Nell’immaginario collettivo, la parola Wimbledon rimanda immancabilmente al famoso torneo di tennis che si tiene ogni anno tra giugno e luglio sul prato verde dell’omonimo sobborgo a sud di Londra. Ma a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, anche la locale squadra di calcio assurse all’onore delle cronache sportive vincendo la FA Cup contro il Liverpool di Kenny Dalglish, fresco campione nazionale.
Passeranno alla storia del calcio come la Crazy Gang, ma il termine non rende bene l’idea di quanto veramente fossero pazzi e di quale calcio violento si fecero protagonisti.
Un’improvvisa ascesa
A inizio anni ’80, il Wimbledon militava ancora nella quarta serie inglese. Sotto la guida di Dave Basset, il club fu protagonista di una rapida quanto clamorosa scalata fino alla promozione in First Division (l’odierna Premier League) nel 1986. Il presidente era Sam Hammam, vulcanico uomo d’affari libanese dai modi poco ortodossi, che era solito minacciare i suoi giocatori con visite al museo in caso di sconfitta. Si racconta anche che si divertisse a chiudere a chiave nel proprio ufficio i giocatori che non erano convinti di firmare il rinnovo di contratto. Tanto per rendere l’idea del personaggio, l’allenatore Bobby Gould raccontò che il presidente gli permise di acquistare l’attaccante Terry Gibson solo a condizione che prima ingoiasse una dozzina di testicoli di pecora. “Li ho bagnati nell’aceto e poi ho mangiato tutto il più velocemente possibile”, così racconterà.
Quella squadra non si distingueva per il gioco innovativo, né per la presenza di campioni, ma era temuta da tutti gli avversari perché era composta da teppisti prestati al calcio. Soprattutto nelle partite in casa, i giocatori del Wimbledon usavano ogni metodo per intimorire gli avversari. Negli spogliatoi suonava musica metal ad altissimo volume. Nel tunnel dove le squadre si incontravano per entrare in campo, i dons minacciavano gli avversari spiegandogli con dovizia di particolari quali ossa gli avrebbero spezzato.
Insomma, nessuno voleva incontrare quei delinquenti del pallone, ribattezzati dalla stampa Crazy Gang.
La Crazy Gang
La “banda di pazzi” aveva costruito un solido cameratismo basato sulla violenza. L’iniziazione dei nuovi giocatori poteva comportare la chiusura nel bagagliaio della propria auto, vestiti bruciati e scarpe inchiodate al suolo. Pare che qualcuno fu pure appeso penzoloni su un ponte del Tamigi. Quando alloggiavano in albergo per le trasferte, spesso il letto di mister Basset volava via dalla stanza.
Capitano di questi scalmanati era il portiere Dave Beasant, soprannominato Lurch per la stazza imponente e la somiglianza al maggiordomo della famiglia Addams.
Poi c’era il possente leader difensivo Eric Young, nato a Singapore ma nazionale gallese, ricordato con il soprannome di Ninja per via delle sue entrate spettacolari e della fascia di lana che portava sempre in testa.
Il giocatore di maggior talento era il centrocampista Dennis Wise, mix di genio e irrazionalità. Di lui, Sir Alex Ferguson disse: “He could start a fight in an empty room” (“È in grado di scatenare una rissa in una stanza vuota”).
Il terminale offensivo era il granitico John Fashanu, gigante di origini nigeriane di quasi un metro e novanta.Di lui ricordiamo anche il fratello minore Justin, primo calciatore professionista a dichiarare alla stampa la propria omosessualità. Famoso in Italia grazie al tormentone di Peo Pericoli (personaggio di Teo Teocoli) nel programma Mai dire gol, la sua particolarità era che non si lamentava mai della durezza dei difensori avversari. più che altro era molto spesso lui che si rendeva protagonista di entrate al limite del processo penale per recuperare il pallone.
Infine c’era Vinnie Jones
Gladiatore del centrocampo, era il più duro di tutti, non a caso soprannominato Psycho. Collezionista di cartellini rossi (ben 12 in carriera, di cui uno rimediato dopo appena 3 secondi dall’inizio della partita) è stato autore di parecchi gesti inconsulti, come la famosa strizzata ai testicoli di Paul Gascoigne in un Wimbledon-Newcastle del 1987. La Football Association gli comminò una bella squalifica nel 1992, a seguito dell’uscita di un documentario nel quale mostrava entrate violente sue e di altri giocatori, invitando i giovani calciatori a prendere esempio per diventare dei duri.
Oggi, grazie alla sua faccia cattiva, fa l’attore. Ha girato due film con il regista Guy Ritchie e ha interpretato il villain Fenomeno nel film X-Men – Conflitto finale.
Ricorda Fashanu
“Quando arrivammo in hotel, una settimana prima della finale di Fa Cup, la regola fu che nessuno doveva farsi la doccia per i successivi 7 giorni, altrimenti sarebbe stato picchiato a morte. Ci sentivamo orrendi, non ci lavammo i denti, Vinnie Jones sequestrò i nostri spazzolini e li chiuse in una stanza. Eravamo disposti a qualsiasi mezzo per battere il Liverpool in Finale.”
La finale di FA Cup
È il 14 Maggio 1988, l’atteso giorno della finale di FA Cup. In campo il blasonato Liverpool fresco campione d’Inghilterra e il Wimbledon, che fino a pochi anni prima galleggiava tra le categorie inferiori.
Una sfida tra i campioni e i disgraziati, tra i ricchi e i poveri, tra chi cerca il double e chi non ha mai vinto niente. Ironia della sorte, i primi sono vestiti interamente di rosso e i secondi interamente di blu, come nei biliardini al bar. Il Wimbledon arriva a giocarsi la Coppa d’Inghilterra dopo aver eliminato West Bromwich Albion, Mansfield Town, Newcastle, Watford e Luton Town. I rossi di Dalglish hanno invece avuto la meglio su avversari di caratura superiore: Aston Villa, Everton, Nottingham Forest.
I pronostici della vigilia vedono superfavoriti i rossi.
Davanti ai 98 mila spettatori di Wembley, la Crazy Gang mette subito in chiaro che ha intenzione di vendere cara la pelle
Anzi, verso la fine del primo tempo Lawrie Sanchez, un centrocampista nordirlandese di origini ecuadoriane, insacca di testa una punizione battuta da Wise. Il Liverpool si riversa in attacco e sfiora più volte il pareggio. Attorno all’ora di gioco John Aldridge, centravanti dei reds, si procura un rigore per fallo di Goodyear e si presenta sul dischetto. Incredibilmente Beasant si oppone al tiro dell’avversario: è la prima volta che viene parato un rigore in una finale di Coppa d’Inghilterra. Il portiere dei dons continua a fare miracoli sui tiri disperati degli avversari, mentre i suoi compagni colpiscono tutto ciò che si muove con una maglia rossa addosso.
Il Wimbledon riesce a conservare il vantaggio e al fischio finale è tripudio.
Capitan Beasant si reca sul palco d’onore, dove la principessa di Galles Diana Spencer, magari un po’ stordita dal fetore, gli consegna la tanto agognata coppa.
Così la Crazy Gang di Wimbledon scrive una pagina indelebile della favola del calcio britannico.
Una fine sommessa
Alla fine degli anni ’90, purtroppo, il club ha iniziato una inesorabile fase discendente che lo ha portato al discioglimento nel 2004. Ma i tifosi del sobborgo meridionale di Londra hanno ricostruito il club, che oggi si chiama AFC Wimbledon e gioca nello stadio di Plough Lane, nella quarta divisione inglese.