È una frase che probabilmente ha accompagnato l’infanzia di gran parte degli italiani che, sia da bambini sia da adulti, hanno visto nelle figurine mondi di ogni tipo racchiusi tra le spesse pagine degli album.
Le figurine: piccole illustrazioni raffiguranti i soggetti più disparati che non si limitano a diventare parte della raccolta personale di un appassionato o di un collezionista. Infatti (anche senza l’ausilio della loro colla) diventano un aggregatore sociale, un veicolo di scambio e di dialogo in nome di una passione comune. Esempi tra i più famosi, gli albi Lampo e l’albo dei calciatori della Panini, con le loro figurine oggetto del desiderio e di frenetico scambio per tantissimi italiani, bambini o meno.
Silvano Calzini, nel suo “Figurine: 100 grandi scrittori raccontati come campioni del pallone”compie un passo in avanti e offre una rilettura di grandi autori del passato in chiave calcistica assegnando ad ognuno un ruolo, pronti a contendersi Coppe e Campionati in categorie come Universali, Italiani e Resto del mondo.
Basta sfogliare le prime pagine per comprendere l’interesse ma soprattutto la profonda stima che l’autore prova nei confronti dei personaggi di cui tratta.
Le sue sono le parole di chi, anche se in un testo leggero, comprende a pieno chi ha davanti e anche se in poche righe lo lascia permeare nei confronti del lettore. Vi sono così accenni biografici che diventano parte del loro portfolio come giocatori, eventi che li hanno segnati nel profondo della carriera, ma trattati come tali: semplici momenti che forniscono una spiegazione al loro metodo di gioco.
Ed è così che apre i giochi, tra gli Universali, Miguel Cervantes considerato Il campione errante, che si aggira tra i suoi avversari con fantasia, follia, sogno e istinto, perché Cervantes giocava un calcio barocco, perennemente al confine tra realtà e fantasia, una sfida continua alle tattiche e agli schemi degli allenatori. Un personaggio che nel suo essere totalmente imprevedibile sembra comunque muoversi secondo un delicatissimo e delicato piano personale.
Ma l’autore spagnolo deve difendersi con le unghie e con i denti perché subito dopo l’autore non teme di schierare in campo giocatori del calibro di Italo Calvino, l’orologiaio del centrocampo, che passa dall’essere un giocatore stralunato, troppo attento alle fantasiose storie del passato per osservare i suoi avversari, a un atleta straordinario, razionale e affascinato dai profondi meccanismi del calcio.
Ma anche per la ormai sempre più seguita compagine femminile, Silvano Calzini consiglia alcune giocatrici fuoriclasse; è così che la signorina Jane Austen, una della attaccanti più temute della compagine inglese si cala in campo a suon di falsamente delicati straziami ma di baci saziami che la portano velocemente a scontrarsi con la famosa (e altrettanto ardita) greca Saffo, famosa sia per la sua sconvolgente sincerità durante le interviste a bordo campo sia per la maestria e eleganza con cui interpreta le varie fasi della partita.
Chi vincerà?
Bisognerà chiederlo alla centrocampista Agatha Christie, lasciata per ora in panchina solo per essere poi sfoderata nei momenti più critici grazie a quel suo guizzo che, unito a uno schema fermo e deciso, le ha permesso di portare a casa numerosissime vittorie.
In questo testo lo sport e la letteratura, due mondi che solo una comprensione frettolosa può far sembrare lontani, si fondono, si uniscono e dialogano in un modo totalmente nuovo.
È una ventata di aria fresca e uno sguardo divertente in un mondo che troppo spesso è stato considerato distante da quello sportivo.
Il calcio si dimostra nuovamente come lo sport di tutti, capace di unire Dante Alighieri e Dino Buzzati con una facilità mai prima dimostrata.
Emerge così l’amore dell’autore, sicuramente condivisibile, dal lettore per tutta la ritualità calcistica: la scelta del calciatore, il suo stile di gioco, le mosse caratteristiche e la squadra del cuore.
Le figurine divengono quasi solo uno strumento, un mezzo per permettere un lungo dialogo più ampio di un semplice elenco didascalico di personaggi. La scelta di ogni singola personalità riflette un ragionamento più ampio, un enorme mosaico che solo visto dall’alto permette di comprenderlo appieno. Vi è una sovrapposizione che ci fa capire come in realtà, anche se gli atleti di oggi si muovono spesso in un mondo patinato di scandali e stili di vita irraggiungibili, chiunque ha la stoffa per diventare un campione: gli basta avere quella grinta in più che, appena sceso in campo, lo fa agire come nessun altro.
Sia i calciatori sia gli autori hanno in comune l’enorme potere di farci emozionare: che una storia sia tratteggiata con carta e penna o con un pallone in uno stadio gremito di persone, ciò nulla toglie al piacere e allo stupore che ancora oggi ci coglie davanti ai testi di Omero o al gol di Grosso ai mondiali del 2006.
Il vero elemento comune, il filo rosso che tiene legati saldamente questi mondi, è l’elemento umano che permane da entrambi: si fanno errori, ci si rialza e si continua, scrivendo nuove storie con nuovo inchiostro per nuovi personaggi, che ci ricordano la stupenda fragilità di un momento.
Silvano Calzini offre un’opportunità che a molti sembrava ormai riposta tra vecchi album e un pallone da calcio lasciato da parte: tornare bambini per qualche istante con una nuova visione che ci permette di creare la nostra squadra del cuore senza timore che i fratelli Grimm litighino con Gabriele D’Annunzio.
Figurine. 100 grandi scrittori raccontati come campioni del pallone di Silvano Calzini, Ink edizioni, pagine 186, prezzo 16 euro