Search
Close this search box.

Napoli 28 luglio 1946.Battaglia allo Stadio

Napoli-Juventus 28 luglio 1946. Non un giorno qualunque, non una partita qualunque. La guerra è finita da un anno, ma allo Stadio della Liberazione è battaglia. Fuori e dentro il campo.
Napoli Juventus 28 luglio46

Afa, polvere, sudore.  
A guardare la foto sembra di respirarli e di sentirne il prurito sulla pelle.
Afrore di umanità. Bambini, tanti, chiassosi, famelici di vita. Adulti sopravvissuti, scampati, qualcuno magari tra gli ultimi tornati dalla prigionia.
La guerra, già.
La guerra è finita da un anno, ma ancora morde e brucia e a Napoli quel 28 luglio 1946, se non guerra, è battaglia allo Stadio.
In campo e fuori.

Nato come Stadio XXVIII ottobre, per anni comunemente chiamato Stadio Littorio, oggi intitolato a Arturo Collana, nel primo dopoguerra quello è lo Stadio della Liberazione.
W il Re c’è scritto ai due lati del cancello, l’Italia è una Repubblica da neanche due mesi, in qualche modo ancora più teoria che pratica, e una nuova guerra civile si evita per un soffio.

Napoli-Juventus 28 luglio 1946
(28 luglio 1946. Napoli-Juventus. Stadio della Liberazione. Photo Credit: Archivio Fotografico Carbone)

Il calcio, a fatica, ma è ripartito.

Girare l’Italia in quel tempo non è facile, strade e ferrovie non hanno ancora smaltito sangue e macerie dei bombardamenti e il calcio si adegua.
Con una buona dose di inventiva italica, ma qualcuno direbbe arrangiamento, Campionato Alta Italia, Campionato Centro-Sud, Girone finale nazionale sostituiscono il Campionato a girone unico e il 14 ottobre 1945 si riprende a giocare.
L’Italia che si deve rimettere in piedi torna a sognare davanti a un pallone, sembra poco, ma è tantissimo.
Il Napoli è tra le squadre di serie B ammesse al campionato Centro Sud e lo vince a pari punteggio con il Bari; con loro si qualificano anche la Roma e la Pro Livorno.
Al nord si qualificano sempre gli stessi: Inter, Juventus, Torino e Milan.
L’Italia unita repubblicana è profondamente divisa, la differenza di gioco tra le squadre del nord e quelle del centro sud è marcata.

Ma il pallone ha una qualità, è rotondo e dove va lo decide quasi sempre lui

Arriviamo ad aprile, ultima domenica del mese; il girone finale prende il via.
Le squadre del nord hanno vita scontata, con tutti, ma non con il Napoli che proprio all’esordio batte il Milan.
Lo scudetto, però, sembra un discorso binario tra Torino e Juventus.
Quel 28 luglio 1946 allo Stadio della Liberazione l’aria doveva essere rarefatta, ma l’occasione è di quelle da non perdere.
Siamo all’ultima giornata, Torino e Juventus sono a pari punti. Il primo se la vede con la Pro Livorno, la seconda con il Napoli. I pronostici li danno vincenti e già pregustano il derby dello spareggio che dovrà assegnare lo scudetto.

Napoli-Juventus 28 luglio 1946
(28 luglio 1946. Napoli-Juventus. Stadio della Liberazione Photo Credit: Archivio Fotografico Carbone)

Al Vomero, però, nessuno è d’accordo

Né in campo e né fuori campo. Il fischio d’inizio è alle 17,30. I granata attaccano e in breve affondano i livornesi
Allo Stadio della Liberazione, stipato all’inverosimile, circondato da gente che preme per entrare anche se non c’è più posto neanche per respirare, circondato da palazzi dove i tetti sono diventati corone di persone che in equilibrio precario fissano il campo, è tutta un’altra storia.
La Juventus fatica, i falli si sprecano, i tifosi imprecano e vogliano giocarla pure loro la partita, tentano più volte d’invadere il campo, celere e carabinieri si frappongono, i mezzi sono spicci, non ce n’é per nessuno, o meglio ce n’è per tutti.
Stesse scene anche fuori; cariche, sciabole sguainate, ragazzini che hanno già visto tutto e non hanno paura di niente e che, bene che va, il carabiniere sciabolatore lo considerano il divertimento del momento.

Indimenticabile

A bordo campo, commovente, Nicolò Carosio.
Gigante delle parole, elegante di un tempo passato, doppiopetto, pochette al taschino, odore di brillantina che arriva fino a noi, foglietto in mano e matita che forse chiamava lapis pronto a prendere appunti veloci da restituire al microfono piazzato lì davanti.
Sono gli anni della radio anime belle, parole libere come oggi non potete neanche immaginare, anni eroici, racconti epici.

Nicolò Carosio a bordo campo
(28 luglio 1946. Napoli-Juventus. Nicolò Carosio. Photo Credit: Archivio Fotografico Carbone)

L’inverosimile

Al 58esimo del secondo tempo Berto Busani, parmigiano, ala di talento che le ali sembra averle attaccate ai piedi, segna e porta in vantaggio il Napoli.
Lo stadio esplode, il Vomero esplode, Napoli esplode ed esplode pure una gran fetta d’Italia, quelli che tifano il Grande Toro che annusano lo scudetto e quelli che non amano la Juventus.
Non dura molto. Vuoi o non vuoi la Juventus è forte e hanno Silvio Piola, che non è un attaccante qualunque, è lui ed è già un mito. Appena cinque minuti e Piola segna recuperando il pareggio.

Napoli-Juventus 28 luglio 1946
(28 luglio 1946. Mapoli-Juventus. Il goal di Berto Busani. Photo Credit: Archivio Fotografico Carbone)

La grande metafora

La partita finisce lì, con un risultato che inchioda la Juventus al secondo posto e assegna lo scudetto al Torino.
Finisce lì  il campionato dell’Italia di Mezzo, quella del tempo sospeso che doveva attrezzarsi per lasciare spazio alla vita che tornava.
Nella grande metafora del calcio, ancora una volta lo sguardo fotografico di Riccardo Carbone ha rapito immagini per portarle fino a noi, per farci ricordare quando avremmo scordato tutto, per farci conoscere quando avremmo ignorato tutto.
Potremo mai ringraziarlo abbastanza?

Archivio Fotografico Carbone si occupa della conservazione, digitalizzazione e catalogazione degli oltre 700mila scatti realizzati da Riccardo Carbone (Napoli 1897-1973), primo fotoreporter del quotidiano napoletano Il Mattino, che documentano i principali avvenimenti accaduti a Napoli ed in Campania attraverso le varie fasi politiche che hanno caratterizzato la storia del Novecento. www.archiviofotograficocarbone.it

ARTICOLI CORRELATI

JUVENTUS 1905

Juventus. La maglia e l’equivoco di Nottingham

125 anni fa, il primo novembre 1897, inizia una grande storia del calcio italiano. Riuniti intorno a una pachina di Corso Re Umberto, un gruppo di liceali fonda la Juventus Football Club. La maglia che conosciamo, invece, arriva qualche anno più tardi, forse per un equivoco, ma sarà la maglia del primo scudetto.

Leggi tutto »
matrimonio Luis Vinicio

Luís Vinicio. Il matrimonio di un campione

22 giugno 1957, Basilica di San Francesco. A piazza Plebiscito la gente si accalca e l’aria è quella della festa grande. Luis Vinicio e Flora Aida Piccaglia si sposano e i tifosi sono lì per vivere e festeggiare un momento di felicità corale con il loro capocannoniere. Una felicità che noi respiriamo negli scatti, mai più visti da allora, di Riccardo Carbone .

Leggi tutto »
Napoli- Juventus

1958 Napoli-Juventus. Mai una partita qualunque

Un 4 a 3 storico, per il tifo napoletano forse anche più di quello di Italia-Germania all’Azteca nel 1970. Una partita epica quel Napoli-Juventus del 20 aprile 1958, una vittoria che diventa gioia incontenibile di popolo e che oggi possiamo rivivere negli scatti di Riccardo Carbone.

Leggi tutto »
Napoli

Napoli. Ricomincio da tre

Il terzo scudetto del Napoli è un evento eccezionale, non solo perché il campionato italiano è cannibalizzato storicamente dalle 3 strisciate, tranne rare eccezioni, ma soprattutto perché soltanto nella vecchia Partenope il festeggiamento sa diventare così visceralmente popolare, caricandosi di risvolti psicologici e sociali. Una sorta di baccanale ancestrale al quale partecipano in egual modo tutte le frange sociali, dal popolo minuto dei quartieri e della periferia, alla borghesia di Posillipo e del Vomero, passando per il gotha della vita artistica della città più passionale d’Italia. 

Leggi tutto »
Campetto Napoli

Auti nostro! Sogni, estetica e sudore del calcio di strada

Napoli 1967. Ai giardini del Molosiglio si gioca al grande calcio. Il calcio del campetto, quello delle ore infinite, delle porte immaginarie e del bordo campo qualche volta strusciato per terra, quasi sempre immaginato anche quello. Ma è proprio quando la palla supera quel bordo campo che il grido rompe l’aria. Auti nostro! gridi, agguanti la palla e la rimetti in gioco per rovesciare la sorte. Proprio come la vita, grande gioco anche quella.

Leggi tutto »
È stata la mano di Dio

È stata la mano di Dio

Maradona, genio calcistico, icona pop, nume tutelare, pibe de oro, ma soprattutto mano di Dio. Proprio come quella che ha salvato Fabietto. O meglio, quella che ha salvato Paolo Sorrentino.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi