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Caballero! Basta il nome

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Tra il 1968 e il 1971 accade di tutto: la battaglia di Valle Giulia, la contestazione studentesca, l’allunaggio, lo scudetto del Cagliari trascinato da Gigi Riva, la sconfitta azzurra contro il Brasile alla finale dei Campionati del Mondo di Mexico City, l’autunno caldo, l’Alto Gradimento di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, il Tuca Tuca di Raffaella Carrà, Easy Rider che ci fa vedere l’altra faccia dell’America, Graham Hill e Jackie Stewart che si contendono i titoli di Formula 1, Giacomo Agostini che vince tutto il possibile nel motomondiale e l’austerity che manda gli italiani in bicicletta.
Ma per un quattordicenne, in quegli anni accade però qualcosa che ne cambierà sogni e desideri.

Nel 1968 il brianzolo Mario Agrati e l’olandese Henry Keppel Hesselink lasciano la Garelli, azienda di famiglia del primo e di cui il secondo era direttore per le vendite all’estero, e fondano un’azienda dal nome immaginifico e psichedelico che è tutta una promessa: Fantic Motor.
Una promessa che sarà mantenuta.

Ebbene l’anno seguente, al Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano, la Fantic Motor presenta il Caballero, un 50cc da fuoristrada, ma che per tutti noi ragazzini degli anni settanta era semplicemente la moto da cross.
Provate a immaginare un 50cc da guidare senza patente e che non solo sembrava, ma era una moto da grandi, con le sue forcelle telescopiche, il parafango alto, il rumore inconfondibile, le gomme che sembravano il carrarmato Perugina messo su strada e quel nome, Caballero, che echeggiava i gringo, suerte, vamos, sangre y muerte che leggevamo su Tex e che ci illudevano di saper parlare spagnolo.
Provate a immaginarlo e calatelo nell’Italia dei primi anni settanta e nel suo clima plumbeo, ma al tempo stesso talmente irregolare da far credere ogni cosa possibile.

Fatto è che dietro al Caballero un’intera generazione impazzisce, gli garantisce una produzione ininterrotta fino al 1981 e gli assegna un’aurea di leggenda che il tempo non ha minimamente appannato.
Forse è per questo che ancora oggi ognuno di noi, quando capita di incrociare per strada una delle attuali versioni del Caballero messe sul mercato da una rinnovata Fantic Motor, guarda il ragazzino che guida e sorride.

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

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