Pelle su pelle. Parlare di stivale da equitazione è molto di più che parlare di una parte della tenuta regolamentare equestre.
Parlare di stivale da equitazione significa entrare nel rapporto profondo che lega cavallo e cavaliere, un rapporto fatto di fisicità straordinaria, di umori reciproci, di comprensione reciproca. Pelle su pelle, appunto.
Per questo lo stivale diventa un alleato del cavaliere, sua vera seconda pelle con cui parlare al cavallo.
Da quando l’equitazione può vantare memoria, il rapporto tra l’atleta e i suoi stivali si può descrivere come confidenziale, tanto da essere ancora oggi oggetto di rito per molti “big riders”, che si concentrano prima della gara mentre li lucidano.
Se potessimo scendere dalla macchina del tempo in un campo gara ai tempi dei gloriosi Fratelli D’Inzeo, troveremmo un esercito di cavalieri e amazzoni che si portano dietro la sacca degli stivali sopportando il peso delle forme in legno. Li vedremmo faticare per indossarli e soffrire per toglierli in assenza del cavastivali. Impossibile metterli due volte al giorno poi, nonostante i chili di borotalco distribuiti all’interno.
Poi arriva la rivoluzione targata Daniele Parlanti .
Già dalla fine degli Anni’80, Daniele Parlanti, General Manager e Designer dell’omonima azienda, è a bordo campo.
I suoi stivali da equitazione su misura sono già eccellenza made in Italy nota in tutto il mondo. Ma questo non basta. Lui sa che in quel rapporto confidenziale con il cavaliere, lo stivale può fare di più.
Ebbene, la risposta degli atleti è univoca: meno struttura, più morbidezza; maggiore comfort e più sensibilità.
Arriva così una prima intuizione destinata ad essere imitata fino a stravolgere il sistema di produzione mondiale: la cerniera posteriore. Lo stivale, quindi, non è più un pezzo unico e si indossa al volo con un semplice gesto.
Accade nel maggio 1991.
“A quei tempi – ricorda Daniele Parlanti – le cerniere erano un mezzo di riparazione nel caso in cui un cavaliere infortunato fosse costretto a farsi tagliare lo stivale. Mi sono chiesto “perché non inserire la cerniera come elemento fisso di un modello?”. Mese dopo mese, anno dopo anno, ho lavorato per favorire ulteriormente la calzata. La cerniera, infatti, era stata inserita all’interno di una concezione di stivale intero, quindi poteva arrivare solo fino al contrafforte. Modellando quest’ultimo, senza destabilizzare lo stivale, ho potuto far scendere ulteriormente la cerniera e sono riuscito, contemporaneamente, a stringere il punto caviglia. All’inizio qualcuno li guardava con diffidenza. Poi però, una volta provata la novità, nessuno è più tornato indietro”.
Il segreto mai svelato
Da qui in poi, il cammino di Daniele Parlanti mantiene la forza della tradizione, l’energia della ricerca e anche il fascino del mistero. Dal 2003 diventa un made in Italy unico, dalla ricetta segreta e inimitabile.
“La misi a punto venti anni fa. Partendo dalla scelta della materia prima – spiega il designer – ho prediletto la massima qualità sia per l’esterno che per la fodera e ho lavorato con i chimici delle concerie per assicurare allo stivale resistenza e morbidezza. Quando si produce uno stivale da equitazione occorre fare i conti con il contesto in cui esso si utilizza, quindi il sudore del cavallo, la scarsa manutenzione del cavaliere, la sabbia, la pioggia e via dicendo”.
La materia prima, trattata con una ricetta unica, ispira così nuovi modelli supportati da tecniche che garantiscano la resistenza della cerniera, fino ad arrivare all’ultima evoluzione del sistema di chiusura, con bottone a scomparsa inserito nel cursore stesso.
Dalla diffidenza al cambiamento: Daniele Parlanti stravolge il sistema
L’iconico KK Boots, infine, viene presentato nel 2012. Il modello rappresenta quell’infaticabile annosa ricerca volta a soddisfare le esigenze tanto desiderate dal sistema sportivo equestre. Daniele Parlanti trova la formula: materiali di alta qualità che agiscono all’unisono per essere una parte del cavaliere.
“Non fu accettato immediatamente. Me lo aspettavo – testimonia Parlanti – perché sapevo di aver stravolto il concetto dello stivale da equitazione per soddisfare l’esigenza dell’atleta. Ero preparato alla corale rigidità di fronte al cambiamento. Sapevo, però, che il cambiamento fa paura quando non sai che cosa ti aspetta. E come fu per la cerniera, una volta provato, il cambiamento è diventato futuro”.
Il valore aggiunto arriva agli occhi del pubblico nel settembre 2019, in occasione dello Spoga Horse di Colonia (Germania)- il Salone Internazionale degli Sport Equestri. Il designer parte dalla base, nel vero senso della parola e crea un modello KK Boots con suola interamente in gomma targata “Soles by Michelin”. Trasferisce, così, al footwear il know how del “contatto al suolo” degli pneumatici, ideando suole ad alta prestazione sportiva nel settore equestre.
Gli stivali di Daniele Parlanti, distribuiti in tutto il mondo, sono oggi ai piedi di undici medaglie olimpiche e diciassette atleti che hanno calcato l’arena a 5 cerchi.