Questa non è la solita favola.
Certo, c’è l’eroina, c’è il principe e ci sono i mostri, ma non tutto è andato come da copione.
Forse è meglio così…non siamo ancora sicuri.
Nel 1930 la nostra protagonista Gabriella Angelini, detta Gaby, è una bionda diciottenne minuta con lo sguardo deciso.
Come in ogni fiaba che si rispetti, Gaby ha molte ambizioni che non rientrano strettamente nei piani che i genitori hanno fatto per lei: studiare il pianoforte, frequentare un ottimo collegio milanese e infine convolare in un tranquillo e delicato matrimonio.
Gaby sa che c’è di più oltre le torri del suo castello, ma ancora non ha idea di cosa sia o come poterlo ottenere.
Donne che guardano al cielo
L’aviazione eroica aveva già accolto poche ma sorprendenti donne nei suoi ranghi: Rosina Ferrario era divenuta nel 1913 la prima donna italiana ad ottenere un brevetto di volo e nel 1928 Amelia Earhaht era salita a bordo dell’aereo di Wilmer Stultz per compiere la sua prima traversata dell’Atlantico.
Negli anni ’20 con uomini, industrie e raid aeronautici l’Italia è già avanguardia nel mondo, ma per chi guardava il cielo rimanendo con i piedi in terra gli aerei erano ancora draghi che tagliavano misteriosamente le nuvole.
E i draghi, è noto, non erano cosa per donne, tranne che per poche eccentriche, coraggiose e visionarie.
Fausto Cecconi, il trasvolatore
Gabriella Angelini ha una vita tranquilla, almeno fino a quando nel 1931 non entra in scena il Principe di questa storia: Fausto Cecconi. I due non si incontrano durante un gran ballo di corte, ma al pranzo dei trasvolatori atlantici perché la loro favola è diversa.
Fausto non è l’erede di qualche regno lontano, ma un giovane e prestante aviatore.
Nel giugno 1930 insieme al tenente colonnello Umberto Maddalena ha stabilito il primato mondiale di durata e di distanza in circuito chiuso, concludendo un volo senza sosta di 67 ore e 13 minuti di volo e nel dicembre 1930 è stato uno dei piloti della trasvolata Italia-Brasile.
Amor che move il sole e l’altre stelle
Tra Gaby e Fausto scatta una scintilla a prima vista.
Fausto le racconta delle nuvole e del cielo che si espande di fronte al muso dell’aereo e di come, mentre cala il sole, le stelle siano sempre meno timide nel loro comparire.
Gaby sorride e si chiede cosa si provi a sentire i piedi lasciare il suolo ma nulla di più. Per ora le basta Fausto con i suoi occhi azzurri che non sembrano poter smettere di brillare.
L’amicizia tra i due è immediata, forte, istintiva. Si sono trovati e lo sanno, ma quello che non possono sapere è che il tempo non gli sarà concesso.
La tragedia
Il 19 marzo 1931 un globo di fuoco accende il cielo di Tirrenia.
Il Savoia Marchetti S64 bis con a bordo Fausto Cecconi, Umberto Maddalena e il motorista Giuseppe Da Monte esplode in volo.
Gaby è sconvolta, il Principe è diventato fuoco, fumo e forse stelle, ma l’inferno, per chi ama, è sopravvivere.
Ma Gabriella Angelini non è una principessa qualunque, non si concede il beneficio di richiudersi nella torre più alta avvolta nella sua tristezza.
Gaby raccoglie il coraggio che Fausto le ha insegnato ad avvertire sotto la pelle e inizia a prendere lezioni di volo.
La sfida al cielo di Gabriella Angelini
Ora sarà Gaby a vedere se davvero le stelle sono così vanitose da comparire ogni sera.
Inizia a volare a Taliedo, vicino Milano, sul vecchio campo della Caproni macinando chilometri avanti e indietro su un aeroplano dalle ali recise, un drago ormai abbattuto, chiamato “Checca”.
È così che la principessa abbandona le lunghe vesti di corte per indossare le tute intere, casco e occhialoni.
Preso il brevetto di pilota all’aerocentro da turismo di Milano, Gaby ormai sa che i draghi non fanno più così tanta paura, bisogna solo capire come interpretarli.
Il Giro Aereo di Lombardia
Nel 1932, per dimostrarlo a tutti, Gaby si iscrive al Giro Aereo di Lombardia, unica avventuriera in un mare di uomini, sedendosi dietro il volante di un apparecchio così pesante da causarle 62 minuti di handicap su un viaggio di due ore di percorso.
Non c’è nessuna fata madrina che tenga.
Gaby arriva ultima, è umana, terribilmente umana e non nasconde la sua delusione: scende dal mostro di metallo, corre tra le braccia della madre che, per quanto poco confidente con le piste di volo è lì a tifare per lei, e piange.
Piange come chiunque principessa, eroina o semplice ragazza farebbe.
Francesco Monti, un gentiluomo
Ancora una volta però le sue lacrime hanno vita breve.
Tornata a casa Gaby trova ad attenderla un grosso mazzo di rose rosse mandatele dal suo istruttore di volo Francesco Monti.
Le rose la colpiscono, ma è il biglietto il vero regalo.
Degno dei migliori bardi del passato, Francesco Monti le scrive: “Alla più brava, coraggiosa e sfortunata dei miei allievi, con tutta la mia approvazione”.
La sfida continua
Gaby vuole la sua rivincita e in poco tempo riesce nel suo intento.
L’occasione è il Giro delle Capitali Europee, raid aereo delle maggiori località del Vecchio Continente.
Non so che idea possiate avere dell’eroismo, ma io non saprei come altro chiamare se non eroica la sfida di Gaby che si mette in volo senza paracadute (non lo ha trovato), nessuna assistenza da terra perché non aveva potuto comprare una radio e con un aereo neanche tra i più veloci della gara.
Avventure nel cielo
A soli vent’anni Gaby abbandona il nido di Taliedo e si dirige verso Monaco, conscia dei pericoli e dei mostri che potrebbero aspettarla ad ogni angolo.
Al suo primo incontro con le Alpi, i Giganti di Pietra l’accolgono con una terribile tempesta che la sconquassa in ogni direzione, ma le concedono comunque di uscire illesa e di arrivare a Momaco, città che descriverà come una fattoria-modello.
Fulmini e le saette sembrano però averla presa in simpatia: nella tappa Praga-Berlino si vede costretta a rientrare e telefonare al principe di San Severino, nobile suo conoscente, affinché le mandi un interprete ad assisterla nella situazione spiacevole. Il principe, in questo caso vero e non elettivo come quello di cui parla questa storia, si dimostra degno del suo nome e si presenta egli stesso in persona.
Marlene Dietrich e la dame italienne
Il viaggio di Gaby continua pieno d’incontri e carico di quella frizzante euforia che solo la storia di una giovane del genere può generare. Finalmente giunta a Berlino viene invitata a pranzo dall’eterea Marlene Dietrich, mentre a Copenaghen non crede ai suoi occhi quando si rende conto che sul campo di volo è schierato per accoglierla un picchetto d’onore e ancora più grande è la sopresa quando, una volta atterrata, dal picchetto dei soldati si stacca un generale danese armato di un roboante mazzo di fiori da donare alla “dame italienne”.
Fra Copenaghen e Stoccolma il suo drago, ormai diventato docile come un gatto di casa, sembra però decidere di ribellarsi e, rimasto senza benzina, costringe Gaby ad un atterraggio di fortuna in un campo di oche. Frastornata dal precipitoso atterraggio, Gaby emerge dall’abitacolo e si trova davanti un giovane contadino che, stupito davanti una creatura piovuta dal cielo quasi come se fosse una stella cadente antropomorfa, si presta a portarle cibo e carburante così che possa ripartire subito.
Più il viaggio si dipana in lungo e in largo, più cresce la fama della giovane aviatrice italiana. Una fama che addirittura la precede nelle varie capitali, con circoli e salotti più esclusivi che che gareggiano per accoglierla ed organizzano ricevimenti e pranzi in suo onore.
Il trionfo di Londra
Ormai la Gaby che da dietro il pianoforte guarda fuori dalla finestra con sguardo assorto è un ricordo lontano.
Adesso Gaby è una giovane donna che non si perde d’animo neanche quando nella tappa Calais-Londra rischia ancora una volta la vita.
Questa volta sono gli spiriti del vento a sconquassare il suo aereo. Dopo aver superato un mare agitatissimo, l’Inghilterra la accoglie con nebbia e correnti talmente forti da portarla fuori rotta. Dispersa in un mare di grigio, Gaby si vede costretta ad abbassarsi talmente tanto da leggere il nome delle stazioni ferroviarie attraverso lenti di occhiali sporche di olio e offuscati dalla pioggia. Quando finalmente riesce a poggiare di nuovo i piedi a terra nel grande campo di Londra, viene portata in trionfo al suono di “Little Gaby”.
Nella terra di Re Artù è questo il trattamento che una vera eroina si merita.
Si torna a casa
Se paragonata al resto dell’avventura, l’ultima tappa le sembra quasi una benedizione: Londra-Parigi e poi Parigi-Charmonix sono brevi flash di luce nella mente di Gaby che tuttavia si gode ogni momento in cui la fusoliera del suo areo fende le nuvole di cui Fausto le aveva tanto parlato.
Ogni tanto, anche se non lo avrebbe mai ammesso, tenta di parlare al suo Principe nel silenzio del cielo che egli amava tanto quando adesso ama lei. Gli chiede consigli, borbotta che lui probabilmente avrebbe trovato un aereo migliore con cui volare, ma che in fondo, per lei, ogni velivolo dopo “Checca” può solo andare benissimo.
A Charmonix, in un contrasto così stupefacente da farle sorgere un sorriso incontenibile sul volto, c’è di nuovo sua madre ad attenderla. Le due donne si abbracciano e Gaby capisce che non importano i quintali di fango che le hanno congelato le ossa o le volte in cui ha pensato di non farcela, se sua madre è qui con lei adesso andrà tutto bene.
Come in un sogno, le due donne salgono insieme sull’aero di Gabriella e si dirigono così verso Milano. Appena tornate è festa: fiori, telegrammi, pranzi e discorsi avvolgono Gaby in un turbinio di emozioni.
Chi vola vale
In poco tempo, però, il desiderio di rimettersi in volo ha la meglio.
Gaby vuole dimostrare, ancora una volta, che una principessa può trovarsi a suo agio nei salotti della borghesia milanese così come nell’immensa oscurità del cielo notturno.
Ha un’idea forte, Gaby: ha in mente un raid con destinazione India e Cina “per recare un messaggio di amicizia agli italiani d’Oriente”.
Gaby è consapevole dei pericoli che l’aspettano ma si sente pronta.
A bordo di un Breda 15 dotato di strumenti migliori del precedente e l’aurea dell’abbraccio della madre che ancora la circonda, il 16 novembre Gabriella Angelini parte alla volta di Marsala e da lì verso Tunisi.
Di nuovo il suo mondo si divide per tappe: da Tunisi si spinge verso Tripoli e da lì fa rotta su Bengasi.
Libia, ultimo cielo
È il 3 dicembre 1932. Gabriella Angelini vola fra Bengasi e Tobruk quando un sibilo simile a quello di un serpente si fa strada intorno a lei, avvolgendola nelle sue spire. L’aviatrice trattiene un sospiro: finora ha sempre dovuto combattere contro demoni di acqua e aria, mai contro i geni delle sabbie.
La lotta si fa accesa.
La tempesta di sabbia le ostruisce la vista, la frusta e scuote il suo aereo come se fosse il giocattolo di un bambino.
Gaby sa cosa vuol dire combattere contro creature invisibili, continua con tutte le forze a lottare, ma improvvisamente il drago che sta cavalcando perde forza e si abbatte al suolo.
L’ultimo sussulto di motore e di vita rompe il silenzio del deserto e si perde nello schianto in una valle desertica chiamata Nadi Ghelda.
Gabriella Angelini è un sogno che non finisce
La storia di Gabriella Angelini si conclude così, legata al destino del suo aeroplano e con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Nello schianto il corpo di Gaby rotola per diversi metri fuori dall’apparecchio.
La mano misteriosa della vita fa sì che il paracadute, che si era aperto, avvolga l’aviatrice come se fosse il più splendido dei sudari, quasi a volerla proteggere, lei, creatura dei cieli, dall’aggressione della terra.
Per due giorni Nadi Ghelda è un tempio di silenzio.
Gaby è indisturbata fino a quando a un gruppo di esploratori il destino non concede il privilegio di ritrovarla.
Ciao Gaby, amica mia
Gaby la trovano con lo sguardo sereno, la medaglietta della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori, stretta tra i denti e con una piccola foto che emerge dalla tasca posta in corrispondenza del cuore.
È la foto di Fausto Cecconi, il Principe di questa storia che non ha mai dovuto salvare Gaby.
Lei ci è sempre riuscita benissimo da sola fino a quando, forse, non ha pensato che fosse giunto il tempo di andarselo a riprendere il suo Principe.
E alla fine di questa storia, a te che non ho mai conosciuto e che ho incontrata per caso, posso solo dire ciao Gaby, amica mia.