Il tifoso della Roma è tifoso sempre, non solo quando la squadra vince.
Roma in fondo al cuore e nella mente, comunque ovunque.
I ricordi sono sempre vivi, tatuati sulla pelle, sul cuore, nel cervello. Basta un semplice ricordo, un’azione di gioco, un momento di tifo, una parola per farli riaffiorare.
Il racconto dei ricordi inizia proprio dal nome Roma.
Quattro lettere, iniziali di un amore infinito, ognuna con la sua narrazione.
R…come Ritiro
Da ragazzo ricordo spesso che si andava in via Nazionale, davanti l’Hotel Quirinale a cercare di intravedere dalla porta d’ingresso girevole i giocatori che sostavano nella hall dell’albergo. Prima della partita la società portava in ritiro la squadra proprio in questo storico albergo nel centro di Roma. Eravamo tanti assiepati davanti l’entrata alla ricerca di quelli che erano i nostri idoli.
Ogni tanto passava qualcuno, noi fuori iniziavamo a urlare il suo nome cercando di rubare un sorriso. Ancora oggi ricordo qualche volto, erano gli anni settanta, chiunque vestiva la maglia giallorossa era un campione, erano soltanto dei buoni calciatori, qualcuno a fine carriera.
Negli anni piu’ recenti, l’Hotel Cicerone era quello che accoglieva la squadra. Situato a poca distanza dallo Stadio, una specie di bunker, difficilmente penetrabile. Di rado qualche giocatore usciva fuori l’ingresso e solo allora si riusciva a strappare una parola, un autografo, qualche foto. Ore e ore ad aspettare, ci vedevi anche famiglie intere con bambini in carrozzina, rigorosamente vestiti di giallo e di rosso. Quanta pazienza…
O…come Olimpico
La domenica mattina si partiva presto da casa, quartieri che si muovevano per andare a vedere la Roma.
Ci si vedeva davanti i cancelli rigorosamente chiusi, vista l’ora. I botteghini presi di mira da chi cercava di acquistare all’ultimo momento il biglietto, quelli di curva Sud, dove si respira aria di Roma. Tutti insieme ad aspettare l’apertura, una volta aperti si correva a perdifiato per arrivare prima degli altri, salire ben quarantuno scalini e vedere lo stadio vuoto, ancora per poco tempo.
Tutto cambiava colore, settore, seggiolini, parterre, ogni singolo settore con i colori del cuore.
Quando demolirono l’Olimpico, anni novanta, in tanti tra polvere e pezzi di marmo alla ricerca di un pezzo di quello che è stato per anni il posto giusto da frequentare, dove conoscere la gente, fare amicizia, creare la curva fino alla nascita del Commando Ultra Curva Sud.
M…come Madonnina
Una grigia domenica d’inverno, si giocava Roma – Juventus, decisi di regalare il mio biglietto a un amico di periferia, un compagno di scuola. Quel biglietto pagato poche centinaia di lire, acquistato il mercoledì precedente in via del Circo Massimo 1, era un biglietto riservato agli studenti, con trecento lire vedevi la Roma.
Erano i tempi del Roma Junior Club.
Quella domenica avevo voglia di provare una diversa sensazione, vedere la partita sopra quella montagna che sovrasta lo Stadio Olimpico a ridosso quella splendida Madonnina dorata. Troppe volte, dalla curva, guardavo quello spicchio di terra invaso da persone troppo piccole da distinguere.
Una volta arrampicato per un sentiero tra una folta vegetazione mi resi conto che la partita da qui non si vede, s’immagina, per quanto è lontano il rettangolo di gioco; non vedi, senti, specialmente quando la Roma segna, il boato del pubblico non ha confini.
Era il 1972, il tempo non era per nulla clemente, aveva piovuto e il fango rendeva difficile l’equilibrio, già precario visto il terreno scosceso. Alle quindici in punto inizia la partita, lo stadio pieno incitava la squadra, come ogni maledetta domenica.
Al quindicesimo del primo tempo, la Roma in vantaggio, gol di Petrelli accende gli animi di tutti i tifosi.
Davanti ai miei occhi la Curva Sud, peccato non essere lì.
Purtroppo era una di quelle partite difficilmente vincenti, tanto era pareggiare con una squadra forte come quella della città di Torino. Come sempre si riuscì a strappare un pareggio, nel secondo tempo, Furino segnò per i bianconeri…
A…come Appuntamento
La palla è stata per anni il luogo di appuntamento per eccellenza per migliaia di tifosi, di ogni età e generazione.
Cresciuti in questa circolare zona dell’Olimpico, che per una serie di eventi non è stato solo un luogo d’incontro, è stato anche sede di scontri, voluti e ricercati con quelli della curva opposta: Ci vediamo alla Palla! e giù botte da orbi.
Sono ricordi di cronaca che ci ha visti protagonisti in negativo, tafferugli non solo con opposte tifoserie, ma anche con le forze dell’ordine, punto di forza di anni bui, violenti. Certe tranquille domeniche, trovavi gente che stendeva sciarpe, cappelli e bandiere da vendere a qualche tifoso sprovvisto. A fine partita invece, c’era sempre il venditore ambulante di bevande immerse nelle bacinelle piene di ghiaccio, oppure di ciambelle e cornetti riposti sopra un avventato tavolino, dentro scatole di cartone.
Oggi è solo un luogo di ricordo, ottimo per una foto ricordo con lo stadio alle spalle, cambiano i tempi, cambiano i sentimenti.
La palla è stata anche testimone di fidanzamenti e matrimoni tra tifosi, ha visto sbocciare amori, ragazzi che si scambiavano furtivi baci intorno a quella sfera di marmo.
I primi appuntamenti per andare a vedere la Roma insieme, non era ancora il tempo dei posti numerati, uno accanto all’altro a gridare di Roma, due cuori e un seggiolino…