Piacere, Giornarunner®. Una vita passata di corsa

Sintesi inaspettate, passioni che si sommano a passioni e che fanno la differenza nella vita. È così che Claudia Solaro racconta il territorio che la circonda, quello quasi commovente di bellezza delle Langhe, seguendo la sua vocazione alla corsa e alla scrittura. È così che è diventata la Giornarunner®.
Giornarunner®.

Piacere, Giornarunner®. Questo nome particolare che ho inventato nell’ottobre 2020 racchiude l’idea che ha fatto nascere un nuovo rapporto tra me e la corsa. Vi spiego perché.

Quella con la corsa è una lunga storia d’amore iniziata quando sono nata

Era il 1980, mio papà si era da qualche anno avvicinato al podismo per problemi di pressione. Lui non aveva mai fatto sport ed ha scelto la cosa più semplice, più naturale: la corsa. Sono cresciuta nelle podistiche dei paesi: la domenica in famiglia iniziava rigorosamente con la garetta su qualche bricco tra Langhe e Roero.

I miei step furono: carrozzina – passeggino – corsa. Da piccola, quando andavo a spasso con i miei genitori, se mi lamentavo di essere stanca loro mi dicevano: “Vediamo chi arriva primo fino a lì” e io partivo come una scheggia dimenticandomi della fatica. Dalla corsa alle corse il passo è stato naturale, con la prima coppa conquistata a 5 anni per la partecipazione ad una corsa podistica nel Roero di 8 km insieme a mio papà, con le dovute soste ai punti di ristoro per rifocillarci con pane e salame (e dunque riprendere a passo molto lento!). Giornarunner® è pieno zeppo di ricordi del passato di una bambina cresciuta “di corsa”.

Fin da ragazzina dimostrai di essere dotata

Partecipavo alle corse per ragazzi nei paesi e spesso battevo anche i maschi, dai dieci in poi mi ritrovai a vincere anche le corse su strada per gli adulti, tra le donne. Nelle categorie giovanili FIDAL mi sono tolta tante soddisfazioni: la principale è la convocazione nella Nazionale Italiana Allieve di corsa in montagna, nel 1997, conquistata sul campo con il terzo posto ai Campionati Italiani. Corsi in Germania in un incontro internazionale di livello europeo ed onorai la maglia Azzurra con un quinto posto individuale e una vittoria nella staffetta per nazioni.  Indelebili nei miei ricordi sono, tra le tante, la vittoria al Cross del Campaccio tra le Cadette e il terzo posto nelle finali nazionali dei Giochi della Gioventù, sui 1000 metri.

Il grande sogno

Ero una di quelle ragazzine cresciute con un grande sogno: vincere le Olimpiadi. Un sogno che, come succede ai più, si è infranto contro la dura realtà. Arrivato il diploma, mio papà mi disse di smettere di pensare a correre, che non mi avrebbe mai dato da mangiare, e di dedicarmi allo studio universitario.

La fase che ho passato come talentuosa atleta giovanile ha influenzato negativamente il resto del mio rapporto con la corsa e credo che sia molto più semplice amare la corsa se si inizia più avanti: è più facile farlo per sé stessi, magari anche con ambizioni, ma con una diversa maturità.

Per anni ho pensato che il mio valore come persona, agli occhi degli altri, dipendesse dai miei risultati. Questo perché te lo fanno credere molte persone nel mondo dello sport che, nel momento in cui non arrivano più i risultati, iniziano a guardarti con uno sguardo di compassione oppure neanche più a salutarti. Ci ho messo davvero tanto a capire che io valevo come persona indipendentemente da tutto il resto. In questo, devo dire che Giornarunner® ha risistemato un bel po’ le cose e migliorato molto la mia autostima!

Giornarunner®.
(Giornarunner®. Correndo a Govone)

Ma l’amore per la corsa è sempre stato così viscerale che non ho mai smesso.

Ho continuato a correre, a sperare, a darmi obiettivi, talvolta raggiungerli, molto più spesso no. Ho orientato la mia vita lavorativa verso la corsa, in modo da riuscire ad avere il giusto spazio da dedicargli quotidianamente. Ho raggiunto risultati di cui vado fiera, come l’1h21’36” in mezza maratona e 37’25” sui 10 km su strada. Sono orgogliosa delle vittorie alla mezza maratona di Novi Ligure e a quella di Asti, e a tanti, tanti piazzamenti di prestigio che ho raccolto. E poi c’è lei: la Maratona corsa a 18 anni, a Firenze. Volevo festeggiare la maggiore età in un modo che non mi sarei mai dimenticata e l’ho fatto correndo i 42 km e 195 metri. Mentre i miei coetanei festeggiavano in discoteca, io mi divertivo a fare i lunghissimi domenicali tra le colline del Roero, la mia terra d’origine.

Giornarunner®.
(Giornarunner®. Agliano Terme)

Il 2013

Poi, nel 2013, la mia storia d’amore con la corsa ha iniziato ad essere messa a dura prova a causa della mononucleosi. La mia vita sportiva ha questo spartiacque: con la mononucleosi il mio sistema immunitario è andato in tilt e ormai sono nove anni che faccio il dribbling tra problemi di salute di ogni sorta. Eppure, non smetto mai di correre o, per meglio dire, faccio degli “stop & go” in base a quello che mi capita ogni volta.

Per me correre è come respirare.

E’ una parte di me che c’è sempre stata e non riesco ad immaginare di riuscire a starne senza. Mi sentirei soffocare. E lo sa anche chi mi sta accanto e che mi ha sempre sostenuta. Da 25 anni ho accanto a me un uomo che sapeva che la corsa era compresa nel pacchetto: ha scelto me- corsa compresa- e non mi ha permesso di mollare, soprattutto non ha smesso di incentivarmi a sognare. I sogni cambiano, ma la corsa resta. 

Giornarunner®. E adesso la corsa è puro divertimento.

Niente più stress di risultati, solo bellezza. E con Giornarunner® racconto il mio territorio sui social, in particolare su Instagram, Facebook e provo pure su Tik Tok, e sul mio sito dove in ogni pezzo c’è un richiamo alla mia esperienza di corsa sul territorio di Langhe, Monferrato e Roero, che è una zona del Piemonte meravigliosa.

Ho buttato dietro alle spalle il mio passato in cui la corsa mi faceva piangere perché non mi dava indietro tanto quanto pretendevo da me stessa. Ma l’amore per la corsa, in casa mia, ha contagiato una nuova generazione. Potete immaginare l’emozione di andare a correre insieme a mio papà e a mia figlia. Quando ha iniziato a gareggiare arrivava sempre ultima: non aveva voglia di allenarsi e in gara si vedeva la differenza con le altre. Ma era felice anche solo di partecipare e io per lei. Avete mai visto un genitore felice per l’ultimo posto di suo figlio nello sport?

 

Claudia Solaro 42 anni, giornalista e blogger. In arte Giornarunner®.

ARTICOLI CORRELATI

Stefan Schwoch

Stefan Schwoch. Benvenuto al Sud!

Dura solo una stagione e mezza l’avventura in azzurro di Stefan Schwoch, altoatesino dal cuore partenopeo, che fu il leader carismatico di un Napoli in grande disarmo. La storia del forte centravanti, per sua stessa ammissione, ricorda molto da vicino il fortunato film “Benvenuti al Sud” diretto da Luca Miniero nel 2010 e interpretato da Alessandro Siani e Claudio Bisio.

Leggi tutto »
1934 Coppa del Mondo Austria-Germania

1934. Quella volta che il Napoli giocò ai Mondiali

Oggi siamo abituati alle squadre di calcio che indossano alternativamente tre o quattro versioni diverse delle loro maglie da gioco. Belle, Bellissime, ma qualcuna anche orribile, spesso diventano cimeli da collezione da inseguire con passione. Ma ci fu un tempo in cui perfino le Nazionali avevano una sola maglia da gara. E se si confondeva con quella degli avversari, beh, bisognava lavorare di fantasia…

Leggi tutto »
Andrea Ferroni

Enea Ferroni, i cavalli e il futuro che verrà

Dal suo amore per i cavalli al futuro che verrà, passando per progetti dichiarati a gran voce, Enea Ferroni apre la strada verso obiettivi inesplorati. Sua la sella approvata da Inail e FISE, suo il sogno di fare di una passione il suo lavoro

Leggi tutto »
Pallone

C’era una volta il pallone

Campi, spalti, regole vecchie e nuove. Tutto pensato per lui. E poi arbitri, pubblico e calciatori. Tutti intorno a lui, ambito, rincorso, calciato e rilanciato. Lui, l’indiscusso protagonista: il pallone. Ma cosa è accaduto al caro e vecchio pallone di cuoio? Come siamo caduti così in basso?

Leggi tutto »
Wataru "Wat" Mikasa

Wataru “Wat” Misaka

Wat è un Nisei. Così chiamavano i nippo-americani negli anni della guerra. Dicriminazione, ferite profonde, Pearl Harbour e tanto altro. Wat fa quello che non ti aspetti. Alto poco più di un metro e settanta, gioca nel basket universitario e trascina le sue squadre alla vittoria. A Hiroshima come interprete dell’US Army tre mesi dopo la bomba, non dimenticherà mai l’orrore. Nel 1947 sarà il primo giocatore di colore della Basketball Association of America, madre della moderna NBA, e aprirà la strada per tutti quelli venuti dopo di lui.

Leggi tutto »
Kenia Volkanoe

Kenia Volkanoe. Il trail running di una Guerrera De Montana

Kenia Volkanoe è una trail runner. Corre in luoghi meravigiosi, in Honduras, nell’area di Celaque e della sua montagna. Corre ogni giorno, per trovare un senso e un futuro. Corre e correrà fino a quando le sarà possibile perché lei è una guerriera di montagna e la sclerosi multipla vuole sfidarla a viso aperto

Leggi tutto »
Salvi

Lo spareggio dei poveri

1964. Il boom economico inizia a dare segni di raffreddamento, mentre il campionato di serie A è caldissimo. Il Bologna è tornato grande, spareggia con l’Inter e vince lo scudetto. In coda stessa situazione: a giocarsi l’ultimo posto di permanenza in A il Modena e la Sampdoria. È lo “spareggio dei poveri”, così lo chiamano, ma sarà bel calcio anche quello

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi