Piacere, Giornarunner®. Questo nome particolare che ho inventato nell’ottobre 2020 racchiude l’idea che ha fatto nascere un nuovo rapporto tra me e la corsa. Vi spiego perché.
Quella con la corsa è una lunga storia d’amore iniziata quando sono nata
Era il 1980, mio papà si era da qualche anno avvicinato al podismo per problemi di pressione. Lui non aveva mai fatto sport ed ha scelto la cosa più semplice, più naturale: la corsa. Sono cresciuta nelle podistiche dei paesi: la domenica in famiglia iniziava rigorosamente con la garetta su qualche bricco tra Langhe e Roero.
I miei step furono: carrozzina – passeggino – corsa. Da piccola, quando andavo a spasso con i miei genitori, se mi lamentavo di essere stanca loro mi dicevano: “Vediamo chi arriva primo fino a lì” e io partivo come una scheggia dimenticandomi della fatica. Dalla corsa alle corse il passo è stato naturale, con la prima coppa conquistata a 5 anni per la partecipazione ad una corsa podistica nel Roero di 8 km insieme a mio papà, con le dovute soste ai punti di ristoro per rifocillarci con pane e salame (e dunque riprendere a passo molto lento!). Giornarunner® è pieno zeppo di ricordi del passato di una bambina cresciuta “di corsa”.
Fin da ragazzina dimostrai di essere dotata
Partecipavo alle corse per ragazzi nei paesi e spesso battevo anche i maschi, dai dieci in poi mi ritrovai a vincere anche le corse su strada per gli adulti, tra le donne. Nelle categorie giovanili FIDAL mi sono tolta tante soddisfazioni: la principale è la convocazione nella Nazionale Italiana Allieve di corsa in montagna, nel 1997, conquistata sul campo con il terzo posto ai Campionati Italiani. Corsi in Germania in un incontro internazionale di livello europeo ed onorai la maglia Azzurra con un quinto posto individuale e una vittoria nella staffetta per nazioni. Indelebili nei miei ricordi sono, tra le tante, la vittoria al Cross del Campaccio tra le Cadette e il terzo posto nelle finali nazionali dei Giochi della Gioventù, sui 1000 metri.
Il grande sogno
Ero una di quelle ragazzine cresciute con un grande sogno: vincere le Olimpiadi. Un sogno che, come succede ai più, si è infranto contro la dura realtà. Arrivato il diploma, mio papà mi disse di smettere di pensare a correre, che non mi avrebbe mai dato da mangiare, e di dedicarmi allo studio universitario.
La fase che ho passato come talentuosa atleta giovanile ha influenzato negativamente il resto del mio rapporto con la corsa e credo che sia molto più semplice amare la corsa se si inizia più avanti: è più facile farlo per sé stessi, magari anche con ambizioni, ma con una diversa maturità.
Per anni ho pensato che il mio valore come persona, agli occhi degli altri, dipendesse dai miei risultati. Questo perché te lo fanno credere molte persone nel mondo dello sport che, nel momento in cui non arrivano più i risultati, iniziano a guardarti con uno sguardo di compassione oppure neanche più a salutarti. Ci ho messo davvero tanto a capire che io valevo come persona indipendentemente da tutto il resto. In questo, devo dire che Giornarunner® ha risistemato un bel po’ le cose e migliorato molto la mia autostima!
Ma l’amore per la corsa è sempre stato così viscerale che non ho mai smesso.
Ho continuato a correre, a sperare, a darmi obiettivi, talvolta raggiungerli, molto più spesso no. Ho orientato la mia vita lavorativa verso la corsa, in modo da riuscire ad avere il giusto spazio da dedicargli quotidianamente. Ho raggiunto risultati di cui vado fiera, come l’1h21’36” in mezza maratona e 37’25” sui 10 km su strada. Sono orgogliosa delle vittorie alla mezza maratona di Novi Ligure e a quella di Asti, e a tanti, tanti piazzamenti di prestigio che ho raccolto. E poi c’è lei: la Maratona corsa a 18 anni, a Firenze. Volevo festeggiare la maggiore età in un modo che non mi sarei mai dimenticata e l’ho fatto correndo i 42 km e 195 metri. Mentre i miei coetanei festeggiavano in discoteca, io mi divertivo a fare i lunghissimi domenicali tra le colline del Roero, la mia terra d’origine.
Il 2013
Poi, nel 2013, la mia storia d’amore con la corsa ha iniziato ad essere messa a dura prova a causa della mononucleosi. La mia vita sportiva ha questo spartiacque: con la mononucleosi il mio sistema immunitario è andato in tilt e ormai sono nove anni che faccio il dribbling tra problemi di salute di ogni sorta. Eppure, non smetto mai di correre o, per meglio dire, faccio degli “stop & go” in base a quello che mi capita ogni volta.
Per me correre è come respirare.
E’ una parte di me che c’è sempre stata e non riesco ad immaginare di riuscire a starne senza. Mi sentirei soffocare. E lo sa anche chi mi sta accanto e che mi ha sempre sostenuta. Da 25 anni ho accanto a me un uomo che sapeva che la corsa era compresa nel pacchetto: ha scelto me- corsa compresa- e non mi ha permesso di mollare, soprattutto non ha smesso di incentivarmi a sognare. I sogni cambiano, ma la corsa resta.
Giornarunner®. E adesso la corsa è puro divertimento.
Niente più stress di risultati, solo bellezza. E con Giornarunner® racconto il mio territorio sui social, in particolare su Instagram, Facebook e provo pure su Tik Tok, e sul mio sito dove in ogni pezzo c’è un richiamo alla mia esperienza di corsa sul territorio di Langhe, Monferrato e Roero, che è una zona del Piemonte meravigliosa.
Ho buttato dietro alle spalle il mio passato in cui la corsa mi faceva piangere perché non mi dava indietro tanto quanto pretendevo da me stessa. Ma l’amore per la corsa, in casa mia, ha contagiato una nuova generazione. Potete immaginare l’emozione di andare a correre insieme a mio papà e a mia figlia. Quando ha iniziato a gareggiare arrivava sempre ultima: non aveva voglia di allenarsi e in gara si vedeva la differenza con le altre. Ma era felice anche solo di partecipare e io per lei. Avete mai visto un genitore felice per l’ultimo posto di suo figlio nello sport?