Immaginate di essere nati negli States.
Potreste pensare, però, bel colpo nascere in America!
Ma immaginate di essere nati nel 1940 a Clarksville che non è al confine con Topolinia, ma nel Tennessee, di essere nati sottopeso e di essere ventesimi di ventidue, non un traguardo, ma un’affollata linea di partenza.
Al tempo stesso siete femmina e siete nera e siete capitata in una famiglia dalle decine di figli che vive come può, quasi alla giornata.
Ecco, se immaginate tutto questo, allora siete Wilma Rudolph.
A Roma, nel 1960, nella Roma delle Olimpiadi belle e ad oggi purtroppo uniche, l’amore impossibile è il suo.
Tra destino e miracolo
Il destino sin dalla nascita l’aveva messa in guardia e sembra non volerla lasciare in pace. A quattro anni Wilma contrae scarlattina, polmonite e, per non farsi mancare nulla, anche la poliomelite che le regala una discreta zoppia.
Per anni Wilma camminerà prima con un tutore e poi scarpe correttive. Le cure a 80 km da casa, una volta a settimana. Sembra che ci vada a piedi. Camminare libera la mente, fa volare pensieri alti e chissà cosa e quanto deve aver pensato Wilma, la bambina che non sapeva che sarebbe diventata più veloce di tutte.
Sì, perché il destino si può anche guardare in faccia e costringerlo a cambiare strada.
Arrivata allo sport a undici anni, un veloce passaggio al basket e poi avviata all’atletica, Wilma Rudolph arriva sedicenne alle Olimpiadi di Melbourne dove vince un bronzo nella staffetta 4×100.
È solo l’inizio.
Il miracolo del destino sovvertito si manifesta a Roma.
Wilma Rudolph. La gazzella
Leggera, Wilma Rudolph in pista non fende l’aria, ma è aria lei stessa.
100, 200 e 4×100. Tre ori, tre record. La stampa s’impossessa del personaggio, gazzella la chiameranno senza che nessuno associ retro pensieri con il colore della sua pelle.
Il suo rientro negli Stati Uniti sarà un successo.
Nominata atleta dell’anno 1960 dall’Associated Press, l’anno seguente migliora il già suo record mondiale dei 100 metri, viene ricevuta da alla Casa Bianca da JFK e poi, nel 1962 la grande scelta del ritiro.
A 22 anni inizia una nuova vita che dedicherà all’insegnamento, si sposerà e sarà madre di quattro figli.
Talmente veloce Wilma che anche la sua vita passa in un attimo, 54 anni.
Livio Berruti. L’angelo
Anche Livio Berruti da Torino era una bella promessa dello sport italiano e anche lui non deluderà le aspettative.
Arrivato a Roma da campione delle Universiadi e con i titoli italiani nei 100 e nei 200, con 20″5 eguaglierà il record mondiale e con i suoi occhiali scuri dall’aerodinamica impossibile taglierà primo il traguardo dei 200 metri, bruciando l’oro agli americani che lo pensavano loro.
Atleta e signore di altri tempi, Livio Berruti per far risparmiare soldi alla Federazione farà il viaggio di ritorno a Torino in macchina con il suo amico giornalista Giampaolo Ormezzano.
Formidabili quei giorni
Bella come era bella, naturale che Wilma avesse gli occhi di tanti addosso.
Sembra anche della giovane promessa del pugilato, uno che non solo alla promessa avrebbe dato ragione, ma l’avrebbe superata in eccesso. Al tempo era ancora Cassius Clay, avrebbe vinto l’oro olimpico e come Muhammad Alì sarebbe diventato il più grande di tutti.
In effetti tante cose accaddero a Roma nei giorni olimpici.
Di Cassius Clay abbiamo già detto, ma come non ricordare l’oro welter di Nino Benvenuti, la maratona scalza del soldato del Negus Abebe Bikila, la sorpresa dorata della pallanuoto azzurra e i risultati straordinari del nostro ciclismo che di ori fa incetta.
In quei giorni di Roma 1960, formidabili più degli anni che verranno dopo, per Wilma Rudolph però accade anche altro.
Livio e Wilma
Nel racconto delle Olimpiadi di Roma, Livio Berruti e Wilma Rudolph hanno un posto a parte.
Veloci come nessun altro, inevitabile che i due si guardassero.
Inevitabile anche che stampa e fotografi – ormai universalmente chiamati paparazzi dopo l’uscita in sala il 5 febbraio 1960 de La dolce vita – si buttassero sulla storia. Magari anche a costruirla.
Nel tempo dell’ingenuità, il flirt tra la gazzella nera e l’angelo bianco – o la sua ipotesi – ripercorre stilemi di genere largamente diffusi e offre spunti di chiacchiera. Dall’altra parte del mondo, in Alabama, sono passati appena cinque anni da quando Rosa Parks venne arrestata per non aver lasciato il posto a un bianco sull’autobus. Tutte cose che Wilma Rudolph conosceva bene, noi un po’ meno.
L’amore impossibile
Comunque siano andate le cose, che le mani dei due si stringessero sollecitate dai fotografi o che invece si cercassero e stringessero di loro, le fotografie di Livio e Wilma, giovani, veloci e felici, sono tra le più belle di Roma 1960.
Un amore impossibile il loro. Forse solo immaginato, ma in fondo non è poi così importante saperlo.
Ad ognuno di loro sarà rimasto un ricordo leggero, di anni leggeri e di giorni leggeri.
La leggerezza di un amore magari immaginario, ma nulla muove il mondo e cambia le persone più dell’immaginazione.
Sullo sfondo di una Roma forse mai più stata così bella, poteva accadere anche questo.
Roma, amore impossibile anche lei.
Impossibile da non amare.