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Giuseppe Garibaldi. Dal diario di bordo del kutter Emma

Una pagina di storia trascurata quella del kutter Emma di Giuseppe Garibaldi impegnato nel trasporto dei materiali necessari per la costruzione della sua casa di Caprera. Una pagina di storia che ci arriva da un articolo di Domenico Ciampoli pubblicato sulla rivista Mare Nostrum della Lega Navale Italiana maggio 1906, ripreso dal Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche nel gennaio 2015 e che noi oggi rilanciamo avanti.
Giuseppe Garibaldi

La cronologia esatta e documentata della vita di Giuseppe Garibaldi, spesa ora per ora, giorno per giorno, a beneficio della patria e della umanità, è in gran parte da rifare. I maggiori biografi, contentandosi di narrare le gesta più importanti del Duce, non han curato que­sto elemento essenziale di storia, che può ritrarsi mas­simamente dalla copiosa corrispondenza del Generale, per la più parte inedita. C’è persino chi malvede che questo epistolario si faccia, come se ogni parola di quel Grande non sia degna di essere conservata e conosciu­ta. Ma chi crede così, confonde l’eroe col letterato e teme più per lo scrittore che per l’Eroe. Noi che vene­riamo l’integrità della figura, saremo grati a chiunque cooperi alla completa ricostruzione di essa.
E però oggi pubblichiamo le poche pagine del Giornale nautico di Giuseppe Garibaldi, le quali se non faran ricordare le venture del Corsaro d’America, riaffermano la sua au­dace e semplice operosità, riempiendo la lacuna che trovasi in quasi tutte, anzi in tutte le sue biografie.

Giuseppe Garibaldi
(Giuseppe Garibaldi. L’eroe dei due mondi)

Caprera

In quel tempo Giuseppe Garibaldi intendeva a trasformare l’inospite scoglio di Caprera nella sua dimora immortale nei secoli.
La prima idea gli era balenata quando, profugo d’Italia, increscioso a Napoleone repubblicano, col Piemonte monarchico, bandito da Tunisi, potè approdare, per concessione del capitano che doveva lasciarlo sulle rive maltesi, all’isoletta della Maddalena. Ivi, ospite di Pie­tro Supini, sindaco del luogo, visse giorni quieti, dedito alla caccia e alla pesca, percorrendo gli scogli e le iso­lette vicine, fra cui Caprera, allora masso granitico qua­si deserto, asilo di poche capre e di qualche pastore. Quella solitudine selvaggia, in mezzo al mare, doveva sedurre la grande anima di lui, che certo si riaffermò all’idea di acquistarla, quando portato via sul Colombo a Gibilterra dalla Maddalena, si accorse che nessuno lo voleva in terra propria. Non la Spagna, non l’Inghilterra; onde “sbandito dall’Italia, perseguitato dalla Francia, cercato a morte dall’Austria, congedato da Londra, respinto da Madrid, insidiato da Germania e Russia“, non sapeva dove metter piede nella vecchia Europa. Torna in Africa, emigra in America, commercia in Cina, e finalmente può venire a Nizza, d’onde, fa­cendo spesso rotta per la Sardegna, un bel giorno fu sbattuto da un fortunale proprio vicino all’isola, che desiderava per eremo. “Aveva riscossi alcuni residui dei suoi stipendi a Montevideo“: dice il Guerzoni “nei suoi ultimi viaggi marittimi aveva messo da parte qualche peculio; una sommetta aveva raccolta dall’eredità del fratello Felice; onde gli pareva venuto il mo­mento di mettere a pro­fitto i suoi mo­desti capitali, e che nessun impiego fosse migliore di quello“. Infatti, tenendo conto di una specie di bilancio, scritto tutto di pugno del Generale, si trova ch’egli allora possedeva circa sessantamila lire. Con questa somma potè comperare gran parte dei lotti, onde il demanio Sardo aveva diviso l’isola, la cui contrada meridionale apparteneva agli inglesi Collins, che solevano cacciarvi. Ma non bastava averla comperata e sognar di colti­varla; bisognava renderla abitabile.

Giuseppe Garibaldi
(Giuseppe Garibaldi a Caprera. Giacomo Mantegazza ,1867)

Il Kutter Emma

E le corse della Emma servivano a trasportare in Capre­ra il materiale necessario per costruirvi quella casa, do­ve Giuseppe Garibaldi visse e morì: quella casa che fu opera delle sue mani con l’aiuto di pochi amici, il Basso, il Menotti, il Gusmaroli, il Froscianti, e ricordò quella di Montevideo. Onde queste pagine diventan tanto più memorabili, in quanto provan gli sforzi di quell’uomo meraviglioso per ottener un regno ove poter vivere libero, solitario, a contatto solo della terra, del mare, del cielo. E mentre lavorava da marinaio e muratore, era destinato a una rischiosa impresa, quella di liberare i condannati politi­ci dall’ergastolo di Santo Stefano; ma la nave appre­stata dal Panizzi naufragò sulle coste inglesi e l’uomo unico che doveva guidarla, si contentò invece di co­mandare l’Emma e di prepararsi il rifugio di Caprera.

Il giornale nautico

Giornale nautico composto di numero dieci fogli di carta bollata, ossia facciate numero venti, tutte da Noi paragrafate e numerate, appartenenti al Kutter Emma della portata dì tonnellate 42.50\100 comandato dal Capitano di Ima Classe Garibaldi Giuseppe Maria, inscritto in questa Direzione al N. 458 – Nizza il 5 Novembre 1856.

Il Console di Marina Ottavi

Dal Sabato 8 alla Domenica 9 Novembre 1856

Alla 5pom. del Sabato si fa Vela per Ge­nova con piccolo vento di T.

Dalla Domenica 9 al Lunedì 10

Vento variabile dalla T e calma. Alle 12 del meriggio in Genova.

Dalla Domenica 9 al Mercoledì 12

In Genova.

Dal Mercoledì 12 al Giovedì 13

Alle 4 pom. facciamo vela da Genova con pioggia – e nella notte varia il vento da Li­beccio con molta forza – si fanno i bassi terzaroli – verso il meriggio siamo sul capo Corso distante circa 6 miglia.

Dal Giovedì 13 al Venerdì 14

Si costeggia la Corsica con vento M.

Dal Venerdì 14 al Sabato 15

Si veleggia con venti variabili e mare grosso delle bocche e dalle 7 alle 8 infuriando il vento facciamo i bassi tizzaroli – verso le 4 della mattina si taglia un tizzarolo alla maggiore e si giunge verso le 7,15 a.m. in Caprera con fortissimo vento da Ponente burrascoso.

Dal Sabato 13 Novembre al Lunedì 13 Dicembre 1856

Ancorati sullo Stagnaletto. Il 15 alle 5 p.m. salpiamo dallo Stagnaletto per Genova con piccolo vento da Ostro. Il vento varia verso Scirocco, poi a Levante, quindi a Greco rinforzando – facciamo due terzaroli.
Dal 15 al 18 teniamo la cappa con tutti i terzaroli dalla Corsica a Levante in vista di Porto- Vecchio.
Nel Giovedì 18 alle 8 a.m. la forza del vento e della corrente avendoci spinti sopra Caprera entriamo nello Stagnaletto – forti piogge.

Dal Giovedì 18 alla Domenica 2

Continua il vento da Greco e grosso mare – e rimaniamo all’ancora.

Dalla Domenica 22 al Lunedì 21 Dicembre 1856

Piccolo vento ai Scirocchi. Alle 4 p.m. si parte per Genova.

Dal Lunedì 22 al Martedì 23

Varia il vento da Greco. Si costeggia la Corsica.

Dal Martedì 23 al Mercoledì 24

Piccolo vento da Libeccio, mare calmo – navighiamo con tutte le vele alla vista della Corsica. Nel martedì alle 6 a.m. siamo a ponente di Capraja distanti 4 miglia. Il vento rinfresca, serriamo il gastop e ricaliamo l’alboretto. Verso il meriggio seguiamo per Genova con vento forte da Libeccio, mare grosso.

Dal Mercoledì 24 al Giovedì 23

Vento forte da Libeccio, mare grosso con pioggia alternata; navighiamo alla via di Genova con tutte le vele colla speranza di atterrare prima della notte. Alle 6 pom. scopriamo la lanterna di Genova distante circa 20 miglia, rimanendo al rumbo di tramontana circa facciamo due terzaroli alla Maestra, ed ammainiamo il fioco, quindi si ammaina anche la maestra e rimaniamo colla trinchettina a traverso. La notte è oscurissima con pioggia e mare grosso. Segue il vento da Libeccio.

Giovedì 23 Dicembre 1856

Segue il vento da Libeccio e grosso mare, piove alternativamente. Alle 6 a.m. siamo a mezzogiorno del fanale di Genova a traverso distante circa 5 miglia; poggiamo a misura che rischiara il giorno, ed alziamo la rotonda; alla 8 a.m. entriamo nel porto, e diamo nel fondo, ormeggiandoci al molo Vecchio, in dentro di bastimenti da guerra e vapori.

Dal 23 Dicembre al 31 Idem 1856

Siamo nel porto di Genova, caricando calcina, pozzolana, legname, ferro ed altri oggetti da nolo per la Maddalena per alcun ferro e provviste per lo stabilimento di Caprera.

Giovedì 10 Gennaio 1857

Tempo chiaro, piccolo vento da tramontana, verso il meriggio avendo terminato di caricare la pozzolana mettiamo alla vela per profittare del bel tempo, e terminando fuori del porto di accomodare i boccaporti, coprirli con incerate e inchiodarli, si alza il canoto, e si naviga a mezzogiormo con tutte le vele; si scopre fare il bastimento acqua e si ordina di pompare ogni due ore.

Dal Giovedì 1° al Venerdì 2 Gennaio 1857

Piccolo vento di tramontana, tempo sereno, navighiamo con tutte le vele alla vista della Corsica. Si continua a dare alla pompa ogni due ore, facendo il bastimento circa 8 pollici d’acqua ogni ora. Al meriggio siamo a tramontana del capo Corso circa 20 miglia.

Dal Venerdì 2 al Sabato 3

Piccoli venti da tramontana, tempo sereno, si costeggia la Corsica. Il bastimento continua a fare la stessa acqua, e si pompa ogni due ore. Al meriggio siamo al Levante di Bastia: circa 8 miglia.

Dal Sabato 3 alla Domenica 4

Piccoli venti variabili, cielo serenissimo, mare un poco agitato da varie parti. Costeggiamo la Corsica con tutte le vele – il barco continua a fare la stessa acqua e si pompa ogni due ore. Al meriggio siamo da tramontana di punta Aleria distanti dalla costa circa 6 miglia.

Dalla Domenica 4 al Lunedì 5 Gennaio 1857

Costeggiamo la Corsica in vista di Monte Cristo con piccoli venti variabili, cielo nebuloso, il mare alquanto agitato dalle Bocche di Bonifacio. Nella notte della domenica verso le 10, abbiamo una burrasca da Maestro e Tramontana con pioggia. Al meriggio siamo a Levante del fanale di Porto- Vecchio circa 10 miglia, con calma perfetta, grosso mare dalle bocche, tempo burrascoso. Alle 3 si stende il vento fresco a segno di Ponente e Maestro; facciamo un terzarolo alla maestra, e tiriamo il fioco a mezzo bastone. Aprendo le bocche rinfresca il vento ma teniamo le vele per non sottoventarci dalla Caprera. Verso le 11 p.m. siamo sulla punta Galera, e verso mezzanotte ancoriamo nel porto dello Stagnaletto. L’acqua del bastimento continua e si pompa come sopra. Il tempo continua burrascoso.
Il tempo è migliorato alquanto nella mattina; venti variabili dal Ponente al Mezzogiorno. Verso le 8 a.m. salpiamo dallo Stagnaletto, e passiamo a tramontana degl’lsolotti, ma la corrente contraria è sì forte sul passo della Moneta, che non guadagnando cammino al bordeggiare si rientra nello Stagnaletto e si ancora nuovamente mettendo il proeze in terra. Il bastimento continua a fare la stessa acqua e si pompa ogni due ore.
Rimaniamo allo Stagnaletto il resto della giornata.

Martedì 6 Gennaio 1857

Verso le 8 a.m. essendo il vento debolissimo, e variabile, salpiamo dallo Stagnaletto colla lancia da prora, e remiamo traversando il passo della Moneta. Quasi in faccia dello scabeccio, rimane arenato il bastimento sopra una matta d’alga; ma stendendo l’ancorotto da tramontana galeggia immediatamente con poca forza. Il mare è di bonaccia. Verso il meriggio si fa una burrasca da Maestro con poco vento, e costeggiamo la costa meridionale della Maddalena per passare da tramontana di S. Stefano; giunti vicino a quest’ultimo passo, ci da il vento da prora, e correndo forte la corrente a Levante, poggiamo per passare da mezzogiorno. Giunti fuori il mezzogiorno di S. Stefano, e la costa della Sardegna rimane poco vento e la forza della corrente contraria c’impedisce di andare avanti, si armano i remi, e si fa forza per guadagnare la Maddalena.
In questo tempo, verso le 3 p.m. si accorge il timoniere uscire fumo dal boccaporto di prora. Si manda a basso per conoscere la cagione del fumo, e tutto indica essere la calcina in combustione; si apre il boccaporto maggiore per cercar d’estrarre la parte in combustione e rimediare di qualche modo, ma il fumo condensandosi fortemente obbliga la gente di salire in coperta senza poter effettuare l’intento. Allora si turano tutti gli usci della stiva, senza eccettuare la camera, e si dirige la prora per il porto dello scabeccio coll’intento di arenare il barco e procurare d’annegare la calcina. Verso le 5 p.m. si arena il bastimento nella bocca del porto dello scabeccio, passo della Moneta in faccia alla casa del signor Ricardo Collins; si apre con succhiello un buco al fianco destro del barco, circa 3 pollici sotto la superficie dell’acqua e si getta acqua con boglioli sulla stiva – chiamando soccorso di gente da terra.
Verso le 9 il barco è sommerso quasi sino alla coperta, e si sbanda sul lato sinistro.
Il fondo su cui si trova arenato è di circa 9 piedi, fondo d’alga – si stende l’ancorotto con gherlino ed alzane verso il fondo del porto e si pone in forza.
L’equipaggio dopo d’aver lavorato sino all’ultimo, non potendo sostenersi in coperta del barco, è obbligato di sbarcare alla puntarella in faccia al bastimento stesso, ove s’innalza una tenda con vele per porsi al coperto dalla pioggia quasi continua e custodire il barco. Una lancia è destinata con parte dell’equipaggio a guardia degli attrezzi.

Giovedì 18 Gennaio 1857, Caprera
Giuseppe Garibaldi

Fine del Giornale nautico del Kutter denominato Emma, della portata di tonnellate 42.50\I00, inscritto in questa Direzione al N. 458, composto di facciate numero venti da noi numerate e paragrafate.

Nizza, il 5 Novembre 1857.

Il Console di Marina
OTTAVI

 

CSTN Il Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana ha sede presso la sezione di Napoli. Dal 1998 attua studi ricerche e raccoglie documentazione sulla storia e cultura del mare e tradizioni marinaresche.Con migliaia di volumi, periodici, archivi fotografici d'epoca e documenti continuamente aggiornati, dispone della più grande biblioteca italiana interamente dedicata al mare.

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