Search
Close this search box.

Lo skeleton di Lord Northesk

Lord Northesk, Pari di Scozia, incontra lo skeleton nei primi anni venti a St.Moritz. Ne rimane affascinato. La Cresta Run diventa il suo luogo ideale e lì conquisterà il bronzo olimpico nel 1928. La foto è del 1935. Pronto alla sua discesa, con il suo casco a ovetto, Lord Northesk ci guarda un po' sornione, abbozza un sorriso e fa sorridere anche noi. E non è cosa da poco.
Skeleton

Lui è David Ludovic George Hopetoun Carnegie, XI conte di Northesk.
Nome lungo, come si addice a un Pari di Scozia, Lord Northesk quindi.
Nome lungo quanto la storia della sua famiglia, originaria di Arbroath, città di pescatori, con residenza storica ad Ethie Castle e antenati ammiragli, di cui uno anche a Trafalgar.
Nobile di Scozia, quindi, con castello di famiglia che, come da regola, si vocifera discretamente frequentato da fantasmi; una coppia, una misteriosa signora in grigio e un riconoscibile abate di Arbroath nel XVI secolo.
Vallo a sapere. Ma se di storie di fantasmi la Scozia abbonda, di storie di skeleton c’è solo quella di Lord Northesk.

Più college che castello

Il nostro Lord Northesk, nasce a Londra nel 1901 e, per privilegio di titolo, più che nel castello di famiglia cresce nei migliori college inglesi.
Lo sport per Lord Northesk non è un’opzione, è uno stile di vita, uno status da rispettare. Nei primi anni venti è già buon frequentatore di St. Moritz, Svizzera, cantone dei Grigioni, al tempo ritrovo esclusivo di nobiltà e nuovi ricchi borghesi.
È qui che il nostro scozzese prende confidenza con lo skeleton, disciplina del ghiaccio con un suo certo fascino, che si praticava sulla Cresta Run, pista di 1.214 metri scavata nel ghiaccio naturale  già dal 1885.

Ci vuole carattere

Ha carattere Lord Northesk, guardate bene la foto e immaginatevi al suo posto.
Roba non semplice scendere così, e anche di qualche ardimento visto che in quella posizione l’osso del collo, se sbatti, troppo contento non dovrà essere.
Si tratta infatti di scivolare a pancia in giù sulla pista di ghiaccio tentando di rimanere attaccati a una slitta, al tempo poco più di una tavola.
Pancia in giù significa a testa avanti. L’esatto contrario dello slittino.
Insomma, qualche riserva di coraggio ce la dovevi avere visto che se scendi a 120, 130 chilometri l’ora, il ghiaccio è duro da morire.

Lo skeleton ai Giochi olimpici invernali

Anche se si pratica quasi esclusivamente a St. Moritz, lo skeleton piace e visto che proprio lì nel 1928 si svolgerà la seconda edizione delle Olimpiadi invernali, la disciplina è  inserita tra le quelle olimpiche.
Poteva il nostro Lord Northesk, pari di Scozia, perdere la battuta?
No, assolutamente, infatti partecipa e si guadagna un’ottima medaglia di bronzo.
Nel 1948, sempre a St. Moritz e sempre Olimpiadi invernali, l’italiano Nino Bibbia farà meglio e conquisterà l’oro olimpico, inaugurando una tradizione che a livello internazionale ci darà diverse soddisfazioni.

1935.Lo skeleton in una foto

Tornando a Lord Northesk, però, non possiamo non rimanere a guardare a lungo la foto che ce lo ritrae nel 1935.
Fasciato nel suo maglione a collo alto, casco a ovetto in testa, le mani protette da paracolpi in acciaio, la pancia poggiata su quello che dal profilo sembra un cuscinetto neanche morbido e ricoperto di pelle, Lord Northesk guarda verso l’obiettivo come se fosse lì per caso, ma a fare la cosa più naturale del mondo. Sicuramente a fare la cosa che gli piaceva fare.

Di Lord Northesk non sappiamo moltissimo

Passerà gli anni della guerra come ufficiale dell’Intelligence Corp britannico, si congederà da maggiore e poi si dedicherà alle sue terre e ai lavori parlamentari della Camera dei Lord.
Non diventerà mai vecchio, se ne andrà a 62 anni, ma quel sorriso appena accennato che completa la foto mentre è in attesa di tirare con il suo skeleton ce lo fa immaginare di buona compagnia, capace di scivolare sul ghiaccio ovunque.
Anche dall’altra parte.

 

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

ARTICOLI CORRELATI

Nino Bibbia. Oro e ghiaccio

St. Moritz 1948. Dopo la furia della guerra, tornano i Giochi Olimpici e i primi sono quelli invernali. Il 3 e 4 febbraio, sulla Cresta Run, Nino Bibbia incontra il suo destino ed entra nella storia dello sport italiano. Nello skeleton sarà tra i più grandi al mondo.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi