Henri Cochet. Il tennis del Mago

Il bambino guardava gli altri giocare. Raccattava palle, le rimetteva in campo e poi continuava a guardare, a rubare con gli occhi e a mandare a memoria. Soprattutto il bambino sognava vedendosi anche lui vestito di bianco a tirare dritti, rovesci e battute. Il bambino si chiama Henri, è il figlio del custode del circolo e diventerà un campione. Uno dei più grandi della jeunesse dorée del tennis francese.
Henri Cochet

Francia, anni ruggenti, quelli che aprono il Novecento.
In un mondo di rampolli di buona famiglia che giocano a tennis, molto per moda e qualcuno per passione, c’è Henri Cochet. Lui, però,  è il figlio del custode.
Nel gioco del tempo e del destino, questo sembra essere una sorta di paradigma. In Italia la storia si ripeterà decenni dopo e anche dai noi il figlio di un custode diventerà un grande campione.
Nato nel 1901, di statura minuta, abile e veloce di gambe, Henri si avvicina al mondo del tennis facendo da raccattapalle al circolo di Lione, dove il padre appunto lavorava come custode.
Ha solo 8 anni quando inizia a sfidare la sorella. Quasi subito viene notato dal presidente del circolo, Georges Cozon, proprietario di una seteria, che decise di prenderlo sotto la sua ala e iniziare ad allenarlo.
Di lui i suoi coetanei dicevano fosse schivo, forse timido. In partita, però, Henri esibiva un lato di sé inedito: si trasformava in un giocatore versatile, sempre più consapevole del suo talento naturale e della sua capacità  di trovarsi perfettamente a suo agio anche nella cosiddetta “terra di nessuno”, la parte tra la riga di fondo e quella di servizio. 
È così che prima diventerà the Magician, il mago, e poi uno dei Quattro Moschettieri, ovvero la jeunesse dorée del tennis francese.

Il nome inizia a girare

Nel 1920, a 19 anni, Henri Cochet gioca il suo primo torneo cittadino, ma già l’anno successivo è in gara a Parigi dove prende parte al French Covered Courts tournamen. Accade quello che nessuno poteva immaginare: sotto gli occhi stupiti del pubblico, batte Jean Borotra in cinque set. La vittoria lo porta a partecipare automaticamente ai French closed championship, dove ancora una volta incontra Borotra e ancora una volta incredibilmente lo batte. Il successo lo coglie come una meteora.
Gioca, vince, è convocato nella squadra olimpica nazionale di Parigi 1924, per cavalcare l’onda della notorietà apre anche un negozio di articoli sportivi, ma non tutto va come deve andare. Il negozio prende tempo, si allena meno, forse anche male. Fatto è che alle finali olimpiche è sconfitto sia nel singolo che nel doppio.
In classifica nazionale è ampiamente sopravanzato da Lacoste e Borotra. Mostri sacri, ma lui in fondo non è da meno. Il tempo, per Henri Cochet, sembra fermarsi, ma nel 1926 batte René Lacoste e si aggiudica l’Open di Francia al Roland Garros.

I quattro Moschettieri del tennis francese
(I quattro Moschettieri. Da sinistra: Jacques Brugnon, Henri Cochet, René Lacoste, Jean Borotra)

Arrivano i  Moschettieri

Pierre Gilou, capitano non giocatore della squadra di Coppa Davis francese, gli offre un’ulteriore chances e lo convoca. Con Henri, detto il Mago, ci sono René Lacoste, detto il Coccodrillo, Jean Borotra detto il Basco, Jacques Brugnon detto Toto. I quattro entrano nelle cronache, prima, e nella storia del tennis, poi, come i Quattro Moschettieri.
Vincono la Coppa Davis – al tempo International Lawn Tennis Challenge –  nel 1927 e difenderanno il titolo con successo fino al 1932.
Soprattutto quello tra Cochet e Brugnon diventa poi un vero e proprio sodalizio che porterà i due atleti a vincere in coppia l’Open di Francia per ben tre volte, nel 1927, nel 1930 e nel 1932.
Il 1927 è però un anno d’oro per Cochet che, battendo Jean Borotra, si aggiudica anche Wimbledon. L’anno seguente sarà battuto in finale da René Lacoste, ma nel 1929 lo vincerà per la seconda volta battendo nuovamente Borotra.
Nel 1928 e nel 1929, invece, Cochet si aggiudica il doppio misto al Roland Garros giocando insieme a
Eileen Bennett Whittingstall.
Insomma, il figlio del custode ai vertici del tennis mondiale rimane per anni e la formazione tipo dei Moschettieri vincerà tutto il possibile fino al 1933.

COCHET DAVIS 1927
(1927. Davis Cup Challenge Round. Da sinistra, Bill Tilden, Dwight Davis, Henri Cochet. Photo credit: Bibliothèque Nationale de France)

 

Fino alla fine

Il raccattapalle di Lione, come veniva chiamato da tutti, era riuscito a riscattare le sue umili origini.Da che lavorava nei campi da tennis, ne era diventato un protagonista assoluto, invitato e ricercato ovunque.
Henri Cochet lascia le competizioni a 57 anni, ma fino agli anni ’70 lo si poteva ancora vedere dare lezioni a chi come lui inseguiva quel sogno.

Henri CochetNel 1976 ricevette l’ultimo riconoscimento per una vita da campione: lui e i Moschettieri entrano nell’International Tennis Hall of Fame.
Nel 1987, dopo una lunga malattia, Henri Cochet cambia campo.
Chiunque ami il tennis, non può non conservare vivo il ricordo della sua straordinaria eleganza in campo quando, pantaloni bianchi lunghi e camicia a maniche corte, faceva suo il campo tra servizi, dritti e rovesci.
C’è da credere, però, che per Henri quello non sia mai stato solo un gioco, ma piuttosto il sogno del figlio del custode diventato campione. 

 

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

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