E quanno more er prete…
Così inizia il coro di uno dei più importanti gruppi di tifosi romanisti, i Fedayn, che proprio un anno fa hanno celebrato il loro cinquantesimo anno di presenza in quello spicchio di Curva Sud reso celebre da nomi storici della tifoseria giallorossa. Uno su tutti Roberto Rulli, vera e propria icona del tifo romanista.
Protagonisti di mille e mille partite, in casa e fuori, in Italia e in Europa, tutti sanno quanto siano importanti le tifoserie organizzate e quanta storia ci sia dietro un nome e una pezza.
La pezza, come la chiamiamo noi curvaroli, non è solo uno striscione di stoffa; è sacrificio, amore, passione.
Nei giorni scorsi la pezza dei Fedayn è stata protagonista di una maledetta storia di rivalità, odio e violenza. Prima rubata con un agguato pianificato nei minimi dettagli e poi bruciata.
È notte fonda mentre scrivo.
Davanti a me scorrono ancora una volta le immagini che mai mi sarei aspettato di vedere.
I social sono impietosi, conservano anche quello che non vorresti più vedere: striscioni capovolti, scritte inneggianti violenza, “Avete scelto amici sbagliati” hanno anche scritto.
Sono immagini raccapriccianti di fiamme che oltraggiano, ma che non possono cancellare un gran pezzo di storia di tifo.
Nulla possono ripsetto al cuore di gente che per quella pezza si danna l’anima per una settimana intera.
“Mi spacco la schiena per arrivare a stare con te una volta alla settimana, novanta minuti di amore, isolato da tutto e tutti…”. Quante volte l’abbiamo detto, quante volte lo abbiamo sentito dire!
Il futuro da riprendere
Quello che è successo pesa come un macigno e, soprattutto, rischia di innescare un meccanismo perverso e maledetto nel futuro delle tifoserie. Il mondo ultras mi appartiene in tutta la sua storia, i miei anni, trentasette di appartenenza alla Curva Sud, mi portano a rivedere persone e personaggi che hanno reso la mia Roma calcistica grande, immensa, unica.
Un grande amore. Un grande amore che deve beffare la violenza ignorandola. Solo così ne usciremo.
Amore oltre ogni logica
Non c’è nessuna “grandezza” nell’essere stati protagonisti di una conquista (?) a tradimento, colpendo alle spalle, tanti contro pochi, per riuscire a portare via qualcosa che vale molto di più di una palla di cuoio. Bandiera, sciarpa e pezza sono parte integrante di un amore sconfinato, a volte oltre ogni logica, e noi di Curva sappiamo bene cosa significa. Per noi la pazza gioia di essere romanisti è un’aforisma che ci lega tutti insieme, generazioni fianco a fianco.
Oggi, dinanzi a tanta violenza vigliacca, ancora di più dobbiamo difendere il tifo popolare della curva dal tifo violento di frange che nulla hanno a che vedere con l’idea di calcio e di amore per la maglia che noi abbiamo.
In Curva come sempre
Si dice nel mondo ultras che un avvenimento del genere porti allo scioglimento del gruppo offeso. Non sono per nulla d’accordo.
Un gruppo come quello dei Fedayn deve continuare a vivere la propria storia, a occupare quello spicchio di stadio e a far partire i cori come ha sempre fatto, da oltre cinquant’anni a oggi.
Oggi i Fedayn non sono soltanto Podere Quadraro, sono la Roma e i tutti i suoi tifosi.
Oggi, anche se il cuore brucia, l’unica risposta possibile rimedio è sommergere la vigliaccheria con il silenzio e l’indifferenza totale.
Il gruppo dei Fedayn deve rimanere al suo posto, compreso lo striscione. Non sarà la stessa storica pezza, ma poco importa alla gente di Curva, agli ultras, quelli veri, che sugli spalti portano il cuore e che non si fanno forti dietro un atto vandalico.
Cuore vs. violenza
Questa è soltanto la mia modesta opinione da innamorato della Roma che non vuole alimentare altre polemiche né buttare altra benzina sul fuoco. Di fiamme ne abbiamo già viste abbastanza.
Io lo so cosa significa. Io ho cantato per anni contro Vincenzo Paparelli, tifoso laziale morto per colpa di una scellerata violenza, senza stare a pensare che quell’atto disgraziato ha tolto la vita a una persona che quel pomeriggio non è tornato a casa da chi gli voleva bene.
Ho capito dopo, ma ho capito e per questo, oggi, quelle immagini di violenza mi rivoltano il cuore.
Il tifo popolare della Curva non merita questo.
Il tifo popolare è passione e la nostra è immensa: si chiama Roma.