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Il dottor Socrates. La revoluciòn, il tacco proletario e Toquinho

Il dottore che giocava al pallone come pochi. Il dottore che era un filosofo prima ancora di essere un calciatore. Il dottore che sognava e accarezzava la rivoluzione. Già a scrivere così, il nome viene da solo: Socrates, campione a casa sua, meteora a casa nostra, indimenticabile per tutti.
Dottor Socrates

Il calcio è democrazia e ha il potere di azzerare le classi sociali. Sia umanamente che sportivamente, che sia sul prato verde o in curva, in una gradinata, uno vale sempre uno. Lo sport non è elitario, non ha differenze di razze, corpi o colore. Quella socialità, che profuma di ordine e progresso, trova nel filosofo proletario Socrates il mentore futbolista. La rivoluzione fatta con un colpo di tacco, di un estremo esteta del pallone, che poneva al centro della vita le passion intesa come bellezza. Un idillio lontano che viene dalla Repubblica di Platone, da un padre orgogliosamente di sinistra. Un dottore Socrates,  capitano della Democrazia Corinthiana. Dottor Socrates, un uomo, un calciatore, sempre.

Belèm, il tacco fuorilegge e Platone

A Belèm, colonia amazzonica del Nord, c’è profumo di mango, di bellezze e di avventure che si rifugiano nel cuore del Parà. È storia di portuali, di uomini e di navi, fatiche del raccolto e della pesca. Raimundo è lettore, atavico, controvento, un operaio della cultura della vita. La coscienza del popolo passa attraverso il sapere. Platone padre de “La Repubblica” è la strada, prima di Cristo, è il seme del socialismo. È operaio l’animo di Raimondo, lettore proletario, la visione di giustizia e socialità si divulga e si espande in Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira. Musicalità nei nomi e nelle parole, che animeranno in passione la vita del dottore. Il fisico longilineo, la mente sottile, piede fine e vellutato. Ma l’estro è figlio della cultura, della passione, della poesia, di una filosofia umana che vede l’uomo come unico centro di gravità. Guarda oltre Socrates, ha l’estremismo del tacco, un’arte rivoluzionaria, elegante, improvvisa, contro potere e beffarda. La vita dedicata all’empatia, alla dedizione, e alla cura del prossimo, è il gesto più anti-sistema che ci possa essere. La pelota è un diversivo, una passione, un passatempo. I club, Botafogo prima e poi il Corinthias. La condizione ideale, uomini pronti a “combattere” sul prato verde, con la forza delle idee. Non idoli, non star, ma semplicemente persone, in una democratica truppa di umanità ribelle. La politicità sul terreno, si decide e ci si confronta in assemblea. Tutti insieme, zero gerarchie, nessun ruolo “superiore”. È la Democrazia Corinthiana.

socrates

Il trionfo nel Paulista tra collettivismo e autogestione

Tra dubbi, stupore e irriverenza, la leggerezza della Democrazia Corinthianana combatte i pretesti e i pregiudizi. Il collettivo corinthiano lotta e combatte contro chi, bieco, non riesce a vedere oltre le classiche logiche calcistiche, gerarchiche e conformiste. L’autogestione si trasforma in autodeterminazione, demolendo regolamenti e contorti sofismi. I calciatori diventano gruppo e si plasmano, contro ogni forma di autorevolezza. Socrates, Casagrande, Palhinha, Wladimir, Zenon, Biro-Biro, sono l’anti-anarchia. In campo sono una macchina perfetta, in contrapposizione al potere e alla dittatura. Un’orchestra senza assoli, che si muove all’unisono conquistando due campionati paulisti.  E quel meraviglioso ensemble calcistico, balla, elegante, su una djinga o sui ritmi samba di Gilberto Gil. E sulle note, esprime la sua totale leggerezza; è classe, estetica, libertà, imprigiona l’aggressività e i tempi forsennati, va al cuore della gente e della politica veicolando un messaggio di speranza, che un altro mondo è possibile. La gloria non è un vanto, ma restituisce esclusivamente l’alto significato umano. La vittoria è la libertà di tutti, la sia costruisce anche attraverso slogan iconici. La Democracia al rovescio, come lotta al regime. Nelle maglie, nelle scritte, il popolo del tifo diventa percettore di uguaglianza. Le storie iniziano perché hanno sempre una fine. Il sogno proletario, voluto, raggiunto, si interrompe nel 1984. Ne arriverà un altro, che parlerà di Gramsci, questa volta nella città di Firenze.

socrates

A Firenze con Gramsci nel cuore

Tra il 1983 e il 1984, il sodalizio con il suo Corinthians finisce. La politica, con i suoi legami e regimi stava stretta al Dottor Socrates. I conti Pontello sono affascinanti dal suo tacco proletario, vogliono regalare a Firenze, l’esteta del calcio brasiliano. Lo sforzo economico si aggira intorno ai 5 miliardi e 300 di vecchie lire. L’affare va in porto, l’asso sudamericano, accetta la sfida viola. Al suo arrivo in Italia mette subito le cose in chiaro. Alla domanda di un giornalista sulle sue conoscenze del calcio italiano, in merito alle figure di Mazzola e Rivera risponde che per la sua cultura ama leggere Gramsci. È cosi il dottore, rivoluzionario anche nello stile. Sempre in contrapposizione, sia nel quotidiano che nel linguaggio. Il calcio è potere, ma lui è un virus proveniente dall’esterno. Seppur ne fa parte, non è un ingranaggio della macchina. Contro il capitale, contro le logiche, contro pubblicità e sponsor il calcio lo si fa a modo suo, per sé stesso e per un idea sociale della cultura sportiva. Si gioca per divertirsi, per essere uomini prima che dive. A Firenze lo accolgono con 10 mila candeline al suo esordio con la Casertana. Gli abbonamenti volano e allo stadio incanta con il suo traccheggiare, con colpi di tacco e assist di prima. Il dottore ha altri ritmi, propone calcio ad un livello superiore. Più lento, più compassato, ma di assoluto ed incantevole spessore.

socrates

Non conosce la vita di atleta, la domenica gioca, si diverte, e la sera beve e fuma regolarmente

La viola ingrana e lo stadio conosce la sua esultanza con il pugno chiuso. È un Caravaggio dinanzi alla Fiesole. Ma i geni, portano anche sregolatezza. Dopo qualche sconfitta, lo spogliatoio si spacca, da un lato Eraldo Pecci, dall’altro Daniel Passarella.
Il dottore viene emarginato; tra i suoi migliori amici il portiere Giovanni Galli. La sua presenza è di peso, nei discorsi alla squadra parla di Che Guevara e John Lennon. Una bruttissima e amara sconfitta contro l’Anderlecht per 6 a 2 elimina i sogni dei viola. I colpi di tacco del dottore lasciano un ricordo indelebile nella tifoseria viola. L’addio con 33 presenze e 9 goal, con la Fiorentina che chiude all’ ottavo posto.
A termine della sua esperienza a Firenze, dichiarerà la troppa diversità tra il calcio italiano e brasiliano.
Ma la sua immensa impronta, culturale, umana e rivoluzionaria, demarcherà per sempre la storia del calcio italiano. 

Il dottore, tra Aquarela di Toquinho e il Garforth Town

La sua immensa cultura, da antagonista, seguita da un filosofia proletaria e marxista, gli fecero percorrere uno stile di vita fuori dal comune per un atleta e per un calciatore. Le ultime stagioni da calciatore, rientrato nel suo amato Brasile, lo videro giocare gli sprazzi finali della sua carriera tra le fila di Flamengo, Santos e Botafogo. Il suo fisico non reggeva più il peso degli eccessi. A 35 anni decise per il ritiro. Come  Kurt Cobain, Jim Morrison o Jimy Hendrix, una stella oscura che regala meraviglie e leggende e se ne va presto.
L’ultima apparizione all’eta di 50 anni, quando torna in campo come allenatore-giocatore sulla panchina del Garforth Town, in Inghilterra.
Socrates è stato tanto. Un uomo, un personaggio politico, un filosofo prestato al calcio. Il suo amore per la cultura, per l’arte, per il socialismo e per il suo paese, il Brasile, lo collocavano in una ristretta cerchia di sportivi- rivoluzionari. Aveva prestato voce in un capolavoro del maestro Toquinho, nel brano “Aquarela”, e incide anche un album. La testimonianza e l’omaggio più belli vengono da uno dei  calciatori più forte della storia del calcio: Pelé. Nel suo discorso, nel 2004, durante la Hall of Fame dei 100 calciatori Fifa, lo eleva come “il calciatore più intelligente della storia del calcio brasiliano”.
Arrivederci dottore, a pugno chiuso.

Sergio Cimmino Nasce a Napoli nel 1982. Collabora in ambito comunicativo, radiofonico, musicale e culturale. Da freelance lavora per testate nazionali, web tv e ha contribuito alla realizzazione di musical ed eventi.

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