Handbike, l’altro Giro d’Italia

Esistono veramente incontri che cambiano la vita? Se non avete la risposta,o se anche pensate di averla, leggete come è nato il Giro d'Italia handbike
HANDBIKE COVER

E poi ci sono quegli incontri, spesso casuali che…ti cambiano.
Ma come ti cambiano? Ma come pensiamo di vedere gli “altri”? Ma come crediamo possa essere così una vita? Ma come possono fare uno sport? Ma poi, pedalare??
Queste sono alcune delle domande che, circa 12 anni or sono, un gruppo di amici semplici appassionati di ciclismo, si sono posti. Come potremmo cambiare o meglio come potremmo essere utili o provare a fare quello che tutti i “normali” fanno?Da queste semplici considerazioni è nata la nostra voglia di fare, di creare quello che subito abbiamo deciso che doveva essere l’Altro Giro, Il Giro d’Italia di Handbike, il Giro di tutti, perché no? Perché non può esserci un Giro (sicuramente quando siamo partiti meno famoso, meno conosciuto) fatto di uomini e donne anche ex atleti o solo semplici cultori del ciclismo purtroppo solo visto e non praticato?

E in quella sala prestata da quel prestigioso hotel nella bassa provincia Varesina, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che…sì dovevamo provarci. Dovevamo mettere lì davanti tutte quelle che erano le nostre “capacità” e “conoscenze” o “incapacità” e “non conoscenze”. Certo, parole e idee, tanta volontà ma come partire e come metterci in gioco, come essere lì ma essere a disposizione di persone che…sempre o spesso vengono solo visti con pietismo o con occhiate di fastidio o di compatimento.

Ci siamo messi a cercare (viste le conoscenze di alcuni) sponsor, amici che ci supportassero, possibilità di aiuto e, ovviamente, abbiamo trovato anche tante porte in faccia. Ci occupiamo dai percorsi ai numeri dorsali (in ogni gara, ogni atleta indossa un numero come in tutte le manifestazioni sportive), ai contatti con le amministrazioni delle città in cui possiamo far correre in handbike gli atleti.

La domanda che subito ci pongono quasi tutti è: handbike ?? e cosa sarebbe? Ma no, ma come è possibile? Ma siete sicuri? Ma sono disabili! Ma cosa vi siete messi in testa? E se succede che si fanno ancora più male di come stanno? e via di questo passo. Ma noi più testardi di un mulo, non ci siamo arresi e siamo partiti.

Primo anno, prima gara. Quante emozioni, quanti dubbi, quanta paura. Se oggi ripensiamo a quello che ci eravamo messi in mente … beh, ci sentiamo orgogliosi. Partenza, però, con il botto. Sponsor importanti (addirittura una Banca a livello nazionale) e città incuriosite, quindi un bel successo. Ma…gli atleti? Pochi e dubitanti, ma non abbiamo mollato. Anzi abbiamo spinto, abbiamo raccontato, abbiamo cercato visibilità e i risultati piano piano sono arrivati.

C’è qualcuno che arriva perché l’amico gli ha fatto vedere che altri anche in carrozzina fanno uno sport, uno strano sport, che però pare ti dia adrenalina, possibilità di andare in bici, di sentire il vento addosso, di usare non le gambe (spesso non funzionano più) ma le braccia. Quelle sì funzionano, eccome se funzionano! Quindi via c’è da provare a crescere e noi cerchiamo di farlo.

Anche perché non abbiamo detto la cosa più importante: il Giro d’Italia di Handbike veste la maglia rosa. La maglia rosa come quella del famoso Giro d’Italia, dove si tifa Pantani, dove si tifa Bettini, dove ci sono ciclisti forti come Cipollini, come il mitico Moser. C’è quel Giro che attraversa tutta l’Italia e porta il ciclismo in mezzo alla gente, ai paesi, anche quelli sconosciuti e dà notorietà e che fa conoscere questa meravigliosa Italia.

Il nostro Giro d’Italia di Handbike non può essere da meno, assolutamente no!

Maglia rosa uomini, ma anche maglia rosa donne e maglia bianca per il miglior giovane che partecipa e maglia nera. Si, maglia nera che “premia” anche l’ultimo arrivato della gara. Infatti, per noi, il primo o l’ultimo: tutti devono essere premiati. E su questo ultimo si scatena una vera e propria corsa ad avere l’ambitissima maglia nera. E ancora oggi c’è questa Maglia Nera che il nostro atleta con più difficoltà motorie riesce a vestire. E che orgoglio indossarla! E’ lo stesso orgoglio che prova chi indossa la Maglia Rosa. Tanta fatica, tanto sudore, tanto sforzo.

E quando si dice inclusione, partecipazione questo è il senso di questi termini. Esserci! Essere uno che non molla!

Dopo la prima partenza, in dieci anni abbiamo organizzato 80 tappe in 11 regioni italiane e due tappe a San Marino e una in Svizzera. Tante cose sono successe, tante città abbiamo visto. Tanti ragazzi, tanti atleti, tanti amici si sono avvicinati. Tante biciclette (handbike) sono cambiate, tanti nuovi handbikers oggi corrono nelle tappe del GiroHandbike. Anche il nome in questi anni è cambiato.

Se ci ripensiamo…anche alcuni momenti di tristezza però ci colgono. Alcuni ci lasciano, altri hanno purtroppo difficoltà ancora più grandi, la malattia avanza ma…la vita va avanti e noi anche. Siamo cresciuti, siamo cambiati come gruppo ma non siamo certo cambiati come volontà, anzi…L’essere strutturati, l’esserci evoluti come un gruppo organizzato e preparato ha fatto sì che oggi siamo quasi da “esempio” per altri e noi ne siamo contenti e quasi orgogliosi. Orgogliosi anche che chi si è avvicinato al Giro per ritrovare una “rivincita” sulle difficoltà che la vita gli ha riservato, oggi addirittura si occupa di studiare e creare queste strane e supertecnologiche biciclette.

Oppure chi da ragazzina intimorita, arrabbiata con la vita, scontrosa e oltremodo scorbutica si è resa conto invece delle sue capacità e oggi ha addirittura deciso di cimentarsi non solo nel paraciclismo (l’handbike è una delle specialità del paraciclismo) ma nel paratriathlon. E presto andrà alla sua prima ParaOlimpiade. E ha partecipato ad un mezzo Ironman. Che fa già fatica solo a scriverlo…

E oggi siamo Seo (acronimo di Solution&Event Organization). Ma il GiroHandbike siamo sempre noi, sempre quel gruppo di volontari, di uomini e donne, forse un po’ più capaci di tanti anni fa e sicuramente sempre alla ricerca di sponsor, di Comuni che vogliono avvicinarsi ad una realtà oggi sicuramente riconosciuta ed importante nel mondo sportivo italiano e non solo, quel gruppo che anche personaggi del mondo dello spettacolo hanno riconosciuto e affiancato come testimonial, quel gruppo che inizia a lavorare a gennaio e finisce a dicembre. Da ormai 12 anni. Ma sempre con grande gioia e consapevolezza di essere un grande gruppo apprezzato dai nostri atleti, oggi …amici.

E gli amici/atleti sono i nostri #campionidivita.

Il Giro Handbike, da un’idea di Andrea Leoni condivisa con un gruppo di amici, nasce con l’intento di creare un circuito di gare, secondo la disciplina riservata a persone con handicap, che da subito si è distinto per organizzazione e qualità offrendo agli atleti di concorrere a una classifica finale, così come accade a livello professionistico, avendo la possibilità di vincere e indossare la ‘maglia rosa’. Il Giro Handbike, giunto nel 2021 alla 12esima edizione, si svolge con il patrocinio del C.O.N.I (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), del C.I.P. (Comitato Italiano Paralimpico) e della F.C.I. (Federazione Ciclistica Italiana). Nel 2013 il comitato organizzatore del Giro Handbike (oggi SEO) è stato insignito della medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica in considerazione dell’alto valore sociale oltre che sportivo che la manifestazione riveste.

Lucia Trevisan Consigliere di SEO a.s.d. per la quale segue la parte organizzativa e di controllo con gli Enti Locali, già Vice Presidente Giro d’Italia di Handbike. Componente del board della Cycling Sport Promotion, organizzatrice in Italia dell’unica prova del Women's World Tour di ciclismo femminile; componente Commissione Nazionale Fci dal 2013 al 2020; Giudice di Gara Regionale della FCI; Consigliere del Comitato Regionale Lombardo della FCI; Componente della UEC - Paracycling European Commission per il quadriennio 2021-2025.

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