Corviale. Basta guardarlo da lontano il Serpentone, così si chiama a Roma quel chilometro di cemento che divide anime e campagna. Basta guardarlo per capire cosa sono i non luoghi che Marc Augé ha teorizzato nel 1992.
Ecco, i non luoghi sono l’esatto contrario di Corviale.
Privi di identità i primi, carico di identità il secondo. Luoghi di transito spersonalizzato i primi, luogo di vita accentrata il secondo, con le sue migliaia di famiglie addensate nel chilometro di cemento.
Non luoghi i primi, iperluogo il secondo.
Nel mezzo, il Campo dei Miracoli.
È in uno scenario dal quale la bellezza sembra essere stata bandita come forma preconcetta che invece la bellezza s’incunea, si affianca, pronta a strigerlo d’assedio quell’iperluogo, pronta ad assalirlo perché sì, prima o poi, la bellezza si riprenderà tutto. Anche Corviale.
La trincea della bellezza, oggi a Corviale si chiama Campo dei Miracoli. Bellezza estetica, funzionale, sociale.
Al Campo dei Miracoli si gioca a calcio, ma non il solito. Si gioca a calcio sociale, che è un mondo rasente all’iperuranio.
La storia del Campo dei Miracoli è una storia di beata follia, quella che cambia la vita delle persone, che la migliora, che la orienta. In questo caso, di nuovo al bello.
Il calcio sociale del Campo dei Miracoli è una storia di bellezza. Di questo parla la prima puntata di Roma Sport Sociale.
Ascoltate bene le parole, guardate bene le immagini e se dopo vi rimarrà qualcosa da scoprire, andate di persona, toccate con mano.
Qualcosa cambierà anche per voi.