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Il Genoa ritornA

La serie A ritrova il Genoa. Hai presente il figliol prodigo? La festa più grande che ci sia. La festa per chi non è mai andato via. La festa per chi vuoi vedere e lo rivedrai. Siamo tutti figli tuoi, Genoa Football & Cricket Club 1893. Bentornato!
Genoa serie A

Lo scudetto prima dello scudetto. Il Genoa Football & Cricket Club conquista il primo campionato italiano della storia del nostro calcio l’8 di maggio del 1898. Quattro squadre, selezionate con il metro del branding ante litteram – le più forti -, si sfidano sul campo così così del velodromo Umberto I di Torino a due passi dall’ospedale Mauriziano. Il Genoa è al quinto anno di attività, solo tre sodalizi torinesi (Football & Cricket, Nobili ed Internazionale) vantano una data di fondazione antecedente, ma senza documenti provanti e senza la longevità che ne è ancora oggi, con il grifone ed i colori rosso e blu, immarcescibile segno distintivo.

Genoa formazione 1899
(Una formazione del Genoa Cricket and Football Club tra il 1899 e il 1900. Da sinistra: G. Fawcus, Henman, E. De Galleani, H. Dapples, G. Bocciardo, J. W. Agar, H. Passadoro, F. Ghigliotti, E. Pasteur (I), J. Spensley, P. Rossi.)

Di settembre di frutti ce n’è sempre

La storia infinita comincia una sera, cielo stellato, di cinque anni prima, giovedì 7 settembre, quando al civico di via Palestro, strada signorile, dieci signori ancora più signorili si incontrano all’interno 4, sede del consolato britannico. Ci si divide tra scotch e gin, ma c’è accordo su tutto il resto. È giunta l’ora di dare una struttura organizzata ad un gruppo di ragazzi che, da due anni, gioca a cricket quando può. Sono tutti inglesi di Genova, la città del porto dei porti, legata a doppio filo a San Giorgio ed il drago. Da quando i crociati vennero sostenuti dai genovesi, più o meno l’anno 1000, ribaltando l’esito dello scontro con i turchi nella battaglia per Antiochia. Il santo appare ai combattenti tra bandiere con croci rosse e campo bianco, la leggenda si incarna nel tempo tra camalli, nobili e uomini di chiesa. San Giovanni Battista protegge dal mare in tempesta, ed è patrono cittadino, ma San Giorgio è Genova per noi – quelli con la faccia un po’ così – e per i sudditi di Carlo III che oggi ha un nipotino, Giorgio, secondo in linea di successione al trono dei reami del Commonwealth.

Nasce il Genoa Cricket & Athletic Club

Dieci soci fondatori, presidente Charles De Grave Sells, trenta membri, demblèe 10 lire ciascuno per arrivare a 28 sterline, quanto serve per far arrivare materiale serio – divise, attrezzi – da cricket dalla madre patria. L’equipaggio delle navi ancorate in porto sa che d’ora in avanti può sfidare una formazione, impeccabilmente di bianco vestita: mazza, palla e guantone del wicket keeper. Tre anni di batti e corri e poi arriva un medico che non si accontenta di prescrivere farmaci ai marinai. Si chiama James Richardson Spensley ed è un pozzo di conoscenza e di passioni, dalla boxe alle religioni orientali, aiuta gli orfani, scrive sul Daily Mail, conosce il sanscrito. E gioca a calcio. Ha carisma, del football vede presente e futuro, convince i soci di aprire al giuoco ed agli italiani, tra i più entusiasti gli operai delle ferriere Bruzzo. Si gioca a piazza d’armi Campasso a Sampierdarena, puntualmente d’Albione sabato e si fa base prima e dopo da Gina, la trattoria rifugio dove chi vince divide pane e sorte con lo sconfitto. Dal cricket, i calciatori genoani adottano per i primi tre anni di attività la maglia bianca, pantalone al ginocchio e calze nere, poi per un omaggio alla regina Vittoria si sceglie una maglia rossa da un lato e blu dall’altro.

Genoa 1900
(Una formazione del Genoa Cricket and Football Club nel 1900.)

La prima Grande

Due partite, due vittorie ed il primo campionato è archiviato con qualche riga sui giornali, non si può pretendere di più. Decide un ventiduenne di Shepherd’s Bush, famiglia di commercianti di carbone, si chiama Robert Al Leaver, altri dicono Norman Victor Leaver, di sicuro la butta dentro in semifinale con la Ginnastica Torino e poi ai supplementari con l’Internazionale Torino. È l’eroe di un giorno, il canto che sale “he’s a jolly good fellow” lo divide però con l’altro indiscusso protagonista, James Spensley che comincia fuori, da terzino, e finisce tra i pali dopo l’infortunio di William Baird. Il Genoa ci prende gusto e non molla la Coppa Duca degli Abruzzi che spetta a chi vince. È sua definitivamente alla terza vittoria del campionato di fila così come poi la Coppa Fawcus che la segue. Egemonia Genoa. Sono la bellezza di nove titoli nazionali, l’ultimo nella stagione 1923-‘24, nelle prime 24 edizioni, la competizione ne raccoglie sette per l’altrettanto mitica Pro Vercelli, poi tre per il Milan, due per l’Inter, uno per Casale, Juventus e Novese. Il 7 settembre ‘24 a Torre Annunziata, 1-1 con il Savoia, il Genoa incassa l’ennesimo trionfo, il nono, senza sapere che è l’inizio di un digiuno senza più fine.

Genoa vs Juventus 13 aprile 1903
(Genoa vs Juventus, 13 aprile 1903)

L’ironia racconta che la stagione 1924 -‘25 è la prima con lo scudetto cucito sulla maglia all’altezza del cuore

Un giorno alla festa della rivoluzione, Fiume!, due squadre si affrontano; una rappresenta lo spirito italiano e gioca in azzurro ma con un triangolo bianco, rosso e verde che la terminologia araldica inquadra come sannitica antica. Diablo di D’Annunzio, azzecca il termine – lo scudetto – chicca neo futurista che vola alto come il sogno bambino che non finirà mai. Il Genoa però non sa più vincere, tiene botta per un po’, poi piano piano sbiadisce, anonimo, lontano dai migliori, la stella (il decimo) che era lì – a un passo – diventa pianeta di una galassia piatta di exploit occasionali e ricadute, dove si combatte per sopravvivere, niente di più. 1924-2023. Cento anni, generazioni di campioni e di pagine bianche, qualche picco tanti pacchi.

(Genoa, formazione 1923-24)
(Genoa, formazione 1923-24)

Una “all time XI” va messa insieme comunque

Giovanni De Prà (1921-1933) tra i pali. Renzo de Vecchi (1913-1929); Gianluca Signorini (1988-1995); Luigi Burlando (1921-1932); Branco (1990-1993) dietro. Stefano Eranio (1984-1992); Gennaro Ruotolo (1988-2002); Ettore Leali (1912- ‘25); Mario Perazzolo (1936-‘41) in mezzo al campo. Tomas Skuhravy (1990-1995); Felice Levratto (1925-1932) davanti a far male. E quanti di più nel cuore: Santamaria, Manlio Bacigalupo, Verdeal, Stabile, Sardelli, Becattini, Abbadie, Meroni, Turone, Pruzzo, Torrente, Gorin, Marco Rossi, Bortolazzi, Milito, Andrea Fortunato, Aguilera. Ora Criscito, Strootman la lavatrice, Sturaro. Altri mille.

Coppitalia 1937
(Genoa 1937)

E mille, vivaddio, le emozioni

Le cinque finali con il Bologna del ‘25, il 2-0 alla Juve del ‘41 in un Ferraris stracolmo nonostante il bombardamento con centinaia di vittime civili della mattina, il goal di Pietro Natta per la Coppa delle Alpi del ‘62, il baratro della C nel ‘70, Faccenda e il rinvio balordo di Castellini nell’82, la prima volta di un’italiana corsara ad Anfield Road nel ‘92, il saluto a mister Scoglio e via via, sull’altalena con quel fastidio fisico dei dirimpettai campioni (sì, quelli con la maglia più bella del mondo, “ma sempre ciclisti restano” fino al 6 maggio di quest’anno. Il giorno del 2-1 all’Ascoli. Con due turni di anticipo il Genoa del Gila timbra il ritorno immediato nella massima categoria, only one year, Bani e Badelj a segno, otto punti sul Bari, niente playoff, promozione diretta sulla scia del Frosinone di Nesta, altro ragazzo del 2006.

Genova tifo
(Genoa ritornA)

Canta la Nord e cantano gli xeneizes da Buenos Aires a dovunque nel mondo

Canta Bresh che ha pescato le parole più belle. Gli stessi colori che cadono in mare, quando il sole tramonta senza salutare. Canta De André con la gradinata, lui poeta troppo coinvolto da non riuscire a scrivere, lui che ama la squadra perché ha i colori degli operai del comune. Canta sguaiato l’ultrà risparmiato dal daspo, “sei ultimissima, fallitissima”, perché la festa è anche sfottò, e la vita è come l’Aurelia: a due sensi di marcia.
Quando il Genoa già praticava il football gli altri si accorgevano dei piedi quando gli dolevano. Diceva bene Gioànn fu Carlo. E dice bene James dalla tribuna paradiso, “si’, sarebbe bello vedere ancora una volta lo scudetto sulla maglia dei ragazzi, lo scudetto e quindi la stella, ma quel che più conta è l’amore ed il sudore”.
E quando si vede il Genoa ci si innamora.
Since 1893.

 

 

 

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Venti di calcio

 

Roberto Amorosino romano di nascita, vive a Washington DC. Ha lavorato presso organismi internazionali nell'area risorse umane. Giornalista freelance, ha collaborato con Il Corriere dello Sport, varie federazioni sportive nazionali e pubblicazioni on line e non. Costantemente alla ricerca di storie di Italia ed italiani, soprattutto se conosciuti poco e male. "Venti di calcio" è la sua opera prima.

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