Vittorina Sambri, motociclista. La prima.

Vittorina Sambri, prima motociclista italiana a gareggiare e vincere competizioni. Contro i concorrenti, ma anche contro i pregiudizi e podio o non podio, Vittorina la sua gara l'ha vinta. E non solo per lei.
Vittorina Sambri

Gli alieni esistono e, confusi in false spoglie umane, si muovono fra noi.
Per i fan del contatto extraterrestre, questa è teoria nota.
A noi, che scriviamo di altro, la teoria è però comoda per provare a darci qualche spiegazione più umana.
Quante volte, infatti, commentando una persona incontrata o un personaggio di cui abbiamo letto sui libri, il fatidico paragone con un marziano immaginario si è fatto largo tra di noi.
Ebbene, parlare di Vittorina Sambri, la prima campionessa italiana di motociclismo, ci pone davanti allo stesso dilemma e ci spinge a pensare che forse sì, è stata proprio una navicella aliena ad atterrare più di un secolo fa, nel 1891, a Vigarano Mainarda in provincia di Ferrara.
Una navicella aliena con un solo membro di equipaggio: una donna.

Nome terrestre: Vittorina Sambri

Quinta di sette figli – non è chiaro se anche loro provenienti da un altro pianeta -, Ettorina che poi diventerà Vittorina, cresce in una famiglia umile con cui, nel 1911, si trasferisce a Ferrara.
Fin da subito il suo aspetto tradisce le origini poco comuni; aspetto androgino e temperamento tenace, Vittorina Sambri non passa inosservata tra i suoi coetanei.
Nello stesso anno Ettorina alias Vittorina scopre come non sia necessario avere un’astronave per poter andare veloci e che se attraversare il vento cosmico può dare problemi di stabilità, farsi accarezzare dal vento terrestre può invece essere un piacere.
E lo scopre per la prima volta quando, abbandonato il suo razzo, sceglie le due ruote, una bicicletta Wording, con cui inizia a gareggia nei velodromi della regione.

Gli anni della bicicletta

Vittorina ottiene subito buoni risultati a Parma, dove vince la gara signorine e un match di 10 km contro il corridore ferrarese Pareschi.
Nell’estate dello stesso anno al Velodromo delle Cascine di Firenze, Vittorina, che nel frattempo aveva capito che il nome Ettorina non riusciva a contenere le moltitudini di cui aveva bisogno, arriva terza.
Non è il podio però a farle guadagnare le attenzioni di tutti; sono il viso affilato e la corporatura robusta rivestita con pantaloni corti, calzini e scarpette che la fanno spiccare nella foto di gruppo tra le altre signorine.
I suoi buoni esordi nel ciclismo continuano l’anno seguente durante una competizione a Milano dove migliora la sua posizione, arrivando poi nel 1913 a concretizzarsi nella sua partecipazione alle gare per signorine di Parigi.

Gli anni della motocicletta

Nel 1913 accade anche altro però.
Durante l’estate, infatti, Vittorina scopre come potenziare la sua nuova macchina spaziale; mette da parte il mondo delle biciclette e si tuffa con il solito coraggio in quello delle motociclette.
Chi può dire che il rombo dei motori e il grigio dei bulloni non le ricordano con  affetto l’astronave con cui è arrivata qui sulla Terra.

Vittorina Sambri

Vittorina Sambri fa fa la storia

Vittorina Sambri  è la prima donna italiana (umana o meno che sia) a partecipare a una gara di motociclismo.
L’esordio in gara è nella sua città, Ferrara, dove sotto gli occhi di un bagno di folla è quasi nascosta fra tutti i partecipanti, anche se l’annuncio della sua partecipazione aveva suscitato attesa e clamore.
Arriverà seconda, abbastanza per far salire ancora di più l’interesse nei confronti de “la prima donna motociclista d’Europa, che diede prova di un coraggio non comune nel mondo femminile e forse neanche…in quello maschile” (La Gazzetta Ferrarese, 25 giungo 1913).

Ancora a Ferrara, il mese dopo, l’11 luglio 1913, Vittorina darà grande prova di sé, sfiderà i migliori motociclisti del tempo senza battere ciglio e  taglierà il traguardo per prima nella 10 km. 

Le sorprese, però, non finiscono qui

L’anno dell’esordio è vorticoso, Vittorina è sempre in viaggio all’inseguimento di raduni, gare locali o nazionali.
È solo l’inizio, ma quella sensazione di euforia che la pervade ogni volta che si cala il casco sopra i capelli corti è una dipendenza di cui non può più fare a meno.
Soprattutto non vuole.

Per Vittorina il successo non è partecipare, è vincere e ci riesce anche bene.
Vince le tre prove del Gran Premio Motociclistico di Fucecchio, vicino Firenze, e poi vince ancora in una riunione motoristica a Faenza. Al Campionato Italiano di Motociclismo di Cremona, invece, sarà costretta al ritiro dal fuoco della sua Terrot.
Comunque vada, Vittorina dimostra che l’Audacia è donna, meglio ancora se indossa la cravatta,
piace al pubblico e le sue imprese iniziano a fare notizia anche su quelle gazzette che inizialmente l’avevano vista di mal occhio, rea di vestire da uomo e senza le grazie apparenti attese da una creatura femminile.

Vittorina Sambri Moto Borgo

 

Vittorina Sambri e la Moto Borgo

È questo suo modo di fare, questo suo essere semplicemente un alieno tra comuni mortali, che la mette sotto i riflettori e che, nel 1914, la fa scegliere come testimonial della Moto Borgo.
Una scelta che, considerando il contesto di quegli anni, non è di poco conto.

È così che le sue foto in sella alle moto di quella che allora era una delle case motociclistiche italiane più importanti,  iniziano a tappezzare circuiti di gara e i manifesti pubblicitari e mai nessuno avrebbe immaginato di vedere un abitante della profonda galassia sorridere così dalle pagine delle principali riviste del settore.

Accade anche altro, però

Insieme alla sua consacrazione come pilota, emerge anche un nuovo lato della popolarità, forse inevitabile, spiacevole per noi che lo raccontiamo da un mondo di distanza. Per Vittorina, con ogni probabilità, doloroso.
Ora le attenzioni che il pubbico riserva a Vittorina non sono più, o non più solo, per le sue imprese da motociclista, ma anche per quegli aspetti della sua vita privata che non fanno tornare i conti di una morale comune e alla quale riservano toni spesso morbosi e anche apertamente ostili.
All’inizio, probabilmente, Vittorina vede in questa cattiveria forse solo il tentativo di smascherare la sua vera natura, il suo segreto di essere aliena la cui pelle, di tanto in tanto, ancora luccica nei riflessi degli specchietti retrovisori.
Presto però Vittorina scopre che il vero motivo di tanto astio è banalmente e drammaticamente più semplice; lei è la donna che, consapevolmente o meno, ha aperto le porte ad altre donne in un mondo che fino a quel momento, orgogliosamente, si riteneva esclusivamente maschile.

Poche, fredde e terribili lacrime

Quando Vittorina realizza che la rabbia che le riversano addosso non è per la sua pelle traslucida da aliena, ma per il suo essere donna non riesce a trattenere poche, fredde e terribili lacrime.
Vittorina è una pilota, l’unica donna pilota, ma questo non impedisce che gli altri, i piloti uomini, si facciano scherno di lei. Di esempio per tutti valgono le parole del motociclista romagnolo Ettore Perdicchi: “Quando quella lì veniva a Rimini per la Coppa dell’Adriatico, le correvamo dietro sulla spiaggia facendo finta di scherzare per vedere se capitava l’occasione di svelare il segreto”.
Il fatto è che in molti ottusamente sospettano che Vittorina sia solo un giovane travestito da donna alla ricerca di fama e notorietà.
Niente di tutto ciò può essere più lontano dalla verità.
Vittorina sa che altri alieni suoi colleghi piuttosto che fingersi uomini preferirebbero colonizzare altri pianeti meno ospitali.

La paura non ha genere

Iniziano così anche momenti di paura.
Oggetto sempre più frequentemente di atti di intolleranza e insulti, Vittorina viene seguita e “picchiata dopo esser stata sorpresa vicino Ferrara scambiarsi gesti d’amore con la morosa”.
La paura diventa rabbia e la rabbia diventa forza: per dimostrare di essere pari e migliore dei suoi colleghi maschi Vittorina sa che deve gareggiare e vincere.

Vittorina Sambri con il Team Moto Borgo
(Vittorina Sambri con il Team Moto Borgo)

1914. Cremona su 350cc e 500cc

Vittorina Sambri nel maggio del 1914 è al circuito di Cremona dove si iscrive alla corsa riservata alle moto 350cc, dando prova di grandi capacità e imponendo per tutto il tempo un pressante testa a testa a Miro Maffeis, fratello del campione Carlo (già battuto da Vittorina in passato). 
Dopo una corsa lunga 190 km arriva seconda, preceduta di soli quaranta secondi dal rivale, ma il
pubblico è in giubilo per lei e quelle grida per Vittorina sono la canzone più bella mai sentita prima.
Quattro mesi dopo è ancora a Cremona per i Campionati motociclistici su pista nella categoria 500cc esi piazzerà in terza posizione.

1914. Velodromo del Sempione

A ottobre dello stesso anno prende parte ai Campionati di velocità presso il Velodromo del Sempione a Milano, dove nuovamente si qualifica per la finale a tre.
La fortuna, però non le arride; deve abbandonare la corsa quando alla sua rumorosa astronave si rompe la cinghia, proprio nel momento in cui i suoi avversari Maffeis e Belfanti iniziavano davvero a sentire il suo rombo avvicinarsi.

Poche altre gare

Da quel momento la missione terrestre di Vittorina sembra aver raggiunto il suo apice: disputa ancora qualche gara nel 1915 a Milano, ma fino agli anni venti il suo nome non si farà largo sui tabelloni di gara.
Nel 1922 Vittorina Sambri ricompare  in sella alla sua prima e mai sopita passione, la bicicletta, ma senza ottenere i risultati del passato.
A Padova, durante una sfida organizzata parallelamente alle gare ufficiali per richiamare ancora più pubblico, perde una sfida a due e, nello stesso anno, regala le sue ultime due apparizioni in sella alla sua Borgo 350 cc.
In entrambi i casi, però, viene battuta senza ricavare i piazzamenti che desidererebbe.

Vittorina cambia vita, non passione

È da quel momento che  la vita di Vittorina torna ad essere circondata dallo stesso alone di mistero che non ha mai smesso di seguirla. Notizie certe sulle motivazioni della fine della sua carriera non sono rintracciabili, l’unica cosa di cui si è certi è che comunque la sua passione per i motori e il motociclismo non smette mai di ardere.
Nel 1924 infatti apre un’officina insieme al fratello Romeo, che intanto aveva tentato di seguire le orme della sorella senza gli stessi strepitosi risultati.
Nel 1936 l’officina diverrà concessionaria ufficiale della Moto Guzzi.
Gli avvistamenti di Vittorina sono sibillini e avvolti di una nebbia che nessuno veramente desidera dissipare.
Si dice che non abbia mai perso carattere leale e spirito cameratesco, e che abbia stretto amicizie con altri corridori con cui ha passato diverse serate chiacchierando di motori e tempi andati, magari lanciando qualche sguardo anche al cielo da cui era arrivata tempo prima.

Il ritorno alle stelle

Vittorina abbandona il nostro pianeta il 10 dicembre 1965, lasciando dietro di sé la più grande eredità che una donna, umana o meno, possa desiderare.
Vittorina Sambri ha tracciato una strada, lo ha fatto da pioniera del motociclismo, ma soprattutto da donna, affermando sulla propria pelle la libertà di essere fuori gli schemi e oltre le righe in un mondo che non può mai esser stato pensato come “solo” dei maschi.

Podio o non podio, Vittorina la sua gara l’ha vinta. E non solo per lei.

Giulia Colasante si affaccia al mondo nell'ultimo anno del secolo scorso, in tempo per sentirne raccontare in diretta, abbastanza per rimanerne incuriosita. Laureata in Filosofia all'Università di Roma Tre, per tentare di capire il futuro che l'attende studia Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione. Che attende lei, ma anche un po' tutti gli altri.

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