È vero.
Jean Paul Belmondo amava lo sport.
Il tennis e il calcio, ad esempio.
Da bambino giocava in porta e non doveva essere un caso; è noto che tra tutti i ruoli, quelli con un po’ più fegato degli altri finiscono proprio a giocare in porta.
Ma guardatelo bene, guardatelo in faccia, guardate quel viso fissato in centinaia di migliaia di scatti che lo hanno immortalato durante tutta la sua vita, una vita fatta di passione avida, ancestrale.
Guardate lo sguardo, il sorriso appena accennato pronto ad aprirsi alla prima occasione utile.
Lo sguardo e il sorriso accennato di chi sa già come andrà a finire.
Jean Paul Belmondo dello sport amava la fisicità, la stessa che porterà sullo schermo e che negli anni sessanta e settanta, ad esempio, lo farà diventare interprete perfetto di innumerevoli film polizieschi che girava senza controfigura.
Ebbene, da un viso con quello sguardo e quel sorriso non puoi aspettarti che rimanga in porta tutta a vita.
Infatti Jean Paul Belmondo ha giocato a calcio e anche a tennis, ma è per la boxe che ha avuto un amore viscerale.
Quel giorno alla radio
Irruento e indisciplinato sin da bambino, il 12 settembre 1948 Jean Paul Belmondo è davanti alla radio.
Il francese Marcel Cerdan contende all’americano Tony Zale il titolo di campione del mondo dei pesi medi.
Jaean Paul ascolta in silenzio, quasi rapito.
La vittoria di Marcel Cerdan lo farà tornare alla realtà.
O meglio, gli mostra una realtà nuova
L’Avia Club
Jean Paul ha sedici anni ed ha deciso: vuole salire sul ring, vuole fare i guanti, vuole tirare e vuole vincere.
Passano solo pochi giorni prima che Jean Paul si presenti all’Avia Club, famosa palestra di Porte Saint-Martin, per iscriversi e fare pugilato.
Si allena, ma non solo.
Sara una carriera breve e da dilettante – nove incontri, sette vittorie, un pareggio e una sconfitta -, ma anche quando lascerà il pugilato per dedicarsi al cinema, Jean Paul Belmondo dal ring non scenderà mai più e continuerà ad amare la boxe per tutta la vita.
La vita che lo aveva sfidato nel 2001 quando fu colpito da un ictus a cui non si arrese.
La vita che ha continuato a mordere con passione sino all’ultimo.
La vita con cui oggi, ad 88 anni, ha fatto i guanti per l’ultima volta.
L’amore di una vita
Con quella faccia da uomo che rimane ragazzo per sempre, nel gennaio 2018 in un’intervista all’edizione belga di Paris Match, Jean Paul lo dichiara senza mezzi termini
Amo la boxe perché mi ha fatto sognare da adolescente. Poi, ho spinto le porte dell’Avia Club per non lasciare mai questo sport, per far sognare la gente, come Cerdan! Solo che io non avevo il suo talento. Questo sport ha incantato la mia vita...
Proprio così dice Jean Paul…questo sport ha incantato la mia vita.
E visto che anche il cinema è incanto, c’è da credergli anche per come ha portato la boxe in tanti dei suoi film.
Come ne Lo sciacallo (L’Ainé des Ferchaux ) del 1963 dove fa la parte di un ex pugile, o come in L’Asso degli Assi (L’As des As ) del 1982, che lo vede ex pugile accompagnatore della squadra francese alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
Per queste ed altre sue interpretazioni che hanno promosso l’immagine della boxe, Jean Paul ha ricevuto un guanto onorario alla cerimonia dei Golden Gloves of Boxing il 19 ottobre 2019.
Ho sempre fatto dei cenni alla boxe nei miei film perché, ai miei occhi, i pugili ispirano rispetto attraverso il loro coraggio.
Cosi dichiarò Jean Paul a margine della cerimonia; se ma ce fosse bisogno, l’ennesima dichiarazione di amore per la boxe.
Gli ultimi guanti
Oggi, per lui gli ultimi guanti.
Ma non è detto che da qualche altra parte, sguardo di sottecchi e sorriso sornione, non sia già a bordo ring pronto a combattere un nuovo incontro.