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Corrado Barazzutti. Il furto di Forest Hills

1977. Us Open. Forest Hills, più che campi un tempio del tennis. Corrado Barazzutti arriva con la Davis cilena conquistata, è in forma e va avanti sino a dove nessun italiano era mai arrivato. La semifinale lo vede contro Jimmy Connors. Poteva finire in ogni modo, ma quello che fa Connors va oltre l'immaginazione e segna una delle più brutte pagine del tennis.
Barazzutti e Connors

Ha ventiquattro anni, Corrado Barazzutti quando si presenta per la terza volta in carriera sulla terra battuta color grigio/verde di Forest Hills, quartiere residenziale e aristocratico della Grande Mela. E’ vero, è reduce dalla gloriosa spedizione cilena in Coppa Davis dell’anno prima, l’unica vinta dai colori azzurri, e ha già dimostrato di avere feeling con i campi in terra battuta, ma forse neanche lui immagina che quell’anno di grazia 1977 lo vedrà sfiorare la finale di un torneo così prestigioso. Mentre Panatta si ferma al terzo turno perdendosi un ottavo di finale affascinante contro Borg, lui, il soldatino di Udine più attento all’efficacia che all’estetica dello stile, disegna una parabola perfetta, un percorso sorprendente, una avanzata irresistibile nel prestigioso tabellone della competizione.

Il percorso di Barazzutti

L’esordio è contro Bill Scanlon, all’epoca ventunenne di belle speranze, ma che più tardi sarà addirittura numero 9 del mondo. 6-2 6-4 per l’italiano. Al secondo turno deve affrontare Ilie Nastase, testa di serie numero 7: 6-4 6-4 in scioltezza. Seguono le vittorie apparentemente senza storia con l’australiano Mark Edmondson, 6-1 6-0, e con l’americano Butch Walts, 6-2 6-0.
Il quarto di finale lo gioca contro il forte Brian Gottfried, testa di serie numero 3: il 6-2 6-1 6-2 non ammette davvero repliche e gli apre le porte della semifinale contro il beniamino di casa, il numero 1 del tabellone, Jimmy Connors.

Corrado Barazzutti e Jimmy Connors

La semifinale contro Jimbo

Barazzutti si presenta senza aver perduto neppure un set alla prima semifinale nello Slam americano disputata da un tennista italiano. Davanti al numeroso pubblico del centrale di Forest Hills affronta senza paura il mitico Jimmy Connors, giocatore superbo, forse particolarmente antipatico, mezzo genio e mezzo stregolatezza. Il giocatore di casa , sulle ali dell’entusiasmo dello stadio, vince il primo set per 7-5. Il secondo set va via sul 6-3, ma Barazzutti, mai domo, risponde colpo su colpo al suo avversario, che comincia a soffrire la persistenza dell’italiano. Nel terzo set, sul 5-3 per Barazzutti, un violento rovescio dell’asso statunitense termina fuori. Non per il giudice di sedia, che dall’altra parte del campo è sicuro di averla vista “dentro”. Corrado è tranquillo: c’è ancora il segno della palla sulla terra, ed è palesemente fuori. Il giudice è titubante, traccheggia, perde tempo mentre si arrabatta per scendere dal seggiolone. A quel punto succede l’imponderabile: con un movimento furtivo e al di fuori di ogni regolamento, Jimmy Connors attraversa il campo, cancella con il piede ogni segno relativo all’ultima palla e sotto lo sguardo esterrefatto di Barazzutti se ne torna bel bello nella sua metà campo, canticchiando: “Adesso il segno non c’è più!
Roba da squalifica per qualche anno. Ma il giudice, nonostante le accese proteste dell’italiano, si limita a un richiamo verbale: “Signor Connors, lei non ha alcun diritto di fare, nemmeno per scherzo, una cosa del genere.
Insomma, una pacca sul culetto e tutto dimenticato! Per il giudice la palla è dentro.
Per le immagini del replay in tv, no. Ma tant’è. Alla fine, Connors vince il terzo set 7-5 e va in finale, favorito dalla slinding door che poteva riscrivere le traiettorie e le sorti dell’incontro.

La testimonianza di John McEnroe

John McEnroe, uno che di follie se ne intendeva, dichiarò: “Mai vista una cosa del genere, è stata pura fantascienza!
Probabilmente Connors avrebbe vinto il match anche senza il suo gesto infame. Per Barazzutti restò la magra consolazione di essere stato il primo italiano a raggiungere la semifinale allo US Open.
Per la cronaca, Connors perse la finale contro l’argentino Guillermo Vilas in quattro set.

 

Davide Zingone Napoletano classe ‘73, vive a Roma dove dirige l’agenzia letteraria Babylon Café. Laureato con lode in Lingue e Letterature Straniere e in Scienze Turistiche, parla correntemente sei lingue. È autore della raccolta di racconti umoristici "Storie di ordinaria Kazzimma", Echos Edizioni, 2021; del saggio “Si ‘sta voce…”, Storie, curiosità e aneddoti sulle più famose canzoni classiche napoletane da Michelemmà a Malafemmena, Tabula Fati, 2022; e di “Tre saggi sull’Esperanto”, Echos Edizioni, 2022.

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