Gertrude Ederle non si impegnava. A lei non interessava più di tanto allenarsi in piscina. Il costume le stava scomodo, non le piaceva sentirlo appiccicato al corpo e la cuffia le dava fastidio ai capelli. Mentre le compagne di squadra scherzavano tra di loro immaginandosi sirene, creature leggere e sinuose, lei si sentiva più che altro un pesce fuor d’acqua.
Questo è solo l’inizio, però, e lei non sa ancora quello che l’aspetta.
“Perché lo dice papà”
Trudy, così era chiamata con affetto, sceglie di venire al mondo a New York nel 1905 da una famiglia di immigrati tedeschi. Henry Ederle era il fiero proprietario di una macelleria a Manhattan, in Amsterdam Avenue; vita di un certo agio e un cottage nel New Jersey, dall’altra parte dell’Hudson.
È lì che ogni mattina Henry sveglia la figlia: “Andiamo, è ora”, le dice. Lei ubbidiente si alza, mangia qualcosa, fa la borsa e va a nuotare.
Alla ragazza poco importava di praticare il nuoto, ma all’insistenza del padre non si sottrae. “A 9 anni bisogna seguire ciò che dicono i genitori” dirà poi.
Nuota Gertrude. Alla vita si affaccia così e così va incontro al suo destino. Un destino che passa per l’iscrizione alla WSA, la Women’s Swimming Association fondata nel 1917 a New York da Charlotte Epstein. È qui che allenamento e talento trovano la loro strada. In acqua, naturalmente.
Il desiderio in più di Gertrude
Le vittorie non tardano ad arrivare. Così come i record. Così come la qualificazione olimpica.
A soli 17 anni Gertrude prende parte ai Giochi Olimpici di Parigi del 1924. Il suo medagliere brilla con l’oro nella staffetta 4×100 stile libero e due bronzi, individuali, nei 100 e nei 400 stile libero.

Non male per una ragazza a cui non piaceva nuotare.
Getrude ha un’anima inquieta, i successi olimpici non le bastano, o forse sono proprio quelli che le liberano una personalità sopita. Adesso deve fare i conti con un desiderio nuovo. Adesso vuole stupire, sé stessa e forse anche gli altri e la sua sfida ora passa per il nuoto in acque libere e per le lunghe distanze
La prima delle sue imprese è nel giugno 1925 quando affronta le acque della Baia di New York: 22 miglia da Manhattan a Sandy Hook. Nuota per 7 ore e 11 minuti e fissa un record che sarà battuto solo ottantuno anni dopo da Tammy Van Wisse.

Verso l’Inghilterra
Nello stesso anno prova la prima volta la traversata della Manica. Gertrude quel giorno entra in acqua e guarda la distesa di blu che l’aspetta. Con lei c’è il suo allenatore, Jabez Wolffe, anche lui nuotatore che ha tentato ben 21 volte la prova. È con lei, ma non è convinto che le condizioni di salute della sua atleta siano ottimali per la prova; Gertude ha un terribile raffreddore che non le dà tregua da giorni.
I dubbi sono messi da parte, la traversata inizia, ma quando è già a buon punto Wolffe la ferma.
Forse la aiuta, come scrivono alcuni, e quindi le procura una squalifica. Fatto è che la tosse le sta facendo inghiottire troppa acqua salata. “Meglio essere prudenti”, dice Wolffe.
Gertrude vorrebbe continuare, ma non c’è verso. La traversata finisce lì, in mezzo al Canale, e si porta dietro anche il rapporto con Wolffe, da cui Gertrude non vorrà più essere allenata.
La Regina delle onde
6 Agosto 1926: Gertrude Ederle prova di nuovo ad attraversare il Canale della Manica.
Con lei c’è un altro allenatore. Ora si sente sicura.
La prova ha inizio alle 7:08 del mattino da Cape Gris-Nez. L’acqua è gelida, il grasso di cui si spalma il corpo la protegge, ma il senso dell’impresa le fa scorrere un brivido lungo la schiena. Ripensa a quanto il padre avesse insistito per farla allenare, ricorda le sue nuotate controvoglia. Le scorre tutto a mente e poi si vede qui, ora, nome tra i più noti del nuoto mondiale pronta a sfidare la sorte di un’impresa mai riuscita a una donna.
Gertude nuota come non ha mai fatto prima ed è ormai buio quando dalla costa di Kingsdown, in Inghilterra, si scorgono le luci della barca di appoggio.
Dopo 14 ore e 34 minuti Getrude tocca terra stracciando di ben 2 ore il precedente record, ovviamente maschile, fissato dall’argentino Enrique Tiraboschi.
Dopo di lei altre donne attraverseranno la Manica, ma solo nel 1950 Florence Chadwick, la tredicesima donna a completare la traversata, ne batterà il tempo.

Realtà nuove
Trudy torna a New York ed è accolta come un’eroina.
Il 27 Agosto per le vie della città si parla solo di lei, dovunque ci sono immagini dell’atleta e la parata in suo onore è una festa di popolo. Anche il presidente americano John Calvin Coolidge le renderà omaggio ricevendola alla Casa Bianca per celebrarne l’impresa e il successo.
Nel 1927 il cinema, nella pellicola “La scuola delle sirene”, e farà interpretare sé stessa.
Il silenzio apparente di Gertrude
Tutto cambia però nel 1933: Gertrude ha un incidente, cade dalle scale e l’aspetta un lunghissimo periodo di riabilitazione. L’udito, già danneggiato dall’infanzia a causa del morbillo è ciò che risente di più dall’accaduto, lasciando la donna completamente sorda.
Gertrude decide così di ritirarsi dalle scene, ma senza mai abbandonare il suo mondo dello sport e, anche questa volta, lo farà in maniera straordinaria. la sua nuova vita, la seconda che le è concessa, la dedica all’insegnamento del nuoto ai bambini non udenti. In comune lo stesso desiderio, una necessità quasi di sentire l’acqua che accarezza la pelle e il vedere oltre la superficie.
Gertrude riesce a riempire la vita di quei bambini che fino a quel momento avevano conosciuto solo silenzio e li porta in un nuovo mondo fatto di acqua fresca e bracciate lunghe.
Nel 1965 il suo nome entra nell’Olimpo dello sport, l’International Hall of Fame.
Nel 2003, il 30 novembre, arriva il tempo dell’ultima vasca.
Come l’acqua, anche la vita è moto continuo. Gertrude Ederle ha lasciato un segno nell’una e nell’altra.