Eraldo Pizzo. Un Caimano tra gli Argonauti

Una promessa mantenuta. L'incontro di Armando Spataro, già magistrato con trascorsi da pallanuotista, con Eraldo Pizzo, il Caimano, l'uomo simbolo della pallanuoto italiana in una città, Recco, dove la pallanuoto è anima di tutti. Una città dove con il progetto Argonauti: Recco per Recco, la narrazione diventa identità comune.
Eraldo Pizzo

Un Caimano tra gli Argonauti? Può sembrare incredibile, ma quando si parla di Eraldo Pizzo tutto è possibile

Recco, situata nella riviera di levante tra le più note Portofino e Camogli, è una cittadina che nel corso dei secoli ha subito, purtroppo, invasioni, devastazioni e bombardamenti. L’ultimo, nel corso della seconda guerra mondiale, in cui perdettero la vita numerosi civili e venne distrutto per un buon novanta per cento l’allora assetto urbano.

Gli Argonauti: i mitici eroi che parteciparono al lungo viaggio per la conquista del vello d’oro al seguito di Giasone.

Argonauti. Recco per Recco (la città si fa teatro) è invece il lungo viaggio intrapreso dalla cittadina ligure il 5 novembre scorso per concludersi nel giugno 2022. Un percorso anomalo, che deve andare avanti come si richiede a qualunque viaggio, ma guarda indietro. Va infatti a ritroso di ottant’anni, attraverso gli anni bui e le testimonianze di chi c’era all’epoca, al fine di ricostruire la storia della comunità. Chiunque lo voglia, uomini e donne di ogni età e professione, ragazzi che hanno conosciuto Recco attraverso i racconti, romanzati o meno, dei loro nonni e genitori, potranno fornire le loro versioni e le proprie sensazioni all’interno di laboratori creati ad hoc. Coinvolgente iniziativa ideata da Teatro Pubblico Ligure sotto la direzione artistica di Sergio Maifredi per decidere il futuro della città e affermare la propria identità partendo dalle radici.

I miracoli degli Argonauti

Ma Recco, non va ricordata solamente per i fatti dolorosi; turisticamente e culturalmente è nota per la tipica focaccia al formaggio, e sportivamente è famosa grazie ad altri Argonauti: i mitici ragazzi della Pro Recco, Società pallanuotistica fondata con altro nome nel lontano 1913 e ancora oggi la più titolata in questo sport a livello mondiale.

Pro Recco
(I ragazzi della Pro Recco 1913)

Autorevole simbolo della città, la squadra gioca nella Serie A1 dal 1953, anno in cui venne promossa dalla Serie B e porta a casa negli anni successivi ben 33 scudetti (il primo nel 1959), 15 Coppe Italia, 9 Coppe dei Campioni e 6 Supercoppe Europee, inoltre è l’unica a vincere il grande slam (Campionato, Coppa Italia, Coppa Campioni, Supercoppa Europea); si aggiudica inoltre tre scudetti nel campionato di pallanuoto indoor e svariati titoli nel nuoto sincronizzato.

Nella stagione del primo scudetto (1959), vinto a sorpresa in una memorabile finale a Trieste grazie a sette terribili ragazzi tutti di Recco, chiamati successivamente I sette Re di Recco, si distinsero Franco Lavoratori, ed Eraldo Pizzo, detto il Caimano, il giocatore del secolo della pallanuoto mondiale. I due, insieme, l’anno successivo alle Olimpiadi di Roma contribuiranno a portare la pallanuoto italiana sul tetto del mondo.

Eraldo Pizzo
(Eraldo Pizzo)

Oltre ai due miracoli appena citati, questo ci racconta la storia, vale la pena parlare di un terzo. Interprete, neanche a dirlo, l’Argonauta Pizzo, e non solo lui. Ma per comprendere meglio i fatti che stiamo per andare a snocciolare, è necessario stralciare un passaggio, peraltro scritto con briosa ironia, da uno dei racconti con i quali Armando Spataro ci ha deliziato negli ultimi due numeri di Sportmemory per riportarlo qui a seguire:

“…infine, negli ultimi anni, ho avuto modo di entrare in contatto con Eraldo Pizzo, il caimano, il più grande giocatore che la storia mondiale della pallanuoto abbia mai conosciuto. Recentemente, Pizzo mi ha inviato in regalo la sua bellissima autobiografia con tante cronache e foto. Si chiama Eraldo Pizzo. Caimani come me. Il mito Pro Recco.
Pensate che la prefazione è di Dino Zoff, un altro mito come lui.
Ebbene, sulla prima pagina, quando ho aperto il libro, ho trovato un’altra dedica: “Ad Armando Spataro, con stima. Eraldo Pizzo”.
Credo che la sua generosa dichiarazione di stima non si riferisca alle mie doti di ex pallanuotista, come avrei voluto (ammesso che ne abbia mai avute), ma posso pur sempre raccontare in giro che, invece, quella dichiarazione nasce proprio dalle tante partite giocate da avversari, l’uno dell’altro. Neppure una in verità!
Ma quando ci incontreremo (perché un giorno ci incontreremo) e quando stringerò quella mano protagonista di migliaia di goal, tutta la mia attività di pallanuotista, così lontana nel tempo, avrà finalmente il suo perché”.

La stretta di mano tanto sognata

Sembrava che quel giorno non dovesse mai arrivare e rimanere solo un lumicino di speranza nell’intimo di Spataro. Invece il miracolo si è avverato. Il 5 novembre del 2021, a Recco, a margine della presentazione dell’evento di Maifredi sopra citato. Non potevamo non sentire Spataro per farci raccontare dalla sua viva voce le emozioni di una stretta di mano tanto sognata, come egli stesso ci aveva confidato in privato.

Praticamente da quando ero adolescente ed ho iniziato a giocare a pallanuoto, ho vissuto nel mito di Eraldo Pizzo. Era un mito per tutti i pallanuotisti che conoscevo, a partire da quelli della mia squadra, la Rari Nantes Taranto”. Esordisce così al telefono il pallanuotista tarantino, percepiamo la sua emozione ancora viva all’indomani di quella stretta di mano e preferiamo che vada avanti nel suo raccontarsi, “Non sapevo che esistesse Recco (e di questo mi scuso con chi vi è nato o vi vive) e la prima volta che ci sono andato, in motocicletta, l’ho fatto non per turismo ma perché era la città di Eraldo e volevo vedere i luoghi dove viveva e la piscina dove giocava”.

Libro Pizzo
(La dedica a un amico)

Lo interrompiamo.
Perché questa attrazione così forte dottor Spataro, lei è molto più giovane di Pizzo, già all’epoca ci sembra che avesse fatto altre scelte, la pallanuoto, o un’attività sportiva in generale, non rappresentavano di sicuro il suo primo obiettivo.
 “Pizzo era un mito per chi conosce questo sport per come si muoveva in vasca e per i goal che segnava, ma anche – se non soprattutto – per quello che rappresentava: un campione di sobrietà, che parlava con equilibrio, che considerava suo dovere dare il meglio alla sua squadra ed a chi la amava. Non un campione-solista, dunque, come i tanti che vediamo agitarsi in ogni circo mediatico, ma un campione che trainava e, con il suo esempio, incitava alla solidarietà: tra giocatori della stessa squadra, così come tra cittadini della stessa comunità. Un modello per la nostra società, oggi più di ieri”.

Belle queste parole, capisco, un maestro di vita prima che di uomo di sport.
“Certo. Potete immaginare, dunque, cosa ho provato quando, a quasi 73 anni, un’amica giornalista genovese mi ha proposto di incontrare Eraldo Pizzo a Recco, il 5 novembre, in occasione della bella ed originale manifestazione di cui si parla qui. Sono partito da Milano in treno e sono arrivato nel Teatro sede dell’evento con un giusto anticipo. Erano le 17.45 e vedo entrare Sergio Maifredi e ci presentiamo: lui sarebbe stato il tramite dell’incontro in programma. Dopo pochi minuti entra Eraldo, rimango emozionato e senza parole. Ci stringiamo la mano e ci abbracciamo. Riesco ad appartarmi con lui per dieci minuti prima che l’evento inizi. In quel breve lasso di tempo, ho avuto conferma di quel che pensavo di Eraldo, così come dopo, quando l’ho sentito parlare dal palco. Mi è sembrato di conoscerlo da sempre, tanto naturale e confidenziale è stato il nostro, seppur breve, reciproco racconto. Gli ho chiesto di farci fotografare insieme: entrambi vicino alle coppe che lui ha vinto, io con un pallone di pallanuoto in mano (che immagino Eraldo avrà scaraventato mille volte alle spalle dei portieri avversari), lui con il braccio sinistro sulla mia spalla, io con quello destro attorno alla sua vita. Il tempo non l’ha cambiato neppure fisicamente: è ancora un uomo-giocatore in gran forma”.

 Il futuro

E adesso troverete nuove occasioni per incontrarvi, così da non perdervi di vista?
“Eraldo mi ha promesso che mi invierà le date delle prossime partite casalinghe internazionali della Pro Recco per poterne vedere qualcuna insieme: farò salti mortali per esserci! Ci salutiamo verso le 19 e me ne vado a piedi alla stazione di Recco, solo, in una serata quasi fredda ma pieno del calore che ho ancora nel cuore e nell’anima. Da quel momento e per tutto il giorno successivo racconto l’incontro e le mie emozioni, con telefonate ed sms, ad amici e parenti. Tutti mi chiedono se sto dicendo la verità o se sto scherzando, ed a quel punto mi scateno inviando loro le foto che ci ritraggono insieme, ricevendo congratulazioni affettuosamente piene di invidia. Il giorno dopo, ricevo un sms da Eraldo che mi manda le date promesse e mi chiede di inviargli qualche foto di quelle fatte insieme. Quel messaggio mi rende felice: gli mando tutte le foto che – gli dico – custodirò e poi incornicerò nel mio studio, tutte. Che grande serata quella del 5 novembre nella bellissima Recco: grazie Eraldo, non la dimenticherò mai e la racconterò dovunque, a chiunque e sempre!”.

A questo punto mi pare davvero arduo poter aggiungere altro a queste belle storie ma solo augurare a due sportivi, due atleti, diversamente maestri di vita, di trovarsi ancora e di nutrirsi delle reciproche gioie, dolori ed esperienze.

Vincenzo Mascellaro, uomo di marketing, comunicazione e lobby, formatore, scrittore e oggi prestato al giornalismo

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