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Kaiser Raposo. L’anticalciatore

Per oltre due decenni, Carlos Raposo ha ingannato numerosi club di calcio fingendosi calciatore, pur non sapendo giocare. Tra finzione e realtà, questa è la folle storia di “Kaiser”
Kaiser Raposo

Lo chiamavano Kaiser. Per una vaga somiglianza con Franz Beckenbauer, diceva lui. Ma la verità era diversa.
Come spiega Luis Maerovitch nel documentario del 2019 Il più grande truffatore della storia del calcio: “Raposo è sempre stato grassoccio. A quei tempi c’era una birra che si chiamava Kaiser. Aveva una grossa bottiglia rotonda. Quindi lo ribattezzammo Kaiser perché somigliava alla bottiglia della birra. Poi quel soprannome gli è rimasto.

Un truffatore nel pallone

La storia di Carlos Henrique Raposo, per tutti Kaiser, sembra uscita da una fortunata pellicola italiana di intrattenimento degli anni ’80, tipo L’allenatore nel pallone. Un geniale truffatore si finge calciatore per oltre vent’anni, strappando contratti a squadre importanti senza mai giocare una partita, usando stratagemmi brillanti e contando sull’amicizia di osannati campioni brasiliani. Ma nella sua vicenda realtà e menzogne si fondono inestricabilmente, probabilmente rendendola ancora più affascinante. 

Gli esordi

Come tutti i bambini brasiliani, il piccolo Carlos sogna di diventare un calciatore famoso. Nato nel 1963 da una famiglia povera del Rio grande do Sul, vede nel professionismo l’unica strada per uscire dalla miseria e regalarsi una vita agiata.
In effetti, a 16 anni è nelle giovanili del Flamengo. Gioca da attaccante. Durante un allenamento viene notato dagli osservatori del Puebla. “I dirigenti del club videro in me del potenziale, avevo un buon tiro ed ero forte fisicamente”, racconterà Carlos.
Si trasferisce, così, in Messico, ma in 3 stagioni non scende mai in campo.

Kaiser Raposo

Una “carriera” da girovago

Nell’ ‘83 torna in patria, al Botafogo. Anche qui zero presenze in due stagioni. Poi il ritorno al Flamengo, annunciato come “il compagno ideale in attacco per Bebeto”, e successivamente una fantomatica cessione al Gazélec Ajaccio, in Corsica. Poi la Fluminense, il Vasco Da Gama, una puntatina negli USA con El Paso Patriots e la chiusura della carriera ancora in Messico, con i gialloblu del Club América. Nella sua lunga carriera da calciatore, Raposo totalizza la bellezza di zero presenze in partite ufficiali.

La creazione del personaggio

Tornato a Rio de Janeiro, Raposo si rende conto che non ha abbastanza talento per fare il professionista. Ma a lui, in realtà, non interessa la gloria sportiva, vuole solo vivere con gli agi di un calciatore professionista. Come rivelerà successivamente:
A 20 anni la mia carriera calcistica era già sull’orlo del precipizio. La strada per il successo a quel punto, era solo una: iniziare a frequentare i locali più famosi della città, quelli dove i miei idoli trascorrevano il loro tempo libero. Ho conosciuto giocatori come Ricardo Rocha, Renato Gaucho, Romario, Bebeto Djalminha, Andrade, Careca, Edmundo, e li ho corteggiati fin quando loro non si sono innamorati di me. Così qualcuno di loro mi portava con sé come contropartita nelle squadre con cui firmavano.”
A quel punto, il problema di Kaiser è riuscire a nascondere le proprie scarse doti tecniche.

 

Come funzionava il meccanismo

Di solito, Kaiser firma un contratto di prova di circa tre mesi, con stipendio base che, però, gli garantisce un tenore di vita privilegiato. Ai primi allenamenti con la nuova squadra, si presenta dicendo di essere fuori forma e di voler seguire un programma specifico di allenamento creato da un suo fantomatico personal trainer, che consiste essenzialmente in giri di campo ed esercizi ginnici, rigorosamente senza pallone. Poi, si accorda con qualche compagno, al quale ha precedentemente procurato donne e divertimento notturno, per farsi colpire duro in partitella, oppure finge un infortunio muscolare, in modo da finire direttamente in infermeria. E i suoi infortuni, l’avrete capito, durano anche dei mesi.
All’epoca non c’era la risonanza magnetica nei club, era la mia parola contro quella del medico. E se poi le cose si mettevano male, avevo sempre il certificato di un amico dentista.”

L’anticalciatore

In un tempo ancora senza internet, Kaiser approfitta della difficoltà nel reperire informazioni: bastano gli articoli ad hoc di qualche amico giornalista compiacente, qualche fotomontaggio e la benevolenza dei fuoriclasse per coprire le sue menzogne.
Veste alla moda, porta i capelli lunghi come il suo idolo Renato Portaluppi (che visse un’esperienza calcisticamente negativa alla Roma nella stagione 1988-’89) frequenta le spiagge e i locali vip di Rio, è circondato da belle donne, e racconta a tutti di essere un calciatore.
La mia è una storia di un anticalciatore.”

Kaiser Raposo

La leggenda di Kaiser Raposo

Una volta terminata la carriera, se così si può dire, Kaiser Raposo alimenta la sua leggenda raccontando in televisione vari aneddoti, alcuni veramente incredibili e surreali.
Per esempio, sostiene di essere stato ingaggiato dall’Ajaccio nel 1986, grazie ai buoni uffici dell’amico Fabinho:
Mi catapultarono in uno stadio che, sebbene piccolo rispetto agli stadi di Rio, era pieno di tifosi come se si dovesse disputare una partita. Pensai che avrei dovuto solo fare una corsetta e salutarli, ma in campo c’erano dei palloni e ho capito che avrei dovuto palleggiare. Sono diventato nervoso, temevo che dal mio primo allenamento avrebbero capito che non sapevo giocare. Così consegnai un mazzo di fiori alla presidentessa, mi avvolsero in una bandiera corsa e ho iniziato a raccogliere tutti i palloni e a lanciarli ai tifosi. Nel frattempo salutavo e mandavo baci. La folla era impazzita. Alla fine sul campo non c’erano più palloni…
Ma proprio Fabinho ha smentito di recente questa storia: Kaiser non è mai stato al Gazélec Ajaccio. Io sono stato 5 anni in Corsica e non posso più alimentare le bugie di Carlos.”
Altrettanto gustoso è l’aneddoto risalente alla permanenza di Kaiser Raposo al Bangu del presidente Castor de Andrade, un potente uomo d’affari brasiliano.
Inizialmente previsto in panchina, il presidente impone all’allenatore di farlo scendere in campo titolare. Ed ecco il colpo di genio:
Durante il riscaldamento, un gruppo di tifosi m’insultò per i capelli lunghi. Scavalcai e scatenai una rissa: così venni espulso ancora prima di entrare. Negli spogliatoi, durante l’intervallo, arrivò il presidente furioso, e prima che potesse esplodere di rabbia, gli dissi che Dio mi aveva dato due padri: il primo l’avevo perso, il secondo era lui, e che avevo reagito così perché i tifosi lo stavano insultando. Il mio contratto scadeva quella settimana. Castor mi abbracciò e lo prolungò di 6 mesi.”

 Il più grande truffatore nella storia del calcio

Così viene definito nel documentario del 2019 a lui dedicato.
Oggi Kaiser Raposo fa il personal trainer in una palestra e vive senza rimorsi per aver truffato tanti club.
Come ama ripetere: “Le squadre illudono un sacco di giocatori, qualcuno doveva pur vendicarli!

 

Davide Zingone Napoletano classe ‘73, vive a Roma dove dirige l’agenzia letteraria Babylon Café. Laureato con lode in Lingue e Letterature Straniere e in Scienze Turistiche, parla correntemente sei lingue. È autore della raccolta di racconti umoristici "Storie di ordinaria Kazzimma", Echos Edizioni, 2021; del saggio “Si ‘sta voce…”, Storie, curiosità e aneddoti sulle più famose canzoni classiche napoletane da Michelemmà a Malafemmena, Tabula Fati, 2022; e di “Tre saggi sull’Esperanto”, Echos Edizioni, 2022.

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