È andata così.
È andata che l’attesa è finita, il calciomercato quasi anche, e Romelu Lukaku è un giocatore della Roma.
Saranno migliaia le voci e le bandiere che oggi pomeriggio animeranno Ciampino e la via Appia, quella nuova, parallela alla regina viarum, quella antica, la regina delle strade che da sempre e per sempre portano tutte a Roma. Migliaia di voci e bandiere che accoglieranno Lukaku e renderanno omaggio al presidente pilota e anche al Tiago Pinto qualche volta bistrattato di troppo ma che, a bocce ferme, è anche lui artefice di un miracolo.
Nel calcio di oggi, dopato di finanza petrolifera aggressiva e speculativa, come la vuoi chiamare una campagna acquisti fatta a cordoni stretti, se non miracolo?
Nel calciomercato romanista che più volte si è tinto di solo giallo sui nomi previsti, annunciati, quasi certi, più che certi e poi annullati, l’arrivo di Lukaku segna una liberazione, ma anche un punto di non ritorno. In una squadra che sta trovando il suo assetto, ma alla quale serve ancora qualche rifinitura, Lukaku, è oggi una linea di demarcazione che ci farà parlare di un prima e di un dopo.
Il prima è noto, inutile riepilogarlo. Il dopo è da costruire, inutile vaticinare.
Storie di calciomercato
In compenso al vaticinio ci pensano quelli a cui l’arrivo di Lukaku a Roma deve aver creato qualche reflusso gastrico. L’articolo che alle 8,43 di questa mattina apriva la nota testata di informazione sportiva con sede al nord ne sembrerebbe essere aulico esempio.
In effetti qualche sorriso lo strappa anche un altro articolo, questo invece del quotidiano sportivo della Capitale dal quale, ma forse avrò inteso male io, sembra che Lukaku a Roma sia anche velato merito del suo direttore. Articolo tempestivo pubblicato già eri sera, ma letto questa mattina. Meglio. In fondo iniziare la giornata con qualche sorriso in più non può far che bene.
Al netto quindi dell’attribuzione del merito che, a propria faccia e discrezione ognuno è libero di concedere a chi vuole, io mi stringo in un aneddoto del tutto personale.
La storia è semplice e inizia a metà luglio
Estate che esplode, spiaggia, mare, chiacchiere. Dario C. è un mio amico. Stesso mare, stessa spiaggia, ma prima ancora stessa strada, lui con una quindicina di anni meno di me, i suoi genitori mi hanno visto crescere e io ho visto loro diventare grandi.
Dario C. è tifoso della Roma per nascita. Mai stato altro. Una vita professionale che lo fa stare in pace con il mondo e migliaia di chilometri macinati con qualunque mezzo per seguire la Roma ovunque vada. Non un tifoso, quindi, ma il tifoso.
Ebbene a metà luglio Dario C. inizia a dire “io lo so chi prende la Roma”.
Come tutti, ovviamente. Come tutti, ognuno con il nome buono e segreto. Come ogni anno.
Fatto è che Dario C. mi dice “noi prendiamo Lukaku”.
Surreale. Presa in giro scontata, sonora e birra serale a chiudere. Come sempre.
Fatto è che la storia si ripete nell’intercalare dei vari annunci a mezzo stampa, immancabilmente poi floppati. Ogni volta Dario C. torna sul tema e mi argomenta con dovizia di particolari, aggiungendone ogni tanto qualcuno che, a suo dire, rendeva il quadro ancora più chiaro.
Zapata sì, Zapata no
Ultima in ordine di tempo, la vicenda Zapata.
“Ma ti pare possibile che la Roma si prenda un giocatore di 32 anni con un contratto di tre anni e che dopo non potrà rivendere?” Nel frattempo la stampa, quella paludata, dava la cosa fatta. “Vedi che adesso qualcuno inizierà a dire che forse no, non va bene, c’è un problema, aspettiamo un attimo, il contratto così o forse no…vedi, vedi”.
Morale dopo tre giorni Zapata salta e lui lapidario “…Zapata non c’è mai stato”. Non pago, aggiunge “…tempo una settimana e annunciamo Lukaku”.
In tutto questo con me c’è un altro amico comune, Fabrizio P., inutile dire romanista anche lui. Ebbene, sfiniti dall’assedio estivo di Dario C., alla fine gli diciamo “...va bene, hai ragione tu, se arriva Lukaku hai la cena pagata”.
È andata così
È andata che Dario C. è oltre un metro e novanta e a tavola mangia e beve come se non ci fosse un domani. Faticheremo a stargli dietro. La cena sarà per tre, ma mangeremo e berremo per sei.
Intanto Romelu Lukaku è arrivato a Roma e il futuro è tutto da scrivere.
Nomen est omen. Saggezza romano antica insegna che il nome è un presagio.
Romelu Lukaku, Roma ce l’ha nel nome.
Il destino adesso andiamocelo a prendere.