Alberto Juantorena. El caballo de la revolución

Alberto Juantorena entra nella storia a Montreal 1976, dove vince i 400 e gli 800 metri. Prima e dopo di lui nessuno nella stessa Olimpiade. È così che Juantorena fa la sua rivoluzione. Per lui non solo ori olimpici e record del mondo, ma l'Olimpo dell’atletica leggera.
Juantorena

El caballo, così lo chiameranno. Come dargli torto?
Alberto Juantorena
, cubano di Santiago dove nasce il 21 novembre del 1950, poteva essere uno dei tanti bambini affacciatisi alla vita nel mondo crepuscolare di Fulgenzio Batista. Invece no. A Batista, dopo qualche anno, ci penserà la rivoluzione di Fidel Castro e dei Barbudos, ma anche Alberto Juantorena farà la rivoluzione. La farà con muscoli, gambe e fiato di un purosangue.
L’una e l’altra saranno la sua vita.

Tutto per caso

Alto, longilineo, gambe chilometriche che lo fanno svettare da subito sui compagni di classe, potrebbe sembrare il perfetto giocatore di basket. In effetti, è così che inizia la sua carriera sportiva, sul campo di pallacanestro con in mano un pallone, dove si fa notare da tutti per velocità e potenza.
Poi da Santiago si trasferisce all’Havana ed è qui che si ritrova in pista; deve imparare a gestire meglio il fiato che a volte sembra non bastare alla potenza di gambe che invece guizzano senza sosta.
Il suo allenamento è uno schema, tutto sommato neanche troppo faticoso pensa: un po’ di giri di riscaldamento e poi si provano i 400 metri. Alberto ha voglia di tornare subito ad allenarsi con gli altri compagni, ma segue comunque le indicazioni del mister, va in pista, attende il via e corre. Corre perché vuole finire presto questa cosa, non si concentra su tecnica e forma, corre solo per tornare al suo allenamento vero e basta.
Il tempo è un lampo. Per tutti, ma per Alberto Juantorena lo è molto di più, anche se lui ancora non lo può sapere.

“Non ti ho mai visto qui”

A bordo pista c’è  l’allenatore di atletica Josè Salazar. Lo segue con gli occhi. Anzi, lo insegue: 400 metri in 51 secondi, praticamente sarebbe da record già così. Va al traguardo. “Non ti ho mai visto qui, con quale squadra ti alleni?” gli chiede.
Alberto lo guarda con fare diffidente. Non è un corridore lui, si trova lì solo per riscaldamento.
Josè Salazar insiste, non molla, ha fiutato, continua a ripetergli “torna, viene a fare un vero allenamento con gli altri della squadra, guarda come ti trovi”.
Lo convince. Da lì non tornerà mai più indietro.
El caballo nasce così.

juantorena

Monaco ’72

Il 22 aprile 1972 Alberto Juantorena debutta sui 400 metri, vincendo all’Havana con 47’’1.
Dubbi sulla direzione da prendere non ce ne sono più. La vita, ormai, è in pista.
Successivamente gareggia a Budapest dove, grazie ai suoi 46 secondi e 3, si qualifica per i Giochi Olimpici di Monaco.
Purtroppo in Germania i suoi progetti non vanno come vorrebbe; nonostante in batteria fosse sempre sceso sotto, con il tempo di 46 secondi e 7 e per soli 5 centesimi, non entra in finale. Ma Alberto è giovane, sa di potersi rifare presto.

40 su 40

Fra il 1973 e 1974, forse anche motivato da quella sconfitta che ancora gli pesa, ottiene 40 vittorie in 40 competizioni, compresi i suoi primi 400 dove riesce a scendere sotto i 45 secondi.
La falcata distesa ed elegante ha ormai conquistato tutti. Ora è el Caballo per tutti, non più solo per i cubani.
Alberto si allena ancora e ancora, macinando giri di pista come se non dovessero finire mai. Un giorno, quasi per scherzo, prova a correre gli 800 metri “Così giusto per vedere come va”.
E come poteva andare? Va che El Caballo nuovamente stupisce tutti quelli che stanno a bordo pista, fra cui siede anche Zygmunt Zabierzowski, allenatore polacco trapiantato a Cuba.
Per la seconda volta gli viene posta la stessa domanda “perché non ci provi seriamente?”.
L’obiettivo è immenso: l’accoppiata 400 e 800 metri alle Olimpiadi di Montreal. Immenso per tutti, ma lui è el caballo e non è uno qualunque.

Juantorena

Montreal ‘76

Mentre si prepara alla sua seconda Olimpiade, il destino gli mette tra i piedi un ostacolo. Letteralmente.  Alberto deve affrontare un due operazioni al piede sinistro che lo lasciano fermo per diverso tempo, ma per fortuna non abbastanza da impedirgli di andare in Canada.
Il 25 luglio 1976 Juantorena vince gli 800 metri, dominando la gara fino allo sprint finale che lo fa esplodere in un grido di gioia quando gli comunicano di aver infranto anche il record del mondo: 1 minuto e 43.50 secondi.
Solo quattro giorni dopo Alberto si trova nuovamente ai blocchi di partenza e, nonostante la visibile stanchezza, si trova a ripetere tutti i sacrifici e sforzi che l’hanno portato lì.
Sei un campione del mondo, Alberto”, diventa il suo incitamento che scandisce ogni sua falcata fino al traguardo.
La storia è fatta: con prestazioni da capogiro, El Caballo vince in una sola Olimpiade entrambe le gare.

Sogni del podio

Sul podio come nessuno prima e dopo di lui, mi piace pensare che in quel momento, Alberto Juantorena abbia sorriso al ragazzo che era stato stato, il sedicenne con la passione del basket che il destino ha portato in pista.
In fondo nessuno ha mai chiarito quale intrigo misterioso scorra tra sogni e destino e forse va proprio bene così.
Quello che sappiamo, però, è che tra sogni e destino El Caballo ha vinto la sua corsa.

Giulia Colasante si affaccia al mondo nell'ultimo anno del secolo scorso, in tempo per sentirne raccontare in diretta, abbastanza per rimanerne incuriosita. Laureata in Filosofia all'Università di Roma Tre, per tentare di capire il futuro che l'attende studia Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione. Che attende lei, ma anche un po' tutti gli altri.

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