Il sogno del Novecento.
Un sogno che prometteva di cambiare il mondo e che poi l’ha cambiato veramente. Oltre misura.
A inizio del secolo i futuristi l’avevano capito; tutto sarebbe andato più veloce: persone, merci, idee, pensieri. Vite.
La suggestione della velocità, della lotta impari contro il tempo, ha attratto talento, intelligenza, fantasia. In pratica tutto quello che ci fa esseri viventi e senzienti, tutto quello che ci fa essere migliori.
È stato così che il sogno, la velocità, è diventato una religione laica.
Una religione con i suoi demiurghi – ingegneri e semplici meccanici a volte autodidatti -; i suoi officianti – piloti, uomini e donne e queste spesso dimenticate -; i suoi adepti – un numero infinito di fedeli appassionati -.
E se la velocità è stata una religione, Monza ne è certamente un tempio.
Monza, con i suoi 100 anni di uomini, sogni e motori.
Monza è velocità
Da sempre. Persino nel tempo occorso per la sua costruzione: solo 110 giorni nel 1922. Con questi tempi, oggi, forse si aggiusta il marciapiede di una grande città. Forse.
L’impresa dei 110 giorni vide all’opera 3500 operai alloggiati nei cascinali vicini e nelle baracche di campo, 200 carri, 30 autocarri e una linea ferroviaria di supporto alla movimetazione dei materiali lunga 5 chilometri e dotata di 2 locomotori e 80 vagoni.
Circuito avveniristico, sin dalla progettazione pensato per la velocità da Alfredo Rosselli, adattato più volte in seguito, innovato nel 1955 con la straordinaria sopraelevata parabolica – oggi curva Alboreto -, Monza ha seguito il suo destino superando cicliche difficoltà e tornando sempre protagonista assoluta della velocità mondiale.
Il primo giro
Il 28 luglio 1922 Pietro Bordino e Gianni Nazzaro completano il primo giro di pista del circuito. Bordino e Nazzaro non sono uomini qualunque, sono piloti straordinari, pionieri.
Sulla spiaggia di Saltburn by the sea nel 1911 Pietro Bordino tocca i 200 km/h e stabilisce il recordo di velocià sul miglio. Neanche due mesi dopo quel primo giro con Nazzaro, il 10 settembre, proprio a Monza, vice la seconda edizione del Gran Premio d’Italia. E sempre a Monza, nel 1927, vincerà il Gran Premio di Milano sull’innovativa Fiat 806 Spinto Corsa.
Felice Nazzaro vince nel 1907 Gran Premio di Francia, Targa Florio e Kaiserpreis a Taunus, nel 1908 a Brookland tocca i 197 km/h, vince ancora Targa Florio nel 1913, il Gran Premio di Francia nel 1922 ed è secondo a Monza nel 1922.
Il pubblico, invece, entrerà per la prima volta all’autodromo il 3 settembre 1922.
Di lì a pochi giorni, la meraviglia del futuro correrà per la prima volta a Monza il Gran Premio d’Italia.
I record, per Monza, sono l’ordinario
Conquistati, infranti e riconquistati: la storia del circuito di Monza è storia di record. Di ogni tipo e con ogni mezzo, a due o a quattro ruote.
Impossibile ricordarli tutti.
Senza fare torto a nessuno, vogliamo però tornare al 30 novembre 1956, quando a Monza la Ducati 100 Siluro infrange quarantaquattro record mondiali e, addirittura, stabilisce cinque primati nella classe superiore delle 250 cc.
Così come non possiamo non ricordare la punta di 372 km/h toccata da Juan Pablo Montoya su McLaren-Mercedes durante le prove del Gran Premio d’Italia del 2005. Gran Premio che poi andrà a vincere.
E infine Lewis Hamilton che nel 2020 che ha girato su Mercedes alla velocità media di 264,362 km/h facendo del circuito di Monza il più veloce al mondo.
Il tributo
Lingua complessa l’italiano. Sostantivo dai diversi significati, il tributo di cui noi qui parliamo è il prezzo pagato da piloti e spettatori sull’altare del tempio della velocità. Un prezzo, o meglio un sacrificio degno di un’ara pagana.
Alle 11,36 del 9 settembre 1928 Emilio Materassi alla guida della Talbot-Darraq 700 esce di pista; con lui moriranno 22 spettatori. Pochi giorni prima Materassi aveva fatto testamento e detto alla moglie che quella sarebbe stata la sua ultima corsa. Il destino è sempre un mistero.
Il 10 settembre 1933 una macchia d’olio sulla sopraelevata sud si porta via in successione Giuseppe Campari, poi Mario Umberto Borzacchini e infine Stanislas Czaykowski.
Alberto Ascari aveva fatto una promessa e aveva i suoi riti. Dopo l’incidente mortale del padre aveva promesso di non correre mai di 26.
Il 26 maggio 1955 è a Monza, reduce dall’incidente di Montecarlo. Non ci sono corse e lui non è lì per correre, ma solo per vedere Luigi Villoresi e Eugenio Castellotti provare la Ferrari 750. Gli chiedono se vuole fare un giro, lui dimentica i suoi riti e lo fa. Per l’ultima volta.
Il 10 settembre 1961 Wolfgang Von Trips è all’imbocco della curva Vedano, quando Jim Clark lo vuole passare. Le macchine si toccano ed è il finimondo. Von Trips esce di pista e vola sul pubblico; è una strage, muoiono tredici spettatori.
Il 10 settembre 1978 lo svedese Ronnie Peterson è coinvolto in un incidente alla partenza. Ricoverato, morirà il giorno dopo per le ferite riportate. Da allora la Svezia non ha più permesso lo svolgimento di gare di Formula 1.
I sogni
Non solo Formula 1, non solo record.
Il circuito di Monza è stato anche un circuito dei sogni, quelli che ognuno fa quando s’immagina di poter cambiare vita al comodo prezzo di un biglietto: quello della lotteria.
Maturato nell’iter con il governo Scelba, il 4 agosto 1955 con presidente del Consiglio Mario Segni, il Parlamento italiano approva la legge 722 con la quale istituisce quattro lotterie, di cui tre legate a eventi sportivi.
Tra queste quella della Lotteria nazionale di Monza, già in vigore da diversi anni, ma adesso abbinata alla corsa automobilistica internazionale Gran premio lotteria di Monza.
La prima edizione del Gran Premio della Lotteria di Monza è del 1959 e sarà abbinata alle Granturismo. L’anno seguente passerà alla Formula Junior e poi ancora alla Formula 2 e alla Formula 3.
100 anni di Monza sono un patrimonio nazionale
Un patrimonio sportivo, ma anche e soprattutto un patrimonio culturale, testimonianza di qualità umane, di genio meccanico, di tensione all’innovazione.
I 100 anni di Monza sono stati un volano eccezionale per tutta l’industria motoristica che in circuito ha sperimentato e adottato soluzioni di cui, molto spesso, è arrivata a beneficiare la produzione di serie, migliorata nella qualità, nelle prestazioni e nella sicurezza.
A Monza, ai suoi uomini, ai suoi motori e ai suoi sogni, oggi rendiamo omaggio per il passato e per il futuro che le spetta.