Luigi Minchillo. Lacrime, sudore, pioggia e onore

“Cosa sono, lacrime?". "Ma stai scherzando, è sudore. E poi fuori piove ed è buio pesto”. “Come quella notte a Detroit, allora. La volta buona per raccontare come andò. Vai.”. “Vado”.
Luigi Minchillo

La premessa è d’obbligo. Luigi Minchillo ha incontrato sul ring i più forti della sua epoca nella categoria di peso dei superwelter. Sono quei ragazzotti che possono arrivare fino a 69,854 kg che corrisponde ad un numero più facile da ricordare, 154 libbre. Luigi si è trovato, nell’angolo opposto, campioni del calibro di Sugar Ray Leonard, Roberto “Manos de Piedra” Duran, Thomas Hearns, Maurice Hope, Mike McCallum.
Lascia i guantoni al chiodo dopo 60 incontri da professionista, 55 vittorie, 5 sconfitte. Solo Sugar Ray l’ha mandato giù, ma Luigi aveva la canotta da dilettante e la poca malizia di un diciottenne. Campione italiano, europeo, ma mai mondiale. La dimostrazione che per scrivere l’epica non si deve vincere, si deve combattere per vincere. Come Luigi ha fatto più di una volta. Senza paura, contro pronostico e logica.
Si dice di lui: “Non si sa se ci riesce, ma ci prova. Ci prova fino alla fine“.

Come quella notte dei cento e più mesi

Luigi Minchillo sfida il campione del mondo in carica, Thomas “Motor City Cobra” Hearns alla sua prima difesa del titolo WBC. Nella sua città, tra la sua gente. Hearns ha quattro anni di meno (24 v 28), dodici cm. d’altezza in più (1.85 v 1.73) e tredici cm. d’allungo (198 v 185). Gli altri numeri (chest, foreman, fist) sono più equilibrati, entrambi peso al limite.
Il record di Luigi è 42-2 con 26 KO, Hearns 37-1 (l’unica sconfitta proprio con SR Leonard) con 32 KO.

Da noi è la notte tra sabato 11 e domenica 12 febbraio 1984, bei tempi

Diciassette anni dopo il primo Griffith vs Benvenuti c’è chi resta in piedi per seguire il match di Detroit. Sono dei privilegiati, l’incontro è live su Canale 5 per i soli residenti lombardi. Detroit è sei ore dietro Roma, ma il nostro buio è tutta un’altra cosa. Il sindaco Coleman A. Young ha spostato avanti di un’ora l’apertura delle scuole per evitare che i ragazzi, e soprattutto le ragazze, siano già per strada quando è ancora buio. Coprifuoco per tutti alle 22, sotto i 18 anni dopo il tramonto. Chi può sceglie i sobborghi lasciando il centro alla malavita. La General Motors non ha fatto i conti con il mercato, impossibile frenare disoccupazione e scontento. Detroit insomma è un inferno.

La Joe Louis Arena ribolle, diciannovemila indemoniati

C’è l’eroe locale, c’è l’orgoglio di una comunità che perde pezzi, c’è l’iniziativa degli organizzatori che donano $1 per un ogni biglietto venduto alla principale biblioteca della città, ma a nessuno viene in testa di puntare la stessa cifra sulla vittoria dell’italiano.
Si sa poco del nostro, “incassa bene, si sposta lateralmente bene“, ma da qui ad impensierire Hearns ce ne vuole. Luigi Minchillo, alla fin fine, è solo una fermata a richiesta nella corsa verso una meravigliosa destinazione: Marvin Hagler.
Lo speaker ricorda che l’arbitro è il portoricano Schmidt e i tre giudici sono un altro portoricano, un messicano ed un canadese. Hearns pantaloncini gialli, Luigi verdi e banda bianca, la scritta Totip della scuderia di appartenenza. L’angolo blu è il nostro. C’è Elio Ghelfi il maestro, il manager Giovanni Branchini, a bordo ring papà Paolo, il fratello Guerino, la moglie Enza. L’angolo rosso è tutta Detroit, tutto il Michigan.

Luigi Minchillo

Chiunque avrebbe una paura fottuta

In quella bolgia e con un picchiatore davanti, come fai a non averla. Luigi  Minchillo, però, non è chiunque. Lo sappiamo, mentre l’arbitro snocciola le ultime raccomandazioni ai due. Si fissano negli occhi, “non abbassare lo sguardo, Luigi“. Non ci pensa proprio, scemi noi a pensarlo, chi avrebbe mai sognato di dire qualcosa a Leonida davanti allo stretto passaggio delle porte calde.
Dodici riprese. Si combatte con la regola del 10 must point system. Ogni round deve avere un vincitore, 10 per lui, 9 per l’altro. 8 se va giù se c’è il richiamo ufficiale e/o se il divario è più che marcato. 7, casomai, con più di un knockdown.

Se siete arrivati fino a qui, beh vedetevi il match

C’è sul tubo, la voce non è Rino Tommasi, ma è altrettanto emozionante. Una sfida straordinaria, senza esclusione di colpi, una battaglia come raramente sul ring. Hearns fa male e sa boxare, il sinistro non lo vedi partire, ma lo senti arrivare, danza e mena, un occhio te lo ruba l’altro te lo gonfia. Luigi non perde la prima, la quarta, la quinta, l’ottava. E poi la decima, Luigi avanza, prende colpi durissimi ma avanza. Ad una manciata di secondi dalla fine del round, Hearns gira le spalle e guadagna l’angolo. Cos’è una resa, ha immaginato di sentire il gong? Non si può, Luigi alza le braccia al cielo per un momento, Ghelfi si infuria davanti alla scorrettezza. Non si saprà mai cosa è passato per la testa del fuoriclasse, Hearns riprende e chiude da par suo. Luigi tiene botta, ma è dura, dura da star male. Lui e noi. Il verdetto è unanime e non poteva essere altrimenti, due giudici contano undici punti di margine, il terzo dieci. Io, sarò di parte, ma ne ho appena due (115 Hearns v 113 Minchillo) sul mio personalissimo cartellino. 10-8 la decima per Luigi e qui non ci sono santi.

“L’incontro è stato durissimo, Minchillo è stato un grande avversario”

Così Hearns alla fine, campione vero. Si abbracciano. Luigi ricorda solo il calvario degli ultimi tre minuti, “cercavo di non fermarmi per far correre il tempo più veloce. A questo pensavo, niente altro”. Occhi gonfi, dolore ovunque, sono passati venti, trenta minuti ed ancora il respiro è di sofferenza. Sdraiato sul lettino dello spogliatoio, solo, aveva perso e cercava di capire dagli altri se fosse stato possibile fare di più.
Negli occhi di Enza la risposta. Luigi stringe la foto dei suoi figli e piange. 

Le luci si spengono

L’alba di Milano. Un’altra notte per Motown. Ha ragione Chuck: “l’arma più potente che un guerriero può portare in battaglia è la certezza assoluta che la sua anima sia eterna”. Il cuore batte forte e poi si ferma. È la vita.
Il gong del 25 settembre 2023, trentanove anni dopo quella notte, ha aperto la porta dell’eternità per Luigi Minchillo, il guerriero. 
Lacrime, sudore e pioggia. Onore.

[Luigi Minchillo, San Paolo Civitate (Foggia) 17.3.1955 – Pesaro, 25.3.2023]

 

 

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Venti di calcio

 

Roberto Amorosino romano di nascita, vive a Washington DC. Ha lavorato presso organismi internazionali nell'area risorse umane. Giornalista freelance, ha collaborato con Il Corriere dello Sport, varie federazioni sportive nazionali e pubblicazioni on line e non. Costantemente alla ricerca di storie di Italia ed italiani, soprattutto se conosciuti poco e male. "Venti di calcio" è la sua opera prima.

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