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San Siro Rock Star. Dove suonano le leggende

Una lacrima,un ricordo, un emozione. La musica live è legata storicamente ai luoghi. L'attimo, un fermo immagine è impresso in un abbraccio, in una canzone, al compagno che avevi vicino. E quel tempio, San Siro ne ha regalati a milioni di fans. Oggi, parlare di demolizione è come abbattere un’idea, una storia, cancellare un luogo di culto. Da esso la parola cultura. Solo per ciò che ha rappresentato, ospitato e celebrato, bisognerebbe elevarlo a “monumento della musica nazionale”. San Siro, la Scala del rock, come lo definì Mick Jagger. Oltre 130 concerti, il meglio del rock mondiale ha calcato il suo terreno di gioco. Bowie, Vasco, Marley, Stones. Quarant'anni ed oltre a suon di musica e non sentirli. Finché ce ne hai stai lì, lì nel mezzo.
San Siro

A tutto c’è un inizio. Anche nel rock’n’roll. Come una linea temporale. Se gli splendidi Sixties avevano trasmesso un messaggio politico e sociale, dentro gli anni ’80, ad “esistere” per la prima volta c’erano gli stadi e concerti. Non si captava ancora il concetto di arena musicale e dei grandi show, tutto era under construction e meravigliosamente no-border.
Le prime gradinate, le prime curve aperte, tutto musicalmente romantico, vivo, come il primo “eroe” italiano capace di riempire uno stadio: lui, mister Edoardo Bennato. L’apolide del rock, il cantastorie dei campi flegrei, il pirata con la chitarra. Il suo vinile? Un milione di copie vendute. Burattino Senza Fili, uno sberleffo, un pugno in faccia, tra denuncia e sarcasmo. Nell’aria le vicissitudini di Bagnoli, il lavoro, la precarietà e il sentirsi controtendenza, anarchico, fuori la rotta.
Testardo, folle, quel tour che si doveva chiudere al San Siro era “pura pazzia” gli dissero. Intorno l’aria era pesante.

19 Luglio 1980. Bennato, la follia rock partenopea diventa realtà

Tempi delicati, a tratti oscuri, con retaggi violenti del passato. La data che contribuì a identificare un pezzo di storia del rock italiano era annunciata: 19 Luglio 1980. Inizialmente 60 mila ticket venduti, a riempirsi fu tutto San Siro. Sold-out, prato compreso. Il primo in assoluto per un cantante, e per giunta italiano e in una città come Milano.
Bennato, armato di kazoo, chitarra e tamburello non era nuovo alle sfide. Tre anni prima nel 1977, ad una Festa dell’Unità di Modena aveva cantato dinanzi ad una folla oceanica. Le cronache dell’epoca parlarono di 500 mila persone presenti. Ma San Siro, per quella sua “prima volta” era magico. Ti dominava certamente, ma di passione, di energia, di positività. Solo in alcuni contesti e situazioni il suono, la voce e il pubblico può trasformarsi in qualcosa di leggendario. Come una preghiera mistica, un’onda anomala, una adunata devota a un dio a tinte rockeggianti a cui affidare le proprie speranze. Le luci a San Siro che illuminarono il rock in quell’atmosfera erano gli accendini di un popolo in attesa. I maestri sul palco: Enzo Avitabile al sax, Ellade Bandini e Tony Cercola alle percussioni e alle tastiere Mark Harris. Di quella serata ne venne fuori uno speciale di due puntate curato dall’immenso Gianni Mina. E tutto torna o ritorna, da un inizio, si passa per la follia, e si conclude scrivendo la storia.

Bennato a San Siro 1980
(1980. Edoardo Bennato a San Siro)

“Mister 130” e l’inizio dell’epopea della musica live negli stadi

Il signor Giuseppe Meazza (detto Peppino), autentica leggenda del calcio italiano, ha un merito onorevolmente extra-sportivo: legare il suo nome ad un “tempio della musica mondiale”, tanto da collocarsi con il nomignolo affettuoso (per lo stadio), di “Mister 130”. Se Edoardo Bennato inaugurò la golden-age della musica negli stadi, il decennio musicale 80-90′, contribuì in maniera decisiva ad elevare il concetto di eventi-live. Il rock, nei suoi album e nelle sue produzioni, divenne un qualcosa di sempre più legato all’immagine. La comunicazione e la pubblicità di loro risposta, insieme al mondo delle televisioni, si avviavano verso una globalizzazione dell’intero comparto. Tutto si relegò ad un modus operandi altamente d’impatto; messi da parte i contenuti e i messaggi sociali, la musica si propagava verso la cura di nuovi stili, legati alla moda e al glamour. L’apparire spodestò di gran lunga l’essere. In tutta questa contestualizzazione, anche gli stadi assorbirono le nuove tendenze.

The Boss a San Siro
(1985. Bruce Springsteen a San Siro)

I concerti si trasformavano pian piano in show e misero al centro del palco un modello di spettacolo che andava oltre l’artista, consacrandone maggiormente l’esibizione e il confronto con il pubblico. Dati che oggi sembrano all’ordine del giorno, ma che agli inizi degli anni ‘80 edificarono la storia rock di San Siro.
Autentiche leggende calcarono il palco di “Mister 130”. Oltre l’affluenza, concerti passati di generazione in generazione, tale ne fu l’importanza. Dylan, Bowie, Springsteen, Stones, Madonna e Micheal Jackson, tanto per citare qualcosa di “ultraterreno”, al di sopra del concetto stesso di musica.

Il 1980 fu l’anno di Bob Marley a San Siro

O per meglio ricordare quello del “Io c’ero”. Ad aprirlo un “certo” Pino Daniele, che veniva dal clamoroso successo di Nero a Metà. La Milano da bere degli anni 80, modaiola, frenetica, stilosa, si apriva al grande pubblico, agli enormi palcoscenici.
Il profeta del reggae suggellò anche un altro messaggio: le arene potevano trasformarsi in un grande messaggio di pace.

Bob Marley San Siro
(1980. Bob Marley a San Siro)

Anni ’90. Vasco e Luciano

Gli anni ‘90 aprirono San Siro a due grandi leggende del rock italiano: Vasco Rossi nel 1990 e Luciano Ligabue nel 1997.
Vasco con San Siro scrisse una lunga storia d’ amore, con la sua carriera e con i suoi fans. Il Blasco bissò i sold out per altre ventotto volte.
Il Liga nazionale era sulla cresta dell’onda grazie all’album “Su e giù dal palco”. Mai esordio fu più leggendario.

Anni 2000. Le band

Gli anni 2000 portarono band mondiali sotto i riflettori milanesi: gli Stones nel 2003 e gli U2 nel 2009.
Il nuovo millennio portò con sé anche strutture futuristiche, pensate come music-show. La musica si concentra tutta su luci, coreografie dall’impatto visivo senza precedenti. Maestosi palcoscenici, led wall, maxi schermi, tutto viene spinto e portato verso l’eccesso, prendendosi i pro e contro. Un dato resta impresso sin ad oggi. Dal 1980 al 2019, gli artisti che si sono esibiti alla “scala del rock” sono stati circa 51, tra cui 30 italiani e 21 stranieri. Quarant’anni di storia, cultura e passione rock. 
A San Siro ogni filo d’erba è intriso di cultura musicale.

Rolling Stones 2003 Milano
(2003. I Rolling Stones a San Siro)

Le radio e un’intuizione

La Milano da Bere degli anni ‘70 era una finestra su un nuovo mondo.
Tutto ruotava intorno a nuove epoche mass-mediali. Moda, glamour, pubblicità. Da lì nascevano nuovi linguaggi e avventure. Le radio e le televisioni pulsavano di immagini, musica e anche show-biz. Tra lustrini e paillette, la capitale meneghina era proiettata verso i primi vagiti del marketing. Dalla musica, le emittenti radiofoniche formavano i primissimi speaker e conduttori. I nomi? Radio Milano International, Radio Città, Radio Stramilano.
I sogni, i progetti, non si realizzano però senza gli uomini.

Radio Milano International
(Radio Milano International)

Mario Giusti era l’uomo perfetto. 

Classe 1951, già noto nell’ambiente radiofonico milanese, nel 1980 Mario Giusti decide per passione e follia di invitare Bob Marley al Meazza.
Ferrato, esperto, visionario del mondo dei live (nel 2000 fonda insieme a Ferdinando Salzano la Friends e Partners), raccoglie la sfida insieme al suo amico Franco Mormone.
Mario Giusti era un esperto d’arte e dall’Inghilterra gli arriva la proposta di Bob Marley. Intuizione, estro, pazzia, Giusti si reca subito dall’ assessore allo sport Paride Accetti. Poche parole con il sindaco Tognoli, che da il suo ok, e il concerto è ufficiale. Quello che verrà dopo è la storia di un evento senza precedenti. Che segnerà per sempre la storia di quel tempio chiamato “Mister 130”.

C’è chi dice no. Salviamo San Siro

Da un lato il futuro, con le sue visioni avveniristiche, dall’altro la storia, la passione, un modo di pensare.
San Siro, il buon vecchio Meazza è di fronte ad un futuro quanto mai incerto. Sono scesi in campo, è proprio il caso di affermarlo, i signori del calcio italiano, quelle leggende che portano nomi come Sandro Mazzola e Gianni Rivera, che affiancheranno i 20 Comitati milanesi di “Si Meazza”. Anche la cultura ha fatto la sua parte, con le adesioni di stelle internazionali come Bruce Springsteen e Little Steven.
La musica, la cultura, non si comprano al mercato. Vanno tutelate, protette, salvaguardate.
Le logiche si scontreranno da qui al dopo 2026, date in cui dovrebbe sorgere “La Cattedrale”. Un’opera di 1,2 miliardi di euro, con intorno parcheggi, aree tematiche, in una sorta di villaggio e polo dello sport futuristico. Il nuovo impianto ospiterebbe le partite di Inter e Milan, ma il nodo da sciogliere è la tanto discussa demolizione del leggendario Stadio Meazza.
In termine di costi tecnici ci sarebbe una spesa di circa 52 milioni di euro, senza tralasciare la tematica del tremendo impatto ambientale. Con l’opera di smantellamento si andrebbe a produrre un carico di anidride carbonica sull’ambiente pari a 210 mila tonnellate, senza contare i costi in termini “green” del quasi 90% di anidride carbonica per gli interventi idrici necessari per il contenimento delle polveri sottili. Il paradosso in tutta questa questione è che l’impianto ad oggi non presenta danni strutturali ingenti o problematiche legate alla tenuta dell’edificio. Le proposte alternative, molto valide, riguarderebbero un’opera di “aggiornamento” e ristrutturazione dell’impianto, ma a priori sembrano esser scartate, solo per cause risalenti all’età della struttura, realizzata nel 1955.

Il puzzle del futuro

Tra i dibattiti che accendono anche la politica e gli ambientalisti la possibilità di mantenere l’impianto, costruendo però il nuovo villaggio nella zona dell’ippodromo di La Maura. Quest’ultima proposta manterrebbe sì il vecchio stadio, ma sottrarrebbe verde nell’area del quartiere San Siro.
Un confronto tra comitati, politici e addetti ai lavori che oggigiorno sembra aver assunto la forma di un intricato puzzle ad incastro, dove si mescolano logiche di business e diktat sempre in evoluzione.
Parafrasando il maestro Vecchioni ci vengono in mente i primi due versi di “Luci a San Siro”, quando il cantautore narrava “hanno ragione…hanno ragione…mi hanno detto è vecchio tutto quel che lei fà”.
Talvolta basterebbe solo un po’ di buon senso per proteggere la bellezza.

  

                                                                                                                       

   

Sergio Cimmino Nasce a Napoli nel 1982. Collabora in ambito comunicativo, radiofonico, musicale e culturale. Da freelance lavora per testate nazionali, web tv e ha contribuito alla realizzazione di musical ed eventi.

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