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Ruud Gullit feat Relation Time. Il Simba di Sacchi tra reggae, Africa e Nelson Mandela.

Pluricampione con il Milan, pallone d'oro, potenza atletica come pochi, Ruud Gullit ha attraversato gli anni '80 non solo da grande calciatore, ma da vera pop star. Innamorato del calcio, simpatico, anticonformista, elegante, attratto dalla musica, si spende per buone cause e diventa icona a tutto tondo. Per i tifosi, ma non solo.
Ruud Gullit

Ruud Gullit è stata una autentica pop star degli anni ‘80. Al pari di una Samantha Fox o di un Sandy Marton. Le treccine, la simpatia e il  fare simpatico ed ironico da baffuto olandese, lo hanno reso un personaggio fuori da ogni logica.  Rudi era ed è ancora oggi il più anti-conformista dei tulipani sacchiani. Strapotenza atletica, pluricampione con il Milan e un pallone d’oro, rendono solo sportivamente tale, la grandezza del calciatore. Ma Simba fu un autentico personaggio trasversale, dalla musica alla tv, sempre con garbo e simpatia.

Il purosangue olandese libero da ogni marcatura (e schema)

Provate ad immaginare un cavallo di razza. Un animale totale. Che ha gamba e cervello. Impossibile da rinchiudere in ogni recinto. Ritmo, fisico, strapotenza. Questo era Rudi Dil, per la cronaca Ruud Gullit. Nato ad Amsterdam, poco dopo gli anni ‘60. Uno dei primi calciatori totali degli anni ‘80. Libero (nell’accezione più intensa del significato), centrocampista e attaccante. Una manna dal cielo per ogni allenatore. Sin da giovanissimo, come i più grandi talenti, si fa notare tra le fila del Meer Boys e successivamente passa tra i professionisti con l’Haarleem e Feyenoord, dove in dieci anni colleziona quasi 200 presenze e 60 goal. Nel suo palmares una Coppa d’Olanda e un Eredivisie. Nella stagione 85/86 il passaggio importante al Psv che lo consacra al calcio internazionale con 48 goal in 68 partite, due scudetti e la chiamata in nazionale. Impressionante il suo score da capocannoniere, se pensiamo sia “solo” un centrocampista.

Il Barone Liedlhom e la Milano con le treccine

A notare il Simba di Amsterdam è il Barone Liedholm. Il norvegese, flemmatico, brillantemente tattico con l’aria da maestro del nord. La scintilla è al Torneo Gamper. L’annus domini è il 1986.
Indimenticabile per ogni tifoso milanista, inizia l’era di Silvio Berlusconi. Liedholm vede in lui un talento come Falcao. Affare fatto. Il cavaliere sborsa ben tredici miliardi di lire per portarlo a San Siro l’anno successivo. È il primo gioiello di un’era costruita su vittorie e trofei. L’impatto su via Turati è di quelli da film. Il baffuto olandese guarda la foto di Gianni Rivera nella sede milanista e domanda: <<Chi è?>>. Diventerà una gaffe calcistica passata agli annali. Gullit si fa amare all’ombra della Madunina da autentico personaggio. Goal, moda, tutto fa notizia su Ruud. È un indomabile spirito libero. La capitale della moda, della pubblicità sembra fatta per lui. Le indimenticabili sfide con Maradona, il trio con Van Basten e Rjjkard e poi le treccine.
Qualsiasi amante del football anni ‘80 le ricorda con amore e con affetto. Se Napoli viveva della capigliatura riccia di Don Diego, Milano rispondeva con il capellino rasta di Ruud. Citando il grandissimo Necco: Napoli chiama, Milano Risponde.

Gullit

Erano temi d’oro per il calcio, la tv e lo spettacolo

Il cuoio era il fulcro per le tendenze di un’intera nazione. Anche le sue stoccate sono memorabili. Le sue cavalcate sulla fascia o il perentorio 4-1 sul Napoli a San Siro nel 1988. Con i rossoneri raggiunge il Pallone d’Oro e in “sole” sei stagioni vince di tutto: due Coppe Campioni, due Coppe Intercontinentali, due Supercoppe Uefa, due scudetti e una Supercoppa Italiana giocando 171 partite e segnando 56 goal.
La leggenda di Gullit al Milan si chiude a causa dei suoi rapporti poco sereni con gli allenatori. Del resto ogni genio è sregolatezza. Di sopportazione con Sacchi, di liti e litigi con don Fabio Capello.
L’amore con il Diavolo finisce nel 92.

Revelation Time

Voglio una musica maleducata. Di quelle fatte così

I jump rockettari della chioma alla Van Halen o il battito all’unisono di Freddy Mercury con Radio Gaga.
Il 1984 fu anno intriso di glam-rock, paillettes e lustrini. Ma l’orecchio si sporge in Europa. A Feyenoord, dove il nostro (ancora giovane cucciolo) Simba, esordisce nel mondo della musica con il singolo Not The Dancing Kind, reggae che ottiene sufficienti risultati nelle charts olandesi.
È uomo di palco Ruud. Ha l’animo di artista e showman.
Il cammino musicale non è fine a sé stesso. Nell’animo e nella testa del Tulipano Nero è sempre riecheggiato il suo cuore per l’Africa e Nelson Mandela. L’operazione benefica del disco Football Stars, anticipa il 1987, anno in cui dedicò il suo pallone d’oro al grande leader africano. In quella stagione debutta con i Revelation Time. Suoi amici, di lotte, ideali, ma anche casini. South Africa, il brano dedicato a Mandela, ebbe risonanza ma anche scalpore per l’epoca.

Il 1988 chiude l’ingarbugliata storia con la musica

Il progetto The Champions, album registrato insieme ad altri calciatori e sportivi (Baresi, Moser per citarne alcuni), verrà ricordato soprattutto per la direzione artistica del geniale Ivan Graziani. Ma Ruud Gullit è una star, di simpatia e caciaroneria. Perfetto per la tv. Nel 1993 a torso nudo, lo vediamo nella sigla del progamma Mai Dire Goal, simula di suonare i bonghi ( che sono la testa di Attilio Lombardo) sulle note di Sunset Boulevard. A distanza di trent’anni è pura allegria, non-sense, comicità. Il suo garbo e senso di ironia lo hanno reso una simpatica star del tubo catodico.

Gullit e Sacchi

Da Simba a Cervo di Foresta. Ruud il primo player-coach della storia

Marsiglia, anno 1993. L’amore con la casacca rossonera e con il cavaliere si è concluso. Di meno quello con il maestro Sacchi. Vanitoso come uomo e presidente, dirà poi Ruud togliendosi una pietra miliare dalle scarpe. Ruud, si accasa sotto la lanterna genovese, sponda blucerchiata. Sceglie Nervi come dimora e collezione 31 presenze realizzando 15 goal. Un bottino di tutto rispetto. I rossoneri sono sempre nel suo destino, questa volta da ex. Palla al limite dell’area, destro secco, sotto l’angolino. Il grande zio Vujadin lo battezza come “cervo di foresta”. Dopo cinque anni e una parentesi di nuovo al Milan, vola in Inghilterra. La casa blues è quella del Chelsea. Li inventa la figura del football-coach. In panchina ma pronto ad indossare gli scarpini. Nel 1997 riesce a conquistare anche una Coppa D’Inghilterra, ma nel 1999 viene esonerato dal Newcastle.
Gullit è giramondo, Olanda, America, Russia. Ma il suo cuore è sempre in Italia, terra che ama e amerà per sempre.

Uno spirito libero, questo è Ruud Gullit

Anima rivoltosa e garbata allo stesso tempo. Impossibile da catalogare o definire.
Un cuore ironico ed elegante, vestito di simpatia e potenza fisica. La sua immagine potrebbe essere una perfetta foto degli anni ‘80, colorata, sbruffona, modaiola, ma tremendamente di tendenza e “animalesca”.

Sergio Cimmino Nasce a Napoli nel 1982. Collabora in ambito comunicativo, radiofonico, musicale e culturale. Da freelance lavora per testate nazionali, web tv e ha contribuito alla realizzazione di musical ed eventi.

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