Stoccolma 1965. Festa sul Vespucci.

Nave Vespucci. Crociera estiva 1965. 4 settembre, sosta a Stoccolma. Cielo molto nuvoloso. Temperatura 6 gradi. Trattenimento danzante a bordo. 350 invitati. Il ricevimento a bordo raccontato da un protagonista.
Amerigo Vespucci

Nonostante le condizioni meteorologiche non siano le più invitanti, ma tanto qui la gente non se ne preoccupa, fin dal primo pomeriggio un folto pubblico aspettava in banchina un’ora decente per salire a bordo ospite del trattenimento, annunciato ed enfatizzato dalla stampa locale, in particolare dallo Svenska Dagbladed che aveva dedicato ampio spazio all’arrivo e alla sosta della nave scuola italiana Amerigo Vespucci.

A bordo si erano vissuti momenti di trepidazione per la pioggia ormai imminente e vi era stato un gran daffare per montare le “tende all’acqua” affinché non si verificasse quello che era successo qualche settimana prima ad una nave scuola straniera: durante un cocktail ebbe le tende stracciate dal vento e dal peso dell’acqua che aveva travolto orchestra, ospiti e tutto il resto. E non avevano fatto una bella figura…

Arrivano gli ospiti

Ormai tutto era pronto ed i primi invitati cominciavano ad affluire puntuali
Più puntuale di loro la  temuta pioggia, degenerata presto in un vero e proprio diluvio, come spesso si verifica  a Stoccolma in questa stagione.

Per fortuna le tende “all’acqua” facevano il loro dovere e così pure lo “sceicco” che è la più grande di quelle del cassero, a strisce bianche e rosse.  All’entrata del barcarizzo era stato sistemato un tendaletto che però lasciare trafilare un rigagnolo e siccome il posto era proprio quello dove il Comandante (nella fattispecie il capitano di vascello Agostino Straulino), com’era suo dovere, riceveva gli ospiti ed evidentemente non poteva farlo indossando la tenuta di navigazione.  Proprio per questo il maestrino a intervalli regolari gli portava una giacca di ricambio, brontolando come di consueto.

Cassero Vespucci

Fuori quota

Meno male che diluviava poiché alle sette e mezzo gli invitati raggiungevano quota 400, un terzo in più del previsto (evidentemente i portoghesi esistono dappertutto), e poiché le cortine laterali erano state abbassate si erano create ad un paio di metri di altezza dalla coperta delle formazioni di vapore fortemente impregnate dei profumi delle ospiti. E questo lo si capiva dal fatto che tutti erano un po’ storditi ed eccitati al tempo stesso, complice anche il Chianti, che a queste latitudini gode di particolare considerazione e viene apprezzato senza riserve ad ogni ora del giorno.

Il guardaroba della Provvidenza

Il servizio di guardaroba, dal canto suo, aveva un bel daffare ad ammassare sul tavolo della sala nautica soprabiti, impermeabili ed ombrelli. I marinai improvvisatisi guardarobieri erano zelantissimi al punto che uno di loro consegnava agli ospiti la contromarca ancora prima che avessero depositato la loro roba, per cui qualcuno, complice la barriera linguistica, avrà certamente pensato che si trattasse del biglietto di una lotteria a favore degli orfani dei marinai.

Nel frattempo soprabiti e impermeabili passavano di mano in mano e si ammucchiavano in disordine data la carenza di spazio, lasciando sull’indumento il solo spillo, per cui veniva da chiedersi come avrebbero potuto gli ospiti ritrovare le loro cose.
Ma tant’è, meglio affidarsi in questi casi alla Provvidenza, che non è poi da sottovalutare.
Inutile aggiungere che in poco tempo il cassero risultava stipato fino all’inverosimile.

Nave Vespucci

Le pizzette a braccio

Per fortuna, verso le nove, gustate le pizzette del forno Vespucci e bevuto uno o più bicchieri di Chianti, qualcuno aveva cominciato ad andarsene lasciando un po’ più di spazio non solo ai ballerini, ma anche ai ragazzi di mensa che avrebbero potuto più facilmente transitare con i vassoi carichi di pizzette appena sfornate, tenuti ben in alto in maniera che non subissero rapine nel percorso forno-cassero.

L’orchestrina di bordo

L’orchestrina di bordo si dava da fare con encomiabile zelo cimentandosi con un repertorio non davvero da hit parade, ma tentando comunque di imitare il sound di Ray Connif o di Chet Parker, non proprio à la page, ma sempre e comunque gradito. Del resto tale mancato aggiornamento del repertorio non veniva notato né dalle coppie più o meno avvinghiate che ballavano facendosi largo in quella calca, né dai soliti romantici che insistevano per far visitare gli alloggi alle ospiti single, per la verità non sempre ricalcitranti.

Alle undici i musici erano distrutti ed anche la pianola denunciava chiari sintomi di surriscaldamento dei circuiti; soltanto un sergente continuava imperterrito a soffiare nella sua tromba, perché da quando l’avevano promosso (da poco) voleva dare il buon esempio anche se era travestito con la maglietta a righe degli orchestrali.

A mezzanotte ecco le note di Fratelli d’Italia diffuse da un altoparlante sistemato sulla coffa di mezzana: via tutti ed un sacco di appuntamenti per l’indomani.

Il non tanto misterioso caso dei soprabiti

Per tornare all’improvvisato guardaroba del Vespucci, gli abiti alla fine erano stati sciorinati a caso su due tavoli da rancio supplementari disposti nel corridoio, per cui gli ospiti che lasciavano la nave dovevano necessariamente collaborare nella avventurosa ricerca, anche perché nella calca quasi tutti avevano perso anche la contromarca, quindi occorreva comunque arrangiarsi.  Il zelante marinaio dispensatore all’inizio dei “biglietti della lotteria” nel frattempo era entrato di nuovo in scena e si ostinava a infilare sulle spalle delle signore il primo soprabito che gli capitava sottomano, insensibile al loro disappunto, borbottando tra sé che la gente non è mai contenta e che non era il caso di fare tante storie.

Tuttavia tutto filò liscio, ulteriore segno che non bisogna mai disperare e che la Provvidenza funziona. Anzi funzionò talmente bene che avanzarono due soprabiti da donna, per cui affiorò il dubbio che le legittime proprietarie fossero rimaste quella sera a bordo per cui se le sarebbero viste spuntare fuori alle prime luci dell’alba, vive e vegete.

Anzi vegetissime, perché sul trattamento di bordo nessuna ha mai avuto niente da ridire.

Claudio Ressmann ex Ufficiale di Marina, per venti anni direttore della rivista "Lega Navale".

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