Tommasi se ne stava lì tranquillo, in silenzio, pregando che nessuno si infortunasse.
Ma ecco che piomba Florenzi con la foga e l’adrenalina del finale di partita, si inginocchia di fronte alla Madonna per supplicare “un miracolo”, lui che un miracolo vero e proprio lo aveva fatto in campo qualche partita prima (vedi gol da centrocampo al Barcellona).
Perché il calcio è uno sport un po’ fisico e materiale un po’metafisico e spirituale, per cui quello che sta per accadere potrebbe non accadere più e viceversa.
Come se l’invisibile ondata emotiva dei tifosi, in presenza o in streaming, potesse davvero determinare la traiettoria di un tiro o far cambiare idea all’arbitro.
L’aggettivo del titolo è caratterizzato dai colori per cui tifo, ma se al posto di Florenzi e Tommasi ognuno mette la figurina del suo giocatore preferito (una volta si diceva “beniamino”) di qualsiasi altra squadra, il risultato non cambia.
Quale appassionato di calcio (leggasi tifoso) può negare di aver richiesto l’aiuto divino per ottenere un gol, al novantesimo, almeno una volta?
Anche per molto meno! Risponderebbero in tanti.
P. S.
20 aprile 2016, stadio Olimpico, Roma-Torino
Florenzi in realtà si inginocchiò davanti al guardialinee perché segnalasse un fallo di mano in area non visto dall’arbitro. L’arbitro negò il rigore, ma pochi istanti dopo, negli ultimi cinque minuti di partita, avvenne un miracolo doppio…