi, la Marina Militare a seconda della disponibilità e dell’umore del Capo, consentì l’utilizzo della vasca da 33 metri delle scuole CEMM, il sito di addestramento dei sottufficiali di Marina.

Il passaggio alla pallanuoto

Nel lungo periodo di tempo che i lavori di ripristino della vasca venissero portati a termine, Arci continuò ad allenarsi con la Libertas fino a quando il Professore Gerundo, grande figura di riferimento per gli sport acquatici a Taranto, e allenatore della Rari Nantes non lo adocchiò e ne valutò le buone caratteristiche di nuotatore che avrebbero potuto portarlo a diventare un altrettanto buon giocatore di pallanuoto. Fu la svolta per Marcianò, diventò presto una piccola promessa. E così fece tutti i campionati giovanili, allievi, juniores, fino ad approdare alla Serie C. Al contrario dei tempi moderni, dove la pallanuoto è rappresentata nei campionati di A1, A2, B1, B2, C regionali, in quegli anni le serie maggiori erano A, B e C e quest’ultimo era davvero tosto.

“Eravamo davvero forti, l’ultimo campionato che feci con la Rari Nantes TA arrivammo secondi, davanti a noi si piazzò la Posillipo Napoli che in due anni approdò in serie A e vinse anche lo scudetto. Ricordo che nulla potemmo contro quei marziani che raggiunsero il massimo traguardo con gli stessi uomini, Fiorillo, Postiglione, Calcaterra, giusto per citarne alcuni noti non solo tra gli addetti ai lavori, che bene si comportarono con la calottina della nazionale. Anzi, diventarono l’ossatura del settebello di quegli anni. Chiusi definitivamente con la pallanuoto nel 1993, per ragioni anagrafiche naturalmente”.

Ma Arci le piscine non le ha mai abbandonate. Quel giorno, a Taranto ironizzò su sé stesso, secondo lui non era un umano, ma un pesce tramutato in uomo, si è sempre sentito più a suo agio in acqua. In quel momento ho anche avuto una risposta al suo essere molto garbato sulla terraferma, come un pesce fuor d’acqua. Da tecnico di nuoto e allenatore passò in seguito ad arbitrare sul territorio nazionale incontri di A2, partendo dalla gavetta, naturalmente, e quasi per necessità riprese a nuotare senza poter immaginare dove sarebbe arrivato.

Infatti

“Più vicino ai cinquanta che ai quarant’anni, con un peso non molto lontano dal quintale, per ragioni di salute e per la precarietà del mio impiego – la crisi del lavoro a Taranto è nota a tutti – dovevo dare un senso alla mia vita e così decisi di rimettermi in forma, ho cominciato a nuotare e a frequentare le piscine, alternando il ruolo di istruttore a quello di nuotatore. A cinquantacinque anni poi ho deciso di buttarmi nuovamente nell’agonismo .È bastato un anno perché vincessi il primo campionato regionale della mia categoria, nei 50 e 100 metri rana, la specialità nella quale mi trovo più a mio agio”.

Medaglie oro nuotoCosì Arci, dal 2013 al 2021, grazie alla sua forza di volontà e determinazione è andato sempre a podio ininterrottamente, parliamo dei campionati italiani Master che sono divisi in categorie e partono dagli M25, poi M30, e così via di cinque anni in cinque anni, e lui ha totalizzato negli otto anni 5 ori e tanti argenti di cui non ricorda più nemmeno il numero. Il bottino avrebbe potuto essere ancora più pesante se nel 2020 si fossero tenuti i campionati, annullati per ragioni facili da comprendere

Ho iniziato negli M55 e quest’anno (2021) ho vinto due ori, nei 50 e nei 100 rana nella categoria M65. Nel 2022 i miei competitor saranno due romani con i quali non ho mai gareggiato e che non conosco personalmente, confido in me e nel supporto di Romolo Mancinelle e Mimmo Altomonte che mi seguono negli allenamenti. Fino a qualche giorno fa dovevo vedermela con Enzo Foglia di Crotone che conoscevo bene per aver giocato insieme a pallanuoto. Ci stimiamo, siamo amici ma in acqua acerrimi avversari.

Titoli di coda

Per chiudere la piacevole chiacchierata con Arci, prima dei saluti gli chiedo un paio di aneddoti del passato e del presente.

Per ieri il mio ricordo è rivolto a mio padre, il primo ad arrivare in piscina tutte le volte che giocavo, ma anche il primo ad andar via al termine di ciascun incontro. Nessun commento a casa, ma in qualche modo mi faceva intendere di essere stato contento di me.

Oggi, grazie ai successi di Benedetta, con la quale ci vediamo spesso qui in piscina, sento una particolare attenzione qui a Taranto verso il nuoto da parte di tanti bambini e anche dei loro genitori. Del resto il nuoto che per me è stato salutare, finalmente è compreso anche dagli altri.

 

Vincenzo Mascellaro, uomo di marketing, comunicazione e lobby, formatore, scrittore e oggi prestato al giornalismo

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