“Sono un guerriero, un combattente” dice il protagonista Manuel Ernesti in questa molto istruttiva opera di stimolo, soprattutto per i giovani che hanno perso la grinta e la voglia di fare.
Manuel Ernesti è nato ad Ostia nel 1986, in una vecchia caserma dei vigili urbani occupata dalla famiglia con grandi difficoltà economiche. Qualche anno dopo, i suoi genitori riescono a farsi assegnare una casa popolare in un ambiente difficile, dove i ragazzi come lui non hanno alcuna speranza nel futuro e per questa mancanza di prospettive si rifugiano nella vita di strada a volte anche illegale. “Tutto il marcio era accumulato là dentro” commenta.
Le “mani facili” di Manuel Ernesti
Il padre, notando che il figlio fa spesso a pugni con gli altri lo accompagna in palestra, dove Manuel, appena 11enne, si mette in luce praticando la boxe, uno sport considerato da molti “violento”, ma di grande disciplina.
Manuel Ernesti così abbandona la strada per gli allenamenti che lo portano in poco tempo a diventare una punta di diamante della Nazionale Italiana. Ottiene molti traguardi, come i 6 campionati italiani e un Europeo Juniores, 8 medaglie d’Oro internazionali, di cui 3 al Six Nation Cup, capitanando la Nazionale Italiana Juniores per ben tre anni. Purtroppo, poche persone possono permettersi di dedicare una vita a uno sport cosiddetto “secondario” come la boxe che non è sufficiente per mantenere una famiglia. Il coraggioso Manuel non si perde d’animo e, all’età di 27 anni, decide di lasciare la sua più grande passione per dedicarsi al lavoro, accanto alla sorella maggiore, una sua seconda madre, che lo avvicina al mestiere di barbiere.
Barber Ring
Manuel Ernesti non si ferma qui, dopo essersi riscattato come campione di pugilato, e aver sanato, come barbiere e imprenditore di successo, le precedenti difficoltà economiche, inventa un progetto sociale chiamato Barber Ring in cui Manuel insegna sia il mestiere del barbiere che la disciplina dell’arte nobile del pugilato.
Manuel ha capito che entrambe queste attività lo hanno fatto crescere in maniera sana, esercitando sia il corpo che il cervello ed evidentemente anche lo spirito. Un modo per tendere una mano a tutti quei ragazzi che come lui vengono da realtà difficili, li segue, li aiuta e li supporta per fare in modo che si costruiscano un futuro migliore.
Lo schiaffo di un genitore
Commovente e da meditare il racconto degli schiaffi ricevuti dalla madre: “Non c’è nulla che possa essere paragonato allo schiaffo di un genitore” e il grande e grosso Manuel lo dice con le lacrime agli occhi.
La regia
Il regista Alessio Di Cosimo è riuscito a renderci partecipi di questa storia e a dare un grande esempio di come, lavorando sodo, si possa fare strada nella vita; tutt’altro che la faciloneria e l’agognato, da alcuni, divismo come strade facili al successo.
Il film ha vinto il Tutta un’Altra Storia Award di Bologna e Imola