Search
Close this search box.

Wayne Gretzky. Dalla fattoria alla vetta del mondo

Prima di essere The great one, il milione di gol e le due statue, c’era solo una fattoria di cetrioli, un sogno e una stecca in regalo.
Wayne Gretzky

Ci sono dei momenti in cui tutto è fermo. Ci si ferma a guardarsi intorno e quello che c’è davanti non si conosce, ma l’aria si fa stranamente elettrica. Succede dunque che due emigrati decidono di comprare 10 ettari di fattoria in Ontario. I due sono riusciti a scappare dalla Russia poco prima dello scoppio della Rivoluzione d’Ottobre. L’Ontario significa una nuova vita, fatta di famiglia, animali e cetrioli.
È il 1938 quando la vita di Anton Gretzky e Maria cambia di nuovo: nasce Walter, canadese di nascita, ma ucraino di tradizioni. Walter è poco più che ragazzo quando si innamora di Phyllis, britannica; il loro sarà un incontro decisivo, uno di quelli che accade solo una volta nella vita. Walter sente la necessità di trovare un posto fisso, lontano dalla fattoria dove ha trascorso tutta la sua vita; insieme alla ragazza dunque lascia dietro di sé le coltivazioni di cetrioli, per andare verso nuovi lidi. Ha solo 19 anni quando fa il suo ingresso alla Bell Canada, azienda che gestiva il funzionamento del nuovo arrivato: il telefono. Per due anni il ragazzo lavora indefessamente, facendo solo poi ritorno a Brentford pronto a sposare la sua amata. Quell’aria elettrica che i genitori avevano respirato appena arrivati nel nuovo continente non si è ancora esaurita, la scossa più grande deve ancora arrivare. Passano pochi mesi dal matrimonio che viene al mondo Wayne, il piccolo di casa Gretzky.

Sempre di più

Passano pochi mesi dal matrimonio che viene al mondo il piccolo di casa Gretzky: Wayne.
Può darsi che il nome vi dica qualcosa anche da quest’altra parte dell’Oceano, certo è che lo stesso nome si ritrova riportato sotto due statue delle più importanti arene del Nord America, il Rexall Place di Edmonton e lo Staples Center di Los Angeles. C’è scritto proprio Wayne Gretzky, ma non basta; c’è scritto anche “The great one”.  
Il fatto è che a Wayne il destino ha riservato qualche sorpresa. Lui non è un bambino qualunque, lui diventerà presto il migliore, ma questo ancora non può saperlo. L’unica cosa che sa è che da piccolo di casa si ritrova presto a fare il fratello grande.  Kim, Keith e Brent, i tre fratelli, arrivano presto, in rapida successione. La famiglia si allarga e di conseguenza deve allargarsi anche la casa. Oltre alle dimensioni, per papà Walter c’è bisogno che la casa abbia uno spazio esterno adatto per permettere ai figli di praticare il loro sport preferito: l’hockey.

Wayne Gretzky
(Wayne Gretzky)

Una strada segnata

L’infanzia dei piccoli Gretzky è scandita dalle visite alla fattoria dei nonni nel fine settimana dove il sabato sera si guardava religiosamente Hockey Night in Canada. Alla fine del programma poi si passava ai giochi: mentre la nonna si improvvisava portiere, il piccolo Wayne cercava di segnare punto con la piccola stecca regalatagli da loro. Se a 2 anni impara goffamente a pattinare, a sei entra a giocare nella squadra cittadina dei bambini di 10 anni. Considerato un prodigio, è il più piccolo del gruppo, la maglia è troppo grande per lui e la infila distrattamente dentro i pantaloni dal lembo destro, gesto che rimarrà scaramantico per lui anche quando le divise gli saranno fatte su misura.

Wayne lavora più degli altri, ma non per dimostrare qualcosa, solo perché lo vuole fare

La passione che gli brucia dentro è ricca dell’elettricità che i nonni hanno sentito quel primo giorno alla fattoria. Si alza alle sette per allenarsi dietro casa, corre a scuola e torna subito veloce il pomeriggio per riprendere dove ha lasciato. Continua fino all’ora in cui Phyllis lo chiama per la cena. Wayne Gretzky  vuole pattinare, desidera più di tutto sentire il ghiaccio sotto i pattini, veloce come non è mai stato nessuno prima. A dieci anni inizia ad ottenere l’attenzione dei media quando segna 378 gol e 139 assist, arrivando poi ai 13 quando tocca i mille gol. Ma è lì che purtroppo qualcosa cambia.

Wayne Gretzky

Il tempo necessario

Nella piccola comunità cittadina di cui i Gretzky fanno parte da tempo, il talento di Wayne non è visto di buon occhio, anzi. Durante le partite inizia ad essere fischiato e deriso dai genitori dei suoi compagni e anche dagli addetti ai lavori nel campo. Ad ogni gioco si ripeteva la stessa scena: genitori muniti di carta e penna che contano il tempo di gioco di ogni ragazzo per poi aggredire il coach con insulti e minacce se lasciava giocare Wayne così a lungo. Il culmine si raggiunge il due febbraio 1975, poco dopo il quattordicesimo compleanno del ragazzo: le due squadre giovanili di Brentford erano state invitate al Maple Leaf Garden di Ottawa, per una grande festa sportiva. Appena Wayne entra in campo metà del palazzetto scoppia in un coro di grida e proteste.
È l’ultima goccia.

Una nuova vita

I Gretzky decidono di trasferirsi a Toronto, la mentalità sicuramente più aperta e cosmopolita della città avrebbe incentivato il talento del ragazzo. Non passa molto tempo prima che Wayne faccia il suo grande ingresso nella National Hockey League: nel 1979, a soli 18 anni inizia a giocare con gli Edmonton OIlers. Solo in quella stagione mette a segno 137 gol e successivamente è nominato il miglior giocatore del campionato, titolo che gli rimane per 7 stagioni consecutive. Per quattro volte vince la Stanley Cup insieme agli Oilers per poi passare a squadre americane di Los Angeles, St. Louis e New York. Nei suoi vent’anni di carriera ha infranto 61 record. Wayne Gretzky è riuscito a canalizzare la sua elettricità nel bastone da hockey e non c’è ancora stato nessuno ad aver vinto tanto quanto lui. Sulla vetta del mondo Wayne guarda indietro a tutto quello che ha passato, superato e conquistato ed è ricollegabile ad un singolo momento inciso nel tempo: Anton e Maria che hanno appena comprato una fattoria di cetrioli.

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

ARTICOLI CORRELATI

Marco Bruschini

Marco Bruschini. Nel mondo da romanista

Una conversazione giallorossa con Marco Bruschini, oggi direttore dell’Agenzia per il Turismo delle Marche e una carriera che lo ha portato a promuovere l’immagine di Roma nel mondo da Romanista o meglio, da Cavaliere della Roma.

Leggi tutto »
Zipline Lago d'Orta

Outdoor ai Grandi Laghi. In Piemonte

La magica atmosfera dei Grandi Laghi dell’alto Piemonte, tra sentieri profumati e giardini in fiore, si alterna a nuove esperienze outdoor e wellness sulle verdi e panoramiche montagne ossolane. Tra adrenalina e slow living, un’occasione per aprire la bella stagione.

Leggi tutto »
Rosadele Facetti

Rosadele Facetti. Una storia di famiglia

L’officina di famiglia, i motori come panorama quotidiano, i racconti del padre pilota, ifratelli che ne ricalcano le orme. Il destino, che aspettava solo il momento giusto, prende Rosadele per mano nel 1964 quando la ingaggia nella sua prima gara. Due volte campionessa assoluta italiana, un’esperienza importante e tragica in Argentina, la Targa Florio, le cronoscalate: un amore per i motori che diventerà anche matrimonio. In tutti i sensi.

Leggi tutto »

Brescia ’90

1990, i miei primi campionati italiani donne di Pistola Standard e P10 al Tiro a Segno Nazionale di Brescia. La lettera è tratta dall’epistolario fra me e il mio allenatore Ugo Amicosante, al quale confido le mie emozioni post gara, dopo aver avuto una lieta, lietissima novella…  

Leggi tutto »
Roma Olimpico

Olimpico. Ricordi e altre storie

Un tuffo nei miei ricordi romanisti degli anni ’70. Gli anni degli uomini oggetto, del manifestante solitario con il suo misterioso cartello e dello stadio rivestito di ombrelli neri stretti uno all’altro per ripararsi dalla pioggia. Altri tempi e altro calcio. Altro tutto, tranne il cuore generoso della Curva Sud, quello sì che non cambia mai.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi