Surya Bonaly e quel salto impossibile a filo di lama

Nel 1998 Surya Bonaly scrive la storia del pattinaggio su ghiaccio eseguendo una figura vietata. Prima di lei nessuna donna aveva provato a fare un backflip all’indietro. Lei lo fa, sfida regole, gravità e pregiudizi. Lo fa e ci riesce perché tra tante principesse, lei è una regina.
Surya Bonaly

Surya Bonaly è un concentrato di energia pura. Lucida e piena di opportunità, come il ghiaccio della pista dove si allena da sempre. La sua è una vita cresciuta a filo di lama: la madre è un’insegnante di pattinaggio artistico e la sua infanzia è passata fra ore con i pattini ai piedi e lunghe maratone davanti la televisione a vedere quelle che chiamano “le principesse di ghiaccio”. Sono sempre state queste le eroine di Surya Bonaly: ragazze bellissime che nel salire in pista e attendere la prima nota sembravano avere l’intero mondo ai loro piedi.
Surya vuole diventare come loro. Il suo è un corpo atletico, forte, i muscoli le guizzano come fulmini sotto la pelle, diverso da quello forse fin troppo aggraziato delle atlete con cui è cresciuta. Surya non solo è forte, è soprattutto coraggiosa e vuole essere velocità pura.

“Prova anche tu!”

A soli dodici anni Surya osserva il tedesco Norbert Schramm compiere un backflip, un salto mortale all’indietro, e atterrare con una semplicità che le fa pensare che sia un qualcosa di semplice da ripetere.
Un gioco da ragazzi, direbbe qualcuno. Per adesso è sicuramente un gioco per uomini; in realtà solo per quei tre che sono stati in grado di “chiuderlo” e atterrare su due piedi. Questo salto è qualcosa d’imprevedibile, oltre che illegale per la comunità sportiva. “Troppo rischioso” dicono. “Impossibile” esclamano. “Prova anche tu” invece consiglia l’allenatore della bambina.
Surya Bonaly non resiste, prova e ci riesce.
La scarica di adrenalina che ne segue è un qualcosa che cercherà di provare di nuovo per tutta la vita. Il mondo della giovane è stato per un secondo a testa in giù, scevro da tutti i dettami che la vorrebbero docile e fragile, è lei qui che ha scritto le regole. Se avesse avuto il corpo di una principessa, probabilmente non ne sarebbe stata in grado. Che si tengano le loro spalle strette.
Surya sa di essere elettricità e vuole dimostrarlo a tutti.

Surya Bonaly

Un nuovo mondo è possibile

Inizia una carriera sportiva che si muove alla velocità della luce. Proprio come piace a lei.
Le sue gare sono costellate di salti difficili e sguardi di sfida verso una giuria che troppo, troppo spesso la penalizza per il suo scegliere salti vietati (ma a lei riescono così bene!) e per il suo muoversi con spavalderia su una pista che la vorrebbe timida e riservata.
Surya invece vuole gridare il suo amore per questo sport cui dedica ogni genere di mossa estrema. Tutto pur di vedersi dimostrato il rispetto che lei sa di meritare. Non succede quasi mai: la sua prima sconfitta avviene ai giochi di Albertiville dove non riesce a chiudere un quadruplo toe-loop e, solo per aver tentato una mossa simile, viene penalizzata e relegata al quarto posto.
La seconda volta è nel 1994 ai Mondiali di Chiba quando osserva, la giapponese Yuka Sato “rubarle” la medaglia d’oro, nonostante tutti la dessero come vincitrice. Possibile che a una regina preferiscano sempre le principesse?
La rabbia è tanta e Surya non vuole sorridere davanti a centinaia di persone facendo finta che quell’argento non sia la dimostrazione ufficiale di quanto la sua sia una presenza scomoda. Non vuole quella medaglia e, fino all’ultimo, si rifiuta di salire sul podio. Solo dopo aver incrociato lo sguardo di sua madre, cambia idea.

Surya Bonaly

Nagano 1998

Ma una scarica elettrica non perde potenza se è messa da parte, semplicemente accumula e accumula energia fino ad esplodere.
Questo è quello che avviene nel 1998 alle Olimpiadi di Nagano.
Surya Bonaly è sul tetto del mondo. La sua presenza lì dimostra come fra i più grandi ci sia un posto anche per lei che, ancora una volta, vuole dimostrare di meritarlo.
Eppure i cinque cerchi sono ingombranti, sembrano chiuderla e sussurrarle di comportarsi bene, almeno per questa volta. Surya vorrebbe farlo, agire secondo le regole e forse avere finalmente la possibilità di sentire il peso di una medaglia d’oro al collo.
Ma, il richiamo della pista è troppo forte, i pattini sono la penna con cui può scrivere il proprio destino. Mentre aspetta che arrivi il suo turno, Surya si guarda nello specchio dello spogliatoio e cerca di trovarcisi. Vede una giovane donna dallo sguardo fiero, i capelli spessi e scuri (in passato li ha tagliati davanti ad una giuria che ha criticato la sua acconciatura) e le spalle larghe abbastanza da proteggerla contro le cattiverie che sembrano inseguire sempre e solo lei.
Accenna un sorriso, uno di quelli che ha visto fare alla televisione dalle sue eroine, ma le sembra forzato, quasi un ghigno. Torna seria, gli occhi cerchiati di trucco che sembrano brillare.
Ecco che si trova davvero: Surya non è fatta per le smancerie, Surya è fatta per essere impavida. E così vuole che sia.

Surya Bonaly

Chi sei?

Surya Bonaly in pista” è l’ultimo legame con il mondo esterno prima della sua trasformazione in regina elettrica. La musica di violino è tagliente come le sue lame e la concentrazione con cui si muove è impossibile da infrangere. Il suo piano è entrato in azione: ha tentato un triplo salto, cambiando la sua coreografia, purtroppo è caduta ma non vuole smettere di sorridere.
Sì perché lì a pattinare non c’è solo l’atleta olimpionica famosa per le sue mosse azzardate, ma anche la bambina dei suoi dodici anni che vuole solo divertirsi. Lei sa che la medaglia ormai è lontana, ma la storia non si lascia scrivere solo con le vittorie, preferisce che siano i coraggiosi a prendere in mano la penna. Surya, con il tempo di un battito di cuore, entra nell’olimpo dei campioni: davanti migliaia di persone salta e fa un backflip, atterrando su un piede solo.
Silenzio. Ce l’ha fatta.
L’arena esplode in un applauso assordante. Surya sorride. Che si tengano le medaglie, lei in quel momento ha toccato il cielo con un dito. O forse una lama; questo le basta.
Ai giochi del 98, Surya Bonaly arriva al decimo posto, punita per essersi divertita troppo in pista. Subito dopo si ritira, con un medagliere che a un occhio poco attento può sembrare sguarnito. Eppure, quando oggi la si vede ancora pattinare, la sua ombra in controluce sembra scrivere parole sul ghiaccio che faticano a sciogliersi.
Pioniera. Audace.

 

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Intrepide

 

Giulia Colasante si affaccia al mondo nell'ultimo anno del secolo scorso, in tempo per sentirne raccontare in diretta, abbastanza per rimanerne incuriosita. Laureata in Filosofia all'Università di Roma Tre, per tentare di capire il futuro che l'attende studia Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione. Che attende lei, ma anche un po' tutti gli altri.

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