Nato nel 1961 ad Alberona, un paesino di poco meno di mille anime nel foggiano, alla fine degli anni ’70 Ferdinando De Matthaeis frequenta il liceo di Lucera. Lì viene notato dai dirigenti della locale formazione di serie D. Con i biancocelesti gioca due campionati. Suo compagno di squadra è Pietro Maiellaro, che successivamente giocherà in serie A con il Bari e con la Fiorentina di Gabriel Batistuta. Le prestazioni del giovane e talentuoso centrocampista non passano inosservate: su di lui puntano gli occhi Avellino, Inter e Perugia. Ma per lui le porte della serie A non si apriranno mai.
Quel matrimonio in New Jersey
Nell’estate del 1981 Ferdinando viene invitato a un matrimonio presso parenti emigrati nel New Jersey. Lì il fratello Leonardo, innamorato del soccer, gli suggerisce di provare a giocare nel campionato USA. Tentato dalla entusiasmante prospettiva, il ragazzo riesce a contattare Long John Chinaglia, all’epoca leggendario centravanti dei Cosmos, strappandogli l’invito per un provino.
Il provino negli USA
Ferdinando De Matthaeis chiede una settimana di permesso al Lucera, guardandosi bene dallo svelare a cosa serviranno quei giorni liberi. Si reca al provino, dove viene selezionato in mezzo a 300 ragazzi come lui. Il Cosmos rileva il suo cartellino dal Lucera per la somma di 100 milioni di lire.
Il contratto
Il 29 luglio del 1981 De Matthaeis firma per i Cosmos negli uffici della Warner Bros, proprietaria della squadra.
Davanti a lui c’è perfino un certo Steven Spielberg. Gli danno un appartamento a Manhattan e un’automobile. Più che un salto di qualità, è proprio un triplo salto mortale ritornato carpiato!
Lo spogliatoio dei Cosmos
Dalla serie D nella provincia pugliese arsa dal sole e abbandonata a se stessa, il ragazzo si trova proiettato nella gigantesca platea della Grande Mela, a cospetto di giocatori di fama internazionale. In quello spogliatoio, infatti, ci sono Chinaglia, Beckenbauer e l’ala brasiliana Carlos Alberto. Se è per questo, c’è anche il suo idolo assoluto, O Rey Pelè, che ufficialmente ha smesso di giocare, ma resta vicino alla squadra e partecipa volentieri alle partite di beneficenza.
1981-1984
In quattro campionati Ferdinando De Matthaeis timbra 38 volte il cartellino, mettendo a segno 17 reti e fornendo 12 assist. Ma l’interesse intorno ai Cosmos e alla North American Soccer League sta scemando: il pubblico diminuisce a vista d’occhio, molto più attratto dal football, dal basket e dal baseball, e le squadre vengono ridotte fino a quando il campionato chiude i battenti.
L’Italia negata
De Matthaeis si ritrova libero e padrone del cartellino. Tenta il ritorno in Italia: sarebbe felice di sudare la maglia per il suo Foggia, appena retrocesso in serie C. Purtroppo, il regolamento federale parla chiaro: pure essendo italiano, Ferdinando è un professionista proveniente da federazione estera e quindi assimilabile a uno straniero. Niente Foggia per lui.
Il ritorno negli States
Al giocatore non resta che tornare negli States. Di nuovo Cosmos, poi Brooklyn, New Jersey, Boston. Ma ormai non è più il calcio che conosceva: campionati di 3 mesi che si disputano tra primavera ed estate, e i match 6 vs. 6 nelle arene al coperto. A 29 anni Ferdinando prende il patentino da allenatore e comincia una lunga carriera che dura ancora oggi, alla guida del Miami United, compagine della terza serie statunitense.
Una carriera senz’altro anomala, almeno secondo gli standard a cui siamo abituati. Ma De Matthaeis ha perseguito il sogno di giocare da calciatore professionista, lo ha fatto al fianco di grandi campioni, anche se forse nella fase discendente della loro carriera, e ha saputo trasformare la sua vita di provincia in una splendida avventura cosmopolita.