Ho vissuto i primi anni della mia vita in un piccolo rione in provincia di Pozzuoli, vicino Napoli, dove la situazione sociale non era delle migliori. La mia lotta è iniziata proprio lì. La svolta poi è arrivata quando la mia famiglia decise di uscire da quel contesto e trasferirsi a Napoli.
Era chiaro che le difficoltà di ambientamento sarebbero state molte. Ci ho messo un po’ per integrarmi nel nuovo quartiere.
Mio padre, ex lottatore, decise di portarmi in palestra di lotta visto che ero abbastanza iperattivo.
In palestra a 8 anni
Entrai per la prima volta in palestra a 8 anni come il figlio di un ex lottatore con molto talento e poca testa, che non era riuscito a sfondare. Le prime parole del mio maestro furono: “Ragazzo, ti posso insegnare tutto ma, per fare il lottatore, devi avere il cuore. Quello o ce l’hai o non ce l’hai”.
Molti non credevano in me.
Il primo titolo
Non sembravo un enfant prodige, anzi, all’inizio ero molto scoordinato e di me si diceva: “Ma se non sa nemmeno correre dove va?”.
A dieci anni ho vinto il mio primo campionato italiano stupendo tutti: dimostrai che quel cuore ce l’avevo, che avevo le giuste pontenzialità e che la lotta era il mio sport.
Negli anni più importanti della mia crescita sportiva non sono potuto andare in giro per il mondo ad allenarmi ma, fortunatamente, proprio in quel periodo la mia palestra, per risultati ed elementi di valore, era seconda solo al G.S Fiamme Oro della Polizia di Stato.
Sono riuscito quindi a crescere molto bene senza avere la necessità di spostarmi più di tanto.
Stati d’animo
Il mio sport è davvero uno sport duro, dove la cultura del sacrificio viene insegnato già da bambini.
Personalmente ho avuto molti alti e bassi, diversi momenti in cui ho pensato di smettere perché non valeva la pena sacrificarsi così tanto. Poi la voglia di emergere, il supporto di tutte le persone che mi vogliono bene, mi hanno aiutato ad uscire da questi attimi nei quali avrei lasciato tutto senza rimpianti.
Quando sono riuscito ad entrare nel G.S VV.F Fiamme Rosse dei Vigili del Fuoco ho coronato uno dei miei sogni più grandi: far diventare la lotta, il mio sport preferito, anche un lavoro, l’impegno che poteva dare, con passione e dedizione, l’indipendenza economica tanto desiderata.
Lo sguardo al futuro
Tutto questo non è stato un punto di arrivo per me bensì il punto di partenza, la base di sicurezze per impegnarmi ancora di più e per ricordare a me stesso che avevo le condizioni migliori per volare, per ricercare delle medaglie internazionali importanti. Fra tre anni spero di poter puntare ai Giochi Olimpici di Parigi 2024.
Ci proverò con serenità, con la consapevolezza che intanto qualcuno ha investito su di me, sui miei sogni, sul mio talento; con una fiducia che spero di ricambiare presto.