Jorge Linares è quel tipo di pugile che non vorresti mai trovarti ad affrontare, è freddo, scaltro e letale, ti guarda dritto negli occhi e ti fredda con un colpo che non sai da dove arriva di una violenza assurda, senza alcun sentimento.
Vasyl’ Lomachenko lo sa bene, anche se poi il match, un altro bellissimo match, lo ha vinto lui, ma i colpi di Jorge Linares e la sensazione di trovarsi per la prima volta al tappeto se la porterà fino alla tomba.
Jorge Linares, a ragione, è considerato uno dei migliori pugili al mondo, è uno di quelli che mena pesante.
È il 29 maggio del 2021 e alla Michelob Ultra Arena di Las Vegas Jorge Linares contende a Devin Haney la cintura WBC dei pesi leggeri.
Nelle prime quattro riprese, nei primi dodici minuti, Jorge Linares incredibilmente non riesce a fare nulla.
Qualche tentativo di gancio sinistro, niente di più.
Ha di fronte un nuovo Gilles Villeneuve, o un John McEnroe della boxe.
Devin Haney sale sul ring elegante e rilassato, si piazza molto di taglio, gambe larghe, con tutti e due i piedi sulla stessa linea, il destro molto alto e inizia la sua guerra con un jab invisibile, preciso, dal ritmo imprevedibile che annulla completamente qualsiasi tentativo di attacco di Jorge Linares, distruggendolo mentalmente. Linares non riesce a capire come fare ad essere quello che è, a dimostrare quello che ha sempre dimostrato, anche il suo allenatore, all’angolo, non da consigli che possano modificare il piano di battaglia.
Sembra un match a senso unico, ma è bellissimo da vedere.
Devin Haney centra in viso Jorge Linares ogni volta che porta il suo jab, Linares tenta di rispondere ma non lo prende mai, Haney si muove come un predatore, ha stile da vendere. Schiva, si porta indietro, passa sotto i colpi e blocca ogni cosa, non prende un pugno.
Com’è possibile che un fenomeno come Jorge Linares sembri improvvisamente un pugile quasi timoroso che non riesce a tirare un pugno?
Haney combatte alla lunga distanza, improvvisamente si fa sotto e porta un montante da manuale, la testa di Linares va all’indietro come un tronco abbattuto, ma lui non fa una smorfia, la rimette a posto tra i guantoni e continua ad avanzare.
Credo che chiunque altro sarebbe finito al tappeto, Linares è tosto dentro. Per tenere un colpo del genere bisogna avere una solidità mentale tremenda.
Il match è una bellezza da vedere.
Devin Haney ha la capacità di mostrare ogni cosa si possa fare nella boxe e lo fa con una disinvoltura disarmante. Rimango affascinato dalle sue movenze, dalla sicurezza, dalla scelta di tempo, dalla velocità e dalla determinazione, ma ha davanti Linares, che è uno che non molla mai e verso la quinta/sesta ripresa riesce a fare qualcosa.
Il match, se possibile, si fa ancora più bello, c’è la possibilità che Linares ripeta l’impresa compiuta con Lomachenko e non si sta più seduti. Haney continua il suo dominio, ma per tutta una serie di circostanze (un po’ di fatica, stress da combattimento, temporaneo calo di energie, cambio di strategia di combattimento) comincia a prendere qualche colpo… e non sono carezze.
Spalle alle corde Linares scarica una combinazione da nove colpi sul corpo di Haney.
Nove colpi pesantissimi che Haney blocca e sopporta con disinvoltura, pare, ma 2:30 minuti dell’ottava ripresa Haney, con un gancio sinistro terribile, risponde e centra Linares tra la mandibola e la tempia. Non capisco come possa essere rimasto in piedi. La ripresa termina, Linares va al suo angolo, si siede sullo sgabello e viene inquadrato bene, sul suo volto ci sono tutti i segni della bravura di Haney.
Il match riprende e negli ultimi due secondi della decima ripresa Linares attacca con una combinazione da cinque colpi, l’ultimo, un gancio destro corto, finisce sulla mandibola di Haney, suona la campana in quell’istante, le gambe di Haney sono rigide, la sinistra rimane tesa e mentre lui cerca di andare all’angolo per poco non cade. Linares, consapevole di quello che ha fatto si esalta e lo segue fino all’angolo.
Gli ultimi due round sono una battaglia infernale, nessuno dei due cede un passo e si incrociano colpi pericolosissimi.
Il suono della campana ha il sapore di un armistizio, rimango sul divano a pensare mentre continuano a scorrere le immagini.
Linares ha qualcosa da dire al coach di Haney, che poi è suo padre “the dream” Bill Haney.
Le emozioni di questa serata mi scorrono dentro.
Poco prima si erano affrontate sul ring la campionessa del mondo Chantelle Cameron e la Hernandez.
La Hernandez si allenava alla Gleason’s ed il suo coach è Leone Taylor, mentre lo guardavo mi tornavano in mente i nostri allenamenti alla Gleason’s, i suoi consigli quando facevo sparring.
Il pugilato è una sorta di incantesimo, un mondo magico, un posto assurdo dove si prendono tante botte, ma il cuore sta bene e l’anima è appagata.
È bello da dentro, è meraviglioso da fuori quando sul ring c’è così tanta bellezza.