Il Mundial di España ’82 è probabilmente quello che gli sportivi italiani ricordano con più affetto ed emozione. Numerose sono le immagini che si formano nella mente di ogni sportivo che ha avuto la fortuna di vivere quelle notti magiche di 42 anni fa. I goal di Pablito Rossi, le sgroppate di Bruno Conti sulla fascia destra, la sicurezza e l’esperienza di Dino Zoff, la maglia di Diego Maradona strappata da Gentile, Cabrini che sbaglia il rigore in finale, per tacere delle esultanze controllate (ma mica tanto!) del Presidente Pertini accanto a Re Juan Carlos e della mitica pipa di Bearzot. Ma tra i ricordi più iconici relativi a quel mondiale, spunta senz’altro anche la mascotte: Naranjito.
Naranjito
Come rivela fin da subito il nome, Naranjito rappresenta una simpatica e sorridente arancia, frutto tipico di Siviglia e di altre città dell’Andalusia, nata nel 1970 secondo i suoi creatori (e quindi dodicenne all’epoca del mondiale), vestita con la divisa rossa della Spagna e con un pallone sotto il braccio sinistro.
La creazione del personaggio
Naranjito fu creato in uno studio di grafica pubblicitaria sivigliano da María Dolores de Salto e José María Martín Pacheco nel 1979 e vinse il concorso indetto per selezionare la mascotte dei mondiali spagnoli. I suoi avversari erano Brindis, un bambino torero, e Toribalón, un essere mutante metà toro e metà pallone. Insomma, un deciso strappo rispetto alla tradizione folkloristica iberica, che Martín Pacheco commentò così:“Vidi le arance e mi dissi: perché no? Volevo evitare la tradizione del toro e della pandereta [un tamburello tipico in Spagna, NdR]. Ci pagarono un milione di pesetas. Più tardi, la Federazione Spagnola vendette i diritti a un’azienda di merchandising per la cifra di un miliardo e quattrocento milioni di pesetas.”
Un’accoglienza tra alti e bassi
Quando fu presentato, il personaggio ricevette una salva di commenti negativi, anche da parte di personaggi famosi che dichiararono: “Abbiamo altri simboli con più sangue spagnolo”. Le critiche principali parlavano di una pessima simmetria e di un disegno “povero”. Qualcun altro lo definì “un pugno nell’occhio” e “una vergogna”. Ma bastò poco tempo perché Naranjito apparisse in una gran quantità di articoli e di oggetti. Anche all’estero il personaggio riscuoteva simpatia e apprezzamento per un paese che riprendeva a volare dopo decenni di dittatura e nel pieno del rodaggio della sua giovane democrazia.
Fútbol en acción
Non solo il pubblico spagnolo cominciò ad amarlo e a considerarlo “uno di famiglia”, ma addirittura divenne il protagonista di una serie a cartoni animati in 26 episodi trasmessi dalla Tv di stato RTE, che ebbe grosso successo in patria. Il titolo era Fútbol en acción e narrava le avventure a sfondo calcistico di Naranjito, della sua fidanzatina Clementina (un mandarino) e di suo cugino Citronio (un limone).
La mascotte oggi
Nonostante sia passato quasi mezzo secolo dal suo esordio come mascotte del Mundial, Naranjito è ancora oggi rappresentato su vari prodotti, dall’abbigliamento alla gadgettistica, e per il popolo della rete è uno dei più amati personaggi legati alle manifestazioni sportive. Per gli spagnoli non è più soltanto un simbolo legato al calcio, e tantomeno uno sguardo nostalgico al passato, ma, soprattutto per la generazione degli anni ’80, rappresenta l’apertura al mondo, la modernità e la voglia di cambiare di un popolo.
Per noi italiani, invece, Naranjito rappresenta l’icona di un’estate di tanti anni fa, che ci fece sognare e gioire, e che regalò alla storia un trionfo colorato d’azzurro.